Abusi: il dolore della Chiesa

di:

pazzini

Un agile libretto a tre voci precedute da una preziosa riflessione del card. Parolin, sul tema degli abusi nella Chiesa. È il testo pensato e coordinato da don Francesco Strazzari, redattore di SettimanaNews.

Si comincia con la sincera testimonianza del vescovo emerito di Nanterre, Gérard Daucourt. Nitida e senza reticenze la sua confessione: «Noi, vescovi, dobbiamo riconoscere i nostri errori, le nostre ignoranze, le nostre paure, la nostra incoscienza e accettare che le nostre gravi negligenze siano state percepite, a giusto titolo, come un occultamento e un abbandono delle vittime alla loro sofferenza». Il suo pensiero va alle vittime di abuso: «Resta sempre la nostra responsabilità episcopale riguardo alle vittime… Abbiamo anche riconosciuto la nostra incapacità (o il nostro rifiuto?) di accogliere le sofferenze delle vittime».

Ma il suo pensiero va anche ai colpevoli, agli abusatori. Cosa fare con loro? «Secondo la legge, i pedocriminali sono dei delinquenti. Devono essere arrestati, giudicati e condannati», afferma mons. Daucourt, ma «la Chiesa deve permettere al peccatore di convertirsi e di rivivere dandogli tutto l’aiuto possibile». Si innesta qui il suo racconto sulla nascita della “Piccola Betania”, una casa in cui i sacerdoti che hanno conosciuto fallimenti, infedeltà e ferite, «vivono nella discrezione e nella speranza», aiutati materialmente, psicologicamente e spiritualmente.

La seconda voce del testo è quella di padre Amedeo Cencini. Prima di proporre le sue riflessioni, egli definisce l’intervento del vescovo Daucourt «breve, denso, originale e stimolante».

Da parte sua, padre Cencini offre il suo contributo parlando da formatore e da psicologo/psicoterapeuta. E lo fa toccando alcuni punti nevralgici in ordine alla responsabilità. A partire dalla formazione: «È stata una formazione adeguata e completa? Ha aiutato la persona a fare la verità dentro di sé e poi compiere una scelta davvero libera?… È stata una formazione che è poi continuata nel cammino della vita?».

Sottolinea poi la responsabilità della collettività in ordine a queste derive scandalose, scrivendo che «lo scandalo di pochi è conseguenza della mediocrità di molti. Come vi fosse una segreta complicità tra gruppo e singoli».

Per giungere alla responsabilità nei confronti delle vittime. Una constatazione: «la grande maggioranza dei preti abusatori non ha mai chiesto perdono direttamente alla vittima abusata», mentre «la richiesta di perdono da parte dell’abusatore è dovere di quest’ultimo e diritto dell’abusata».

Quali strade intraprendere per sanare il più possibile la ferita degli abusi? Si deve cominciare – come si sta facendo – con un’“operazione verità”, riconoscendo e denunciando il male e non aspettando che siano “gli altri” (mass-media, opinione pubblica…) a costringerci ad ammettere i fatti. Occorre poi esaminare accuratamente i processi formativi iniziali e permanenti e mostrare la capacità di soffrire con e per la vittima, accettando la vergogna e l’umiliazione per il male compiuto e avendo il coraggio di chiedere pubblicamente e privatamente perdono.

Bisogna creare una cultura dell’antiabuso, ricordando che un clima di generale mediocrità è terreno fertile per il proliferare degli abusi; che un certo modo di esercitare il ministero (autoreferenziale e narcisista) è già in realtà uno “stile abusante”; che bisogna rifuggire dal potere della mediocrità; che, il prete, uomo del sacro, vivendo una relazione asimmetrica che lo pone in partenza in una posizione di superiorità, non deve per questo prevaricare sulla dignità delle persone soprattutto se minori o vulnerabili.

La terza voce del testo, del teologo Andrés Torres Queiruga, sposta l’attenzione “Sulla possibilità del celibato opzionale dei sacerdoti”. Questo il titolo del suo intervento.

Dopo aver analizzato il valore dei voti nella vita religiosa, egli entra specificamente nel tema del celibato in ordine al sacerdozio ministeriale, chiedendosi se «non sarebbe più ragionevole ed evangelicamente conveniente prendere la decisione pastorale di sospendere questa esigenza e ammettere anche l’ordinazione di uomini sposati». Tale questione – precisa Queiruga – non va pensata come «un capriccio individuale» o come un cedimento alla «moda».

Si deve partire dall’affermazione condivisa che «non esiste una connessione intrinseca tra l’esigenza del celibato e l’opzione del sacerdozio ministeriale», per poi domandarsi se, nel contesto odierno, sia opportuno mantenere o no l’obbligo del celibato. Si deve per questo tener conto della storia, della psicologia, della sociologia, senza limitarsi a ripetere la tradizione. In ultima analisi, «la vera questione nell’esigere o no il celibato per il sacerdozio ministeriale consiste in un discernimento pratico-pastorale».

Cosa propone in concreto l’autore? La legittimità e la convenienza di ammettere anche «l’ordinazione di sacerdoti sposati». E si dice convinto che i tempi siano maturi per questo passaggio.

Dicevamo della preziosa prefazione del card. Parolin. Dopo aver dichiarato che «l’abuso sui minori è tra quelle situazioni insostenibili da accettare, ancor più quando a commettere il crimine è una persona che ha fatto del servizio di Dio e del suo popolo una missione di vita», il porporato insiste sul tema della formazione soprattutto in ordine alla maturità umana e psicoaffettiva dei candidati e alla qualità delle relazioni fraterne, perché la piaga dell’abuso è fortemente collegata a personalità disarmoniche, gravemente deficitarie sul piano emotivo e sulla capacità relazionale. Per ribadire che «la maturità umana è l’aspetto centrale, seppur non esclusivo, da prendere oggi in seria considerazione nella valutazione di chi è in cammino vocazionale».

Ecco una breve sintesi dello scritto che il lettore si troverà tra le mani. Poco più di cento pagine che si leggono con vivo interesse e partecipazione. Alla ricerca della verità, nel segno della conversione e della speranza.

  • G. DAUCOURT – A. CENCINI – A. TORRES QUEIRUGA, Il dolore della Chiesa di fronte agli abusi, Prefazione card. Pietro Parolin, Pazzini Editore, Villa Verucchio (RN) 2023, pp. 116, € 13,00, ISBN: 9788862574426.
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