Una tavola di gentilezza

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C’è una grande tavola nel salotto della famiglia di Lauriana e Stefano, quasi sproporzionata rispetto all’ambiente. Ma il perché è subito spiegato: a pranzo e cena sono veramente in tanti.

Li abbiamo incontrati alla periferia di Bologna, in zona Roveri, padre madre, quattro figli e alcuni amici immigrati. Sì, accolgono immigrati in casa soprattutto nei momenti dei pasti. Dopo l’accoglienza offerta per alcuni anni a persone bisognose nella camera degli ospiti, da un anno sperimentano questo nuovo tipo di vicinanza a quanti si trovano ad incominciare una nuova vita in Italia.

«I nostri amici che vengono dal Mali e dal Gambia – spiega Lauriana – li abbiamo conosciuto al meeting di Rimini lo scorso anno. Ci siamo scambiati i numeri di telefono, sono venuti subito a cena da noi e da allora ci vediamo e sentiamo tutti i giorni. Hanno delle case in cui dormono e alcuni lavorano. Altri sono seguiti dalla Caritas o stanno compiendo progetti di inserimento. Facciamo tutto quello che fa una famiglia: colazione, pranzo, cena insieme, andiamo a fare la spesa, visitiamo Bologna e altre città festeggiamo compleanni, andiamo al cinema e ci scambiamo ricette: io ho insegnato loro a fare la pasta al tonno e loro mi hanno fatto conoscere il riso con la cipolla, il pollo cucinato con  burro d’arachidi».

«Ospitiamo questi nostri amici in una sorta di albergo diurno perché ci piace conoscere persone insolite, troviamo che attraverso queste conoscenze ed esperienze cresciamo entrambi sia noi che loro – ribadisce Stefano –. Non lo troviamo né facile né difficile, per noi è divenuto quasi ordinario ospitare qualcuno».

E i figli come reagiscono a questa insolita realtà? «Quando racconto questa esperienza a scuola – racconta la figlia adolescente Eleonora – tutti si complimentano, ma in realtà pensano a quanto debba essere difficile ospitarli. Quando ci troviamo in autobus parliamo insieme, ma le persone mi guardano male e non capisco il motivo, forse hanno troppi pregiudizi. Devo ammettere che anche io all’inizio ero come loro, ma poi da semplici ospiti sono diventati miei amici e ho imparato ad amarli. Molti di loro mi chiamano sorella e, anche se ho già tre fratelli, sono anche loro sorella e questo mi fa stare veramente bene e mi rende molto fiera».

Bandiogou dice che ora lavora da Burger King, ma vorrebbe fare il calzolaio o suonare, come faceva in Africa, mentre Mohamed ci spiega che fa il meccanico ma che studia due volte a settimana.

«Quando sono arrivato in Italia avevo deciso di scappare appena avrei ottenuto il mio documento, ma ho conosciuto alcune persone italiane, tra cui Lauriana, Stefanio e la nostra famiglia e adesso sto benissimo. Così ho deciso di restare in Italia» racconta Demba.

«Facciamo questo per amore e basta – conclude Lauriana. Una volta Youlsa mi ha chiesto: “Lauriana ma tu dove hai imparato la tua gentilezza?” Allora io gli ho risposto così: “L’ho imparata da Gesù che ha detto ogni volta che avrete fatto una di queste cose ad uno dei miei piccoli lo avrete fatto a me”».

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