L’alleanza nei profeti

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Inseriti nel corpo vivo del popolo di Israele, i profeti sono stati le sentinelle di YHWH che ricordavano a tutti, re e sudditi, ricchi e poveri, quali erano i doveri che li legavano al loro Signore dal momento in cui li aveva liberati dalla schiavitù dell’Egitto e aveva stretto con loro un’alleanza/berît che impegnava entrambi i contraenti alla fedeltà e all’onore reciproco.

Profeti e AlleanzaFin dai tempi di Abramo, YHWH aveva stretto un’alleanza con lui e la sua discendenza. Essa aveva la fattispecie giuridica di essere un impegno a preponderanza unilaterale, venendo in tal modo a configurarsi come una promessa di beni per il futuro.

La docente di Esegesi dell’Antico Testamento a Metz offre dapprima un quadro generale dell’istituto teologico-giuridico-spirituale dell’alleanza (pp. 9-44). Alla luce dei trattati di vassallaggio del Medio Oriente antico, Israele ha percepito con chiarezza che il suo Dio, YHWH, era un “signore/padrone/Ba‘al” molto particolare. Egli non cercava di essere servito e adorato come un padrone rispetto ai suoi schiavi, ma offriva un legame di alleanza in cui ognuno dei due partner riteneva la sua dignità e autonomia, con un impegno stretto rapportato a una base giuridica di riferimento imprescindibile e necessario (la Legge). Essa è però fondata ultimamente sull’elezione gratuita di Israele da parte di YHWH come sua proprietà particolare, personale, segullāh.

L’alleanza viene in tal modo a configurarsi in due modalità complementari: alleanza unilaterale/promessa e alleanza bilaterale, che insiste maggiormente sull’impegno richiesto anche a Israele. Dal Deuteronomio fino a tutti i libri profetici l’alleanza viene considerata come la struttura fondamentale che regge il popolo di Israele, assicurandogli vita, libertà, protezione divina, prospettive di bene sempre maggiori. I pericoli più grandi che inficiano l’alleanza sono, da parte del popolo, la dimenticanza dei propri impegni, del bene e della libertà ricevuti da YHWH e la ricerca di altri baalim, signori/padroni/dèi, pensati come elargitori dei beni agricoli, della fecondità, della protezione in guerra.

L’idolatria, la non osservanza del sabato e tutte le altre infrazioni alla Torah mettono in pericolo la continuità del rapporto di alleanza, fino a produrre una rottura che i profeti si impegnano a non rendere ineluttabile e definitiva. Per evitare il fallimento completo della berît, i profeti si servono di un genere letterario particolare, il rîb.

A partire dalla costatazione dei fallimenti e di rottura della berît (pp. 35-44), i profeti predicano e mettono per iscritto dei testi che seguono il modello letterario del rîb. Esso è una disputa giudiziaria extragiudiziale bilaterale (e non un giudizio, mišpaṭ, trilaterale – errore grave quanto frequente commesso nella lettura di questi testi!), dove i due contendenti, legati da un rapporto di alleanza, cercano di ricucire il rapporto infranto o rotto completamente. Per fare questo, la parte lesa ricorre alle denunce circostanziate dei comportamenti sbagliati, al ricordo di una lunga storia comune vissuta fra tante insidie, alle minacce dissuasive e alla promessa di un rinnovamento radicale.

Nel rîb la parte lesa ama il partner, e non cerca solo e tanto di ristabilire la verità, la giustizia e arrivare alla condanna del partner fedifrago, quanto il recupero del rapporto. Le minacce asserite sono dissuasive, intese a evitare il loro accadimento. Testimoni prescelti (cielo, terra, mari e monti) possono essere invocati ad assistere al tentativo del recupero del rapporto ferito e talvolta giunto al fallimento completo. Alla fin fine, il rapporto potrà essere ricostituito solo dal perdono elargito dalla parte lesa, in presenza di un anche minimo segno di resipiscenza da parte del partner (talvolta sembra che YHWH perdoni addirittura prima che il partner si penta, Ez 16,63).

Nei ragionamenti sfruttati dal genere letterario del rîb, il posto principale nelle arringhe profetiche spetta alla metafora nuziale. Inaugurata dal profeta Osea, essa apporta alla tematica la passione amorosa che intride in profondità il rapporto che lega YHWH a Israele. Il marito colpito dell’infedeltà della moglie, divenuta prostituta per il cedimento all’idolatria, la minaccia con tutti i mezzi a sua disposizione (figli compresi) per farla recedere dalle sue vie sbagliate e dai suoi tradimenti che portano solo morte e dissanguamento del vero amore in un rapporto di prostituzione che lascia tristi e a mani vuote.

Il genere letterario del rîb, innestato sulla metafora sponsale, nuziale, è una struttura letterario-teologica fondamentale per comprendere molti testi biblici e per non incappare in errori molto gravi nell’interpretazione di tanti passaggi “forti” nei pronunciamenti di YHWH lì presenti. Minacce e castighi sono sempre dissuasivi, sono preannunciati perché non accadano, e se, alla fine, vengono inflitti pedagogicamente, essi sono moderati, limitati nel tempo, protesi al recupero in “verità” del partner infedele.

Nel c. II (pp. 45-68) l’autrice si dedica alla lettura di testi scelti, i più importanti per la tematica dell’alleanza, considerata alla luce della metafora nuziale e ricercata e custodita attraverso il genere letterario del rîb.

In Gs 24, Giosuè “profeta “convoca il popolo e lo esorta ad osservare un trattato giuridico difficile da onorare. Nell’importante testo di Is 1,2-20 il profeta accusa il popolo del suo comportamento sbagliato, ne mostra le disastrose conseguenze e, dopo una vigorosa requisitoria, lancia un appello alla conversione.

Talvolta il profeta si trova in situazione di impotenza e riceve addirittura da YHWH il divieto di intercedere per il popolo. Ger 11,1-14 denuncia il fatto che Israele ha superato i limiti. Dopo il richiamo alla storia comune fra i partner, si denunciano i complotti orditi dal popolo contro YHWH e la rottura senza appello che ne consegue.

La metafora nuziale di Os 1–3 è il cardine chiave della trattazione sul rîb a favore della restaurazione dell’alleanza considerata come un rapporto nuziale appassionato da recuperare a tutti i costi per il bene della sposa traditrice.

Ger 31,31-34 propone, infine, la prospettiva dell’alleanza rinnovata, in continuità discontinua con quella infranta da Israele. La Legge, riferimento giuridico imprescindibile in un rapporto di alleanza bilaterale, sarà scritta nei cuori. La conoscenza della Legge sarà spontanea e il perdono costituirà il pilastro fondamentale che solo potrà reggere in futuro il rapporto di alleanza ritrovato tra YHWH e Israele (e tutti popoli).

Il linguaggio dell’autrice è piano, didattico ma serrato, senza sbavature. La lunga consuetudine col tema e le tematiche teologiche dell’Antico Testamento e la sua collaborazione pluriennale con il grande esegeta A. Wénin fa di lei una guida sicura e appassionata nella foresta dei testi biblici che, se ben compresi, risuonano nella loro freschezza originaria di testimoni di un amore appassionato esposto alla fragilità ma sempre sorretto, da parte di YHWH, da una fedeltà davvero “a tutta prova”.

ELENA DI PEDE, L’alleanza nei profeti (Studi biblici 89), EDB, Bologna 2019, pp. 80, € 9,00, ISBN 978-88-10-41041-7.

 

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