Eva e il serpente

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Delizioso saggio del sessantaquattrenne Silvano Petrosino, docente di Teorie della Comunicazione e Antropologia religiosa all’Università Cattolica di Milano, uno dei migliori interpreti del pensiero di Lévinas e di Derrida.

petrosinoNel dialogo con la più astuta delle creature di Dio, non ancora visto come Satana, Eva avrebbe potuto (e dovuto) prima di tutto difendere se stessa con lucidità e fiducia sui legami che la legano a YHWH e ad Adamo.

«Io sono Eva, avrebbe potuto dire, e non per questo sono nessuno. Ho dei legami con YHWH ed Adamo, sono un parl-essere e ho dei legami – e non solo relazioni – con loro che sono parte costitutiva di me stessa. In terzo luogo, avrebbe potuto aggiungere, grazie a Dio, sono Eva e non Dio, e in quanto Eva esistendo come Eva, sono già “ora” in rapporto con Dio, non ho bisogno di diventare altro, di diventare Dio, per essere ciò che sono e per vivere in rapporto con lui».

L’astuto animale contraffà la condizione di Eva, facendola passare come obiezione e le fa sentire il limite creaturale come menomazione. Il giardino è donato a Eva e ad Adamo perché lo coltivassero e lo custodissero con il lavoro previsto anche per il tempo genesiaco. I due alberi, che creano un po’ di confusione, concorrono invece a far percepire i legami che legavano YHWH, Adamo Eva e la creazione.

Disobbedienza è tendere alla verità come puro sapere senza una fede che riceve. La verità – ammonisce von Balthasar – è la misura dell’essere, ma l’amore è la misura della verità. E il peccato, conclude il grande teologo, consiste nel porre la misura della verità sopra la misura dell’amore.

Il serpente, diavolo, stacca Eva dalla sua singolarità, di unicità rapportata a una pluralità, e viene posta nella solitudine. Ci sono momenti in cui bisogna rispondere personalmente alle situazioni, ma non dimenticando i legami (cioè relazioni volute e custodite) che ci legano agli altri. E, mentre parla col serpente, Eva si trova sola.

La situazione dell’Eden parla in modo attuale anche al nostro tempo, tentato di percepire Dio come qualcuno che è geloso della nostra maggiorità. Dio non scende nel giardino a passeggiare, vive già lì come suo ambiente vitale. Chi scopre la profondità della sua natura di creatura, che sceglie “tutto, ma non tutto”, permette l’esistenza dell’alterità, dello spazio che il desiderio crea provvidenzialmente nell’essere umano senza la volontà arraffatrice di colmarlo con delle cose. (Il duplice accenno al “frutto” identificato con la mela non mi trova d’accordo; il testo biblico non ne parla).

Un bel saggio che, sfruttando le intuizioni di von Rad, Lévinas e Wénin, aiuta a vivere nella gioia la condizione di creatura che, vivendo in profondità la propria identità relazionale, trova Dio già nel profondo di sé.

SILVANO PETROSINO, La donna nel giardino. Che cosa Eva avrebbe potuto dire al serpente (Lampi s.n.), EDB, Bologna 2019, pp. 96, € 8,50, ISBN 978-88-10-56791-3.

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