Yarbro Collins, Commentario al Vangelo di Marco (vol. I)

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copertinaQuesta prima parte del commentario al Vangelo di Marco (Mc 1,1–8,26) riporta la traduzione italiana del volume apparso in una delle più prestigiose collane bibliche mondiali, l’americana “Hermeneia”. Il testo è un’opera di alto valore scientifico, dal taglio strettamente tecnico.

Dopo la lista delle abbreviazioni e la bibliografia (pp. 15-58!), l’autrice – docente ordinaria di critica e interpretazione neotestamentarie all’Università di Yale – nell’introduzione espone i dati riguardanti le questioni generali del secondo Vangelo: l’autore, datazione, genere, interpretazione di Gesù, composizione e struttura, la questione sinottica, l’uditorio e la finalità, la storia dell’interpretazione, il testo di Marco.

«Molti neotestamentaristi reputano che il Vangelo di Marco sia stato scritto da un gentile cristiano sulla base dell’interesse e dell’attenzione che esso manifesta per la missione ai gentili, di un presunto atteggiamento negativo verso la legge giudaica e dalla convinzione che la ignorasse. Non sono tuttavia ragioni cogenti per desumere che l’autore fosse un gentile» (p. 67). La provenienza è romana, probabilmente prima del 70 d.C. (il che spiegherebbe Mc 13,6 «molti verranno nel mio nome» in riferimento a Menachem che iniziò a svolgere un ruolo messianico nel 66 d.C. o, meglio ancora, a Simone, figlio di Giora, che, dopo il 68 o il 69 d.C., si impose come il principale capo messianico nella prima rivolta ebraica contro Roma).

Marco adotta il genere nuovo del «vangelo», quale racconto della «buona novella» incentrato sulla vita, morte e risurrezione di Gesù Cristo. Pur assomigliando al genere delle “vite” greco-romane, non mostra però alcun interesse per le origini, l’educazione e lo sviluppo interiore di Gesù. Per altri è una biografia didascalica (Talbert ne individua cinque tipi), mentre Burridge vede una forte correlazione tra le vite greco-romane e i vangeli e che, pertanto, i vangeli sono vite di Gesù, rappresentando «un sottogenere loro proprio in virtù dei contenuti comuni. Le vite antiche costituiscono la “famiglia” di cui essi fanno parte, in quanto le differenze non sono tanto profonde o significative da impedire che i vangeli appartengano al genere della “vita”» (p. 101).

Yarbro Collins propone questa classificazione del genere biografico dell’antichità basata sulla funzione: 1) biografia di tipo encomiastico; 2) la biografia erudita; 3) la biografia didascalica; 4) la biografia etica; 5) la biografia di intrattenimento; 6) la biografia storica. Il Vangelo di Marco presenta affinità rilevanti con la biografia di tipico didascalico e con le biografie di tipo storico. Una definizione più precisa dipende dalla percezione del lettore, se cioè l’asse portante per Marco sia l’attività e il destino di Gesù o il piano di Dio per il compimento della storia in cui Gesù ha scelto un ruolo decisivo.

Marco potrebbe esser considerato come una monografia storica escatologica, «incentrata sull’attività di una persona eminente. Gesù è il messia giudaico, una figura regale il cui regno è stato reinterpretato in modo da rimuovere l’aspetto militare e trascendere l’abituale contesto politico. Le “imprese memorabili” (praxeis) di Gesù sono l’insegnamento autoritativo, i benefici conseguiti attraverso i miracoli e la sua morte effettiva» (p. 125). Il Vangelo di Marco è simile alla vita di Cesare composta da Plutarco.

L’interpretazione di Gesù in Marco può essere delineata vedendo il taglio scelto per accostarsi alla sua figura: Gesù come profeta, Gesù quale messia, Gesù maestro. La morte di Gesù è presentata, narrata e interpretata in diversi modi. In ogni caso la morte è vista come qualcosa che deve (dei) aver luogo (Mc 8,31), illustrata con la figura del Figlio dell’uomo che soffre per essere trattato con disprezzo, conformemente alla Scrittura (cf. Mc 9,12b). Gesù muore per il bene altrui (Mc 10,35-45).

«In base all’uso di lytron in altri luoghi della LXX è probabile che Marco e il suo uditorio intendessero il “riscatto” offerto da Gesù come un’espiazione compiuta “a favore di” o “al posto di” (anti) molti (…). Il testo sottolinea il carattere volontario della morte di Gesù. La vita non gli è stata tolta, piuttosto egli “è venuto” “per darla”» (p. 183). La morte è voluta da Dio (cf. Mc 14,27, implicitamente inteso nella citazione di Zc 13,7b; cf. anche 14,36, nella preghiera al Getsemani). «Nel resoconto della crocifissione e morte di Gesù non viene fornita un’interpretazione esplicita o trasparente della morte (15,21-39)» (p. 186).

Circa l’uditorio e la finalità del Vangelo di Marco, Yarbro Collins scrive: «Le testimonianze non sono abbastanza forti da condurre con certezza a Roma o Antiochia, ma sono compatibili con entrambe le ambientazioni (e con altre). Quanto alla finalità di Marco, è verosimile che l’autore se ne proponesse più d’una. Fra queste una era riaffermare la messianicità di Gesù e ridefinirla in contrapposizione ai pretendenti messianici durante la guerra giudaica, che cominciò nel 66 d.C.; un’altra era la persecuzione reale o attesa (o entrambe) come discepolato a imitazione di Cristo» (p. 212).

La struttura generale della prima parte del Vangelo di Marco è così descritta dall’autrice: 1,1 Frase introduttiva in funzione di titolo; 1,2-15 Introduzione narrativa. L’inizio della fine come compimento della profezia; 1,16-45 Primi atti potenti di Gesù. La vicinanza del regno; 2,1–3,6 Gesù in conflitto. La legge e il regno; 3,7-35 Gesù, il figlio di Dio, nei rapporto con i demoni, i dodici e la sua famiglia; 4,1-34 Gesù parla in parabole; 4,35–6,6a Epifanie della potenza divina; 6,6b–8,26 Ripresa della proclamazione.

Ogni pericope è tradotta in modo personale, accompagnata da un vasto registro di note filologiche e di critica testuale, una breve analisi letteraria dell’unità, a cui segue l’approfondito commento versetto per versetto. Quattro gli excursus: «Il battesimo di Giovanni» (pp. 258-262), «Il segreto messianico» (pp. 305-309); «La tradizione del figlio dell’uomo» (pp. 330-333); «Storicità di Giuda» (pp. 384-385).

Opera scientifica di assoluto valore, espressione esemplare del metodo esegetico storico-critico, che pone le basi essenziali e imprescindibili per l’ulteriore discussione o per la ricerca che si avvalesse di altri metodi o approcci esegetici (semiotico, narratologico ecc.).

Adela Yarbro Collins, Vangelo di Marco. Edizione italiana a cura di Donatella Zoroddu. Volume I. Introduzione e commento ai capp. 1–8,26, «Commentario Paideia» – Nuovo Testamento 2.I, Paideia, Torino 2018, pp. 640, € 79,00.

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