La “morte cerebrale” rimessa in questione

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Papa Francesco un mese fa ha parlato di donazione di organi, definendola un «atto di responsabilità sociale» ed «espressione della fraternità universale che lega tra loro tutti gli uomini e le donne». Parlava, il Papa, a 400 volontari dell’Associazione italiana per la donazione di organi, tessuti e cellule (AIDO), riunitesi «in rappresentanza di migliaia di persone che hanno scelto di testimoniare e diffondere i valori della condivisione e della donazione, senza nulla chiedere in cambio».

Subito dopo abbiamo scoperto che esiste una parte di mondo cattolico (o che si autodefinisce tale…) che non accetta la definizione scientifica di “morte cerebrale” e neppure la donazione di organi. A tal punto da organizzare un convegno a Roma il 20 e 21 maggio per dire che la morte cerebrale è «un’invenzione medico-legale». I promotori? La Accademia Giovanni Paolo II per la vita umana e la famiglia, promossa da un gruppo di personaggi tra cui spicca il filosofo Joseph Seifert. Non accettano la nozione di morte cerebrale, dunque mettono in questione i trapianti. Temi non di poco conto.

La «morte cerebrale» – diversa dal coma e dallo stato vegetativo – è una nozione avanzata nel 1968 dalla Harvard Medical School e che è stata successivamente non solo accettata dalle più importanti comunità di neurologi del mondo, ma anche contemplata da un gran numero di legislazioni nazionali. Grazie a studi approfonditi sul funzionamento del cervello e a tecniche diagnostiche sofisticate, si è abbandonato il tradizionale parametro di accertamento della morte, vale a dire l’arresto delle funzioni cardiocircolatorie, a favore del criterio «neurologico», ossia la cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell’encefalo.

Nel 2008 la Pontificia Accademia delle Scienze ha pubblicato un dettagliato studio per ribadire la validità del concetto medico di morte cerebrale, respingendo in maniera argomentate tutte le obiezioni filosofiche. Vi si trova scritto, tra l’altro che «il cervello è il centro ricevente di tutte le esperienze sensorie, cognitive ed emotive e agisce come motore centrale neuronale dell’esistenza. Occorre riconoscere che la cessazione della circolazione al cervello causa la morte».

Una posizione piuttosto diversa in materia viene assunta dal filosofo austriaco Josef Seifert, il quale ha in più occasioni sottolineato le «criticità» legate alla morte cerebrale. Secondo Seifert, la procedura diagnostica che riconosce nella cessazione delle funzioni dell’encefalo la morte dell’individuo sarebbe una «pretesa». In base a  questa prospettiva gli organi verrebbero espiantati da donatori ancora in vita. Si tratta di argomentazioni poco scientifiche, piuttosto filosofiche, e soprattutto mescolano situazioni cliniche molto diverse. Infatti sebbene nella pubblicistica si tenda a confondere, nelle situazioni cliniche  il «coma», lo «stato vegetativo persistente» e lo «stato minimamente cosciente» non possono essere in alcun modo equiparati alla morte cerebrale.

È tuttavia singolare che per attaccare papa Francesco si prenda anche la via di un convegno. Singolare ancora di più se si pensa che una parola definitiva sull’argomento venne proprio da papa Giovanni Paolo II (a cui la nuova Accademia vorrebbe rifarsi), il quale, in occasione del discorso al diciottesimo Congresso internazionale della Società dei trapianti (29 agosto 2000), chiarì che «il recente criterio di accertamento della morte, cioè la cessazione totale e irreversibile di ogni attività encefalica, se applicato scrupolosamente, non appare in contrasto con gli elementi essenziali di una corretta concezione antropologica».

A tutto ciò si aggiungono, poi, i precetti formulati nel Catechismo della Chiesa cattolica, in cui si legge che «la donazione di organi dopo la morte è un atto nobile e meritorio ed è da incoraggiare come manifestazione di generosa solidarietà».

Nel nostro tempo, quindi, ciò che appare davvero rilevante è l’impegno nella promozione di una cultura diversa, fondata sulla donazione e su un autentico amore verso il prossimo.

Per approfondire:

Discorso di papa Giovanni Paolo II al XVIII Congresso internazionale della Società dei trapianti (29 agosto 2000).

Dichiarazione della Pontificia Accademia, «Perché il concetto di morte cerebrale è valido come definizione della morte»; in The Pontifical Academy of Sciences, The Signs of Death, The Proceedings of the Working Group of 11-12 September 2006, Scripta Varia 110, Vatican City 2007.

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