I Avvento: Una veglia pensosa e accorta

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Commento letture anno APrima domenica di Avvento – Anno A

«Andiamo con gioia incontro al Signore» (che viene)…, ci invita a pregare il ritornello del salmo. «Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza», rinforza la richiesta il versetto del Canto al Vangelo. E il Signore non aspetta la nostra buona volontà o i nostri meriti per donarci un altro anno di grazia, condito dalla sua Parola di vita e dall’olio benefico dei segni presenti nei sacramenti e nelle persone umane. Se è sua grazia, ci dia di camminare insieme sostenendoci nella fede fraterna.

Isaia («Il Signore è salvezza») dalla profondità della storia ci invita a iniziare questo cammino di “Av-vento” con una visione profonda sulla realtà, probabilmente raccolta e venerata dai suoi discepoli. Una visione aperta su tempi lunghi, decisivi, definitivi. Sono i tempi ultimi, escatologici. È ogni momento in cui ciascuna persona decide il senso profondo del proprio camminare insieme ai propri compagni di viaggio del villaggio globale. Il punto prospettico di una globalizzazione della speranza attorno a una parola viva, una persona fidata che mai tradirà il suo patto di alleanza.

Il nostro cammino di comune umanità, rafforzata dalla celebrazione della misericordia di Dio, ha bisogno di un punto prospettico di riferimento, per non camminare sì a grandi passi, ma fuori strada. Il Signore erige gratuitamente sul cammino dei popoli un monte altissimo di grazia, dove cielo e terra si possano toccare e trovare senso e accoglienza reciproci.

Verso il centro

Molta gente riflette e sente l’attrazione per qualcosa che unisca verso l’alto, verso il bene, la riconciliazione, il cammino comune nella pace. Non se ne può più di guerre guerreggiate e di guerre tenute ben nascoste ma ugualmente devastanti. Saliamo insieme e verso il centro delle cose, verso l’essenziale e verso ciò che dà significato. E Isaia ci dice ancora oggi che una parola di salvezza sensata ai nostri giorni può venirci solo da fuori, dall’alto. Può venire solo da chi ha la visione del bene d’insieme e può dare un’istruzione (questo è il senso corretto di “legge”) che, mentre parla, realizza fatti di vita e di riconciliazione.

L’umanità avverte istintivamente il bisogno di una parola e del senso di un cammino. YHWH, il Dio che c’è in quanto è per l’uomo e la sua libertà integrale, un Dio dinamico ed estroflesso, bacia cielo e terra, Antico/Primo e Nuovo Testamento. Nel bacio c’è il suo tempio di preghiera per tutti i popoli, a Gerusalemme, dove la terra tocca appunto il cielo. Nel suo bacio c’è il Golgota di Gesù, donatogli dal Padre come calice di salvezza (cf. Gv 18,11). «Io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me» (Gv 12,32). Il tempio e tutta l’area templare abbacinante per lo splendore del marmo approntata da Erode il Grande non saranno punto di incontro tra cielo e terra, né riconversione di armamenti in cammini concreti di giustizia e di pace. La salvezza deve venire da fuori, elaborata e approntata non da deboli e incerte menti umane chiuse nel loro tornaconto egoistico. L’istruzione che cambia cuori, menti, strumenti operativi può “av-venire” solo da un Dio che ha già dimostrato di volere più bene all’uomo che a se stesso…

Un’ora decisiva

È questo che stupisce nel Dio-che-viene. Un Dio che vuole più bene all’uomo che se stesso. In fondo come ogni padre e ogni madre… Come può un genitore portare a lungo la pena nel vedere figli (e gli amici dei figli) che vivono «senza accorgersi di nulla»? Come può un adulto responsabile, una comunità cristiana, una comunità civile accorta a vivere addormentata, dead men walking, sull’orlo del baratro delle guerre, della mancanza di dialogo e di fiducia minimale che faccia compiere passi di riconciliazione e di pace fondata sulla giustizia? Tutti viviamo, in molti sopravviviamo, con “fette di salame sugli occhi”. Il Signore non si stanca oggi di richiamarci con forza: «Svegliatevi, restate svegli e sensibili alle cose, siate avvertiti dove portano certi cammini, rubate qualcosa al sonno per trovare inventive di vita. Tutti facciamo le stesse cose normali della vita e ci arrabattiamo a lavorare, anche se a livelli diversi. Tutti cerchiamo di vivere l’amore che ci colmi la vita. Ma c’è modo e modo di farli. E fin d’ora ognuno realizza una vita più piena e sensata del suo compagno di viaggio. Già ora avviene una differenza, una separazione di sensi. Uno vive e “sa”, l’altro vive/sopravvive e “non” sa».

Oggi è l’ora decisiva che mi viene offerta, una visita/“venuta” che mi riempie di senso. E uno sarà preso nella vita e l’altro, che fa esternamente le stesse cose, sarà lasciato nei suoi angusti orizzonti mortali. In nessun cristiano e in nessuna comunità di cristiani regna il terrorismo e la paura del futuro, atteggiamenti non degni dei discepoli di Gesù.

Oggi è la domenica della veglia pensosa e “accorta”, della vita con gli occhi e il cuore svegli, perché nessun sciacallo rubi il tesoro di una vita, ma perché lo Sposo che “viene” trovi gente “che sa” e sa di sapere l’essenziale. Il futuro definitivo si decide fin da oggi. Oggi sopraggiunge la scelta, è donata dall’alto la vera “istruzione”, “ad-viene” lo Sposo amante dell’umanità.

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