V Quaresima: Al sepolcro

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Nella V domenica di Quaresima dell’anno A si legge il brano della risurrezione di Lazzaro: ci lasciamo guidare nella fede da Marta e Maria per vedere anche noi il miracolo della Vita (Gv 11,1-45). Ne riportiamo qui i versetti 17-44.

Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».

Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.

Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero:

«Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».

Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».

Fiducia nell’agire di Dio

«Lazzaro è morto»: dopo qualche giro di parole Gesù dà chiaramente ai suoi discepoli la triste notizia.

A pochi giorni dalla Pasqua, siamo anche noi coinvolti in questo dramma e ci è data occasione per meditare, con onestà e serietà, sulla morte, quel mistero che ci spaventa e che non possiamo sfuggire, e sulla fede, che ha lì il suo banco di prova.

Lazzaro già da quattro giorni sta nel sepolcro, la sua morte è irreparabile, senza strada di ritorno, come ogni morte su questa terra. Ma è proprio qui, nel momento in cui sembra di non poter fare più nulla, che avviene il miracolo. Esso è non tanto o non solo quello di un uomo che esce vivo dalla sua tomba, ma quello di due donne che, immerse nel dolore della morte, continuano ad amare perché continuano a credere.

«Signore, se tu fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto!». Sì, perché quando il Signore ci accompagna ed è presente nella nostra vita, può trasformarla; il nostro Dio, con la sua misteriosa forza, agisce. Per questo preghiamo con fede per la guarigione, per la conversione, per la pace nel mondo e nelle famiglie, per avere luce nelle scelte e siamo certi che Lui c’è, ci ascolta, che tutto può.

Ma Lazzaro è morto e il Signore, proprio in quel momento di sofferenza e di pericolo, era lontano, aveva scelto di rimanere per due giorni nel luogo in cui si trovava. Eppure proprio in questa esperienza di drammatica delusione la fede si compie nella sua verità, perché essa non può essere legata a risultati immediati, all’esito della nostra preghiera. La fede è fiducia nell’agire di Dio, ma soprattutto fiducia in Dio anche quando non sembra agire; è sapere che anche ora, quando tutto sembra perduto, qualunque cosa può rientrare nel suo progetto di amore.

Credere nonostante

Di fronte al mistero del dolore e della morte, di fronte a tutto ciò che non comprendiamo, di fronte al silenzio di Dio, la grandezza della fede si staglia nella sua “ostinata” fiducia, nella forza di dire ancora, dentro l’irreparabile: anche ora so, nonostante tutto credo, che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio e che tutto quel che accade non porta alla morte, perché tu sei la risurrezione e la vita.

Il ritorno di Lazzaro tra i vivi è un segno, l’ultimo nel Vangelo di Giovanni, della divinità di Gesù, che porta vita, amore, novità nella nostra storia ferita. Noi non vedremo mai questo stesso segno realizzarsi sulla terra, ma sostando davanti ai sepolcri che ben conosciamo possiamo invece lasciarci interrogare dal miracolo della fede di queste donne, che si ripete nella vita di molti cristiani, che vorremmo si ripetesse nella nostra.

No, la morte non è l’ostacolo alla fede, non è il più grande motivo per non credere. Marta ci insegna che proprio di fronte alla morte la fede può diventare più forte, più autentica, più sincera, più libera, e aprirci alla dimensione di quella sicura speranza che travalica il tempo e lo spazio, perché la morte, anche la nostra, non sarà l’ultima parola: grazie a Gesù essa è l’ingresso in una vita senza fine.

Lo credo, lo so, Signore.

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