Amoris lætitia: il sorriso della misericordia

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Il documento porta i segni propri della sensibilità di Francesco. Un ampio esame del vissuto familiare con le sue ombre e le sue luci. Per i casi difficili va adottato l’atteggiamento della comunione, dell’accompagnamento, del discernimento, della comprensione, dell’integrazione.

Amoris laetitia chirografo

Chirografo del santo padre Francesco ai vescovi per accompagnare l’esortazione apostolica post-sinodale “Amoris lætitia”, sull’amore nella famiglia, 08/04/2016

Davanti, dentro e dietro il gregge: l’immagine del pastore spesso evocata da papa Francesco nei suoi dialoghi con i presbiteri e i vescovi si adatta bene all’impresa dell’esortazione post-sinodale Amoris lætitia, pubblicata l’8 aprile e firmata il 19 marzo 2016.

Dietro, perché, sul tema della famiglia, non vi è nessun segnale di rottura con la sensibilità pastorale e teologica più tradizionale. Il recupero attento dell’intero patrimonio magisteriale, compresa l’Humanae vitae, e delle voci più prudenti risuonate dentro la duplice assemblea sinodale (2014-2015), non lascia spazio ad alcuna idea di rottamazione del deposito acquisito.

Dentro, perché, nella lunga narrazione (325 numeri, 240 pagine), scorrono le molte preoccupazioni e le molte attese del popolo di Dio e dei suoi pastori in ordine al vissuto familiare di oggi. Con molte ombre, ma anche con le numerose luci.

Davanti, perché la centralità della misericordia, sia per l’immagine di Dio sia per l’indirizzo pastorale, scatena un dinamismo che colloca le norme pratiche su un doppio possibile sviluppo. In senso geografico, perché si affida alle Chiese la responsabilità di dare risposte adeguate ai problemi particolari del proprio ambiente. In senso pastorale, perché le dimensioni del discernimento, dell’integrazione e dell’accompagnamento suggeriscono la giusta interpretazione della normativa morale.

L’interpretazione di Francesco

L’amplissimo materiale dei due sinodi – il riferimento non è solo ai documenti classici di preparazione come i Lineamenta e l’Instrumentum laboris e a tutti i testi interni come le relazioni iniziali e quelle dopo la discussione, i risultati dei lavori di gruppo e la relazione finale con le proposizioni votate, ma anche ai moltissimi contributi che, sul tema della famiglia, hanno inviato le Chiese locali e i soggetti ecclesiali più diversi – si è, infine, condensato in un documento che porta i segni propri della sensibilità di Francesco, della sua esperienza di pastore e della sua sensibilità di pontefice.

La presentazione iniziale e complessiva del documento viola in qualche maniera l’indicazione che l’esortazione condivide con l’Evangelii gaudium, quella cioè di non procedere a «una lettura generale affrettata» (n. 7). La comprensione dell’Amoris lætitia è più vicina all’assimilazione per singoli punti che al giudizio sulla sua struttura complessiva. Ciononostante, emerge dall’insieme il suo tratto più originale: quello di raccontare di nuovo, sul passo dell’intera Chiesa, la bellezza del vangelo della famiglia, la sua immutata suggestione anche nel contesto difficile del post-moderno e della globalizzazione.

«Nello sviluppo del testo, comincerò con un’apertura ispirata alle Sacre Scritture, che conferisca un tono adeguato. A partire da lì considererò la situazione attuale delle famiglie, in ordine a tenere i piedi per terra. Poi ricorderò alcuni elementi essenziali dell’insegnamento della Chiesa circa il matrimonio e la famiglia, per fare spazio così a due capitoli centrali, dedicati all’amore. In seguito, metterò in rilievo alcune vie pastorali che ci orientino a costruire famiglie solide e feconde secondo il piano di Dio, e dedicherò un capitolo all’educazione dei figli. Quindi, mi soffermerò su un invito alla misericordia e al discernimento pastorale davanti a situazioni che non rispondono pienamente a quello che il Signore ci propone, e infine traccerò brevi linee di spiritualità familiare» (n. 6).

I titoli dei nove capitoli qui richiamati sono: Alla luce della Parola; La realtà e le sfide delle famiglie; Lo sguardo rivolto a Gesù: la vocazione della famiglia; L’amore nel matrimonio; L’amore che diventa fecondo; Alcune prospettive pastorali; Rafforzare l’educazione; Accompagnare, discernere e integrare le fragilità; Spiritualità coniugale e familiare.

La Scrittura e il presente

I brani biblici più ampiamente commentati sono il salmo 128 (1-6) e 1Cor 13,4-7. Le molte vicende familiari raccolte nella Scrittura costituiscono, nella loro varietà, un’immagine del Dio creatore e salvatore, un’apertura per comprendere il mistero di Dio. «Il Dio Trinità è comunione di amore e la famiglia è il suo riflesso vivente» (n. 11). Nell’incontro uomo-donna si scopre il «tu» e si supera la solitudine aprendosi alla fecondità, tenendo sempre presente il peso del dolore, del male e della violenza, l’imperativo del lavoro e la grazia del perdono e della tenerezza.

Le sfide e la realtà delle famiglie oggi, che hanno avuto ampio sviluppo nella preparazione e nella discussione sinodale, sono raccolte in alcuni numeri, più come attento elenco che come volontà di sviluppo.

I tratti positivi come la libertà, la condivisione, il riscatto femminile e l’affettività si contrappongono a elementi negativi come l’individualismo, il narcisismo e la cultura del provvisorio.

La grave crisi demografica di alcune aree occidentali si aggiunge alla precarietà e contraddittorietà dell’organizzazione sociale in molte altre con riflessi di grande rilevanza sui bambini, sui disabili e sugli anziani.

Ai rilevanti processi migratori si aggiungono i cambiamenti che interessano la maternità e la paternità. Con due annotazioni che vale la pena riprendere.

La prima è relativa all’autocritica ecclesiale. «Spesso abbiamo presentato il matrimonio in modo tale che il suo fine unitivo, l’invito a crescere nell’amore e l’ideale di aiuto reciproco sono rimasti in ombra per un accento quasi esclusivo posto sul dovere della procreazione» (n. 36). Un ideale astratto che privilegia le questioni dottrinali, «senza motivare l’apertura alla grazia» (n. 37), con un atteggiamento difensivo in cui «sprechiamo le energie pastorali moltiplicando gli attacchi al mondo decadente» (n. 36).

La seconda è relativa all’ideologia del gender, che «prospetta una società senza differenza di sesso e svuota la base antropologica della famiglia». Essa cerca di imporsi «come un pensiero unico» (n. 56).

L’inesauribile bellezza del Vangelo della famiglia

Papa e famiglie

Papa Francesco saluta gli sposi novelli in Piazza San Pietro 30/9/2015 (CNS photo/L’Osservatore Romano)

La visione ecclesiale sulla famiglia e il matrimonio riaccende l’attenzione sui valori dell’amore unitivo, la fecondità, la fedeltà e l’indissolubilità come percorso «verso una piena amicizia con il Signore» (n. 77).

Fra i riferimenti magisteriali si ricordano la Gaudium et spes (Vaticano II), l’Humanae vitae (il cui messaggio «va riscoperto» n. 82), l’Evangelii nuntiandi (Paolo VI), la Gratissimam sane e la Familiaris consortio (Giovanni Paolo II) e la Deus caritas est (Benedetto XVI). Il valore naturale dell’unione fra sposi trova nel sacramento la sua piena dimensione simbolica e di grazia. «Con intima gioia e profonda consolazione, la Chiesa guarda alle famiglie che restano fedeli all’insegnamento del Vangelo, ringraziandole e incoraggiandole per la testimonianza che offrono. Grazie ad esse, infatti, è resa credibile la bellezza del matrimonio indissolubile e fedele per sempre» (n. 86).

I due capitoli centrali sull’amore (“L’amore nel matrimonio”, “L’amore che diventa fecondo”) portano il segno della passione pastorale di papa Francesco e dell’imperativo sinodale di dire in positivo la bellezza e la suggestione dell’interpretazione cristiana dell’amore fecondo.

Il lungo commento al passo paolino (1Cor 13,4-7) raccoglie sia l’altezza dell’ideale e della grazia come anche il senso realistico del limite e delle possibilità. Anche solo l’elenco dei sottotitoli consente di entrare nella dimensione simbolica dell’amore: pazienza, benevolenza, non invidia, non vanto, amabilità, distacco, non violenza, perdono, letizia, scusa, fiducia, speranza e sopportazione.

La carità coniugale «è l’amore che unisce gli sposi, santificato, arricchito e illuminato dalla grazia del sacramento del matrimonio. È un’unione affettiva, spirituale e oblativa, che però raccoglie in sé la tenerezza dell’amicizia e la passione erotica, benché sia in grado di sussistere anche quando i sentimenti e la passione si indebolissero» (n. 120).

Agli elementi positivi e ideali è avvicinato, quasi ad ogni passo, il senso del realismo e della dimensione quotidiana: «non si deve gettare sopra due persone limitate il tremendo peso di dover riprodurre in maniera perfetta l’unione che esiste tra Cristo e la sua Chiesa» (n. 122). Così è proposto il dato istituzionale: «Voglio dire ai giovani che nulla di tutto questo viene pregiudicato quando l’amore assume le modalità dell’istituzione matrimoniale. L’unione trova in tale istituzione il modo di incanalare la sua stabilità e la sua crescita reale e concreta. È vero che l’amore è molto più di un consenso esterno o di una forma di contratto matrimoniale, ma è altrettanto certo che la decisione di dare al matrimonio una configurazione visibile nella società… manifesta la sua rilevanza» (n. 131).

Trasmettere passione

Un amore «senza piacere né passione non è sufficiente a simboleggiare l’unione del cuore umano con Dio» (n. 142). Ma «la maturità giunge in una famiglia quando la vita emotiva dei suoi membri si trasforma in una sensibilità che non domina, né oscura le grandi opzioni e i valori che asseconda la loro libertà, sorge da essa, la arricchisce, la abbellisce e la rende più armoniosa per il bene di tutti» (n. 146). Il tratto pedagogico del testo può essere reso da un paio di fulminanti battute: sul rapporto uomo-donna: «c’è bisogno di liberarsi dall’obbligo di essere uguali» (n. 139); «l’uomo e la donna sono minacciati dall’insaziabilità» (n. 155).

C’è un dinamismo profondo nell’amore che si arricchisce e modifica secondo le stagioni della vita e che si apre alla fecondità.

Il dono del figlio è una partecipazione al mistero della creazione e scatena i sogni migliori.

La positività dell’emancipazione femminile deve fare i conti con la sua genialità propria, mentre va affermato oggi il rilievo della paternità: «Il problema dei nostri giorni non sembra essere più tanto la presenza invadente dei padri, quanto piuttosto la loro assenza, la loro latitanza» (n. 176). Solo così la famiglia si apre alla sua responsabilità sociale e ai legami intergenerazionali.

Sul piano della pastorale, l’invito centrale è quello di trasmettere la gioia che riempie il cuore e la vita del Vangelo della famiglia con l’imperativo di discernere e accompagnare il cammino dei fidanzati e degli sposi. Alla centralità della parrocchia si affiancano i movimenti familiari ed ecclesiali, i religiosi e le altre espressioni della Chiesa. «Bisogna aiutare a scoprire che una crisi superata non porta ad una relazione meno intensa, ma a migliorare, a sedimentare e maturare il vino dell’unione» (n. 232). Vengono qui introdotti alcuni casi difficili o sfidanti (matrimoni interconfessionali, interreligiosi, monoparentali) che verranno più ampiamente ripresi in numeri successivi, impostando da subito l’atteggiamento positivo della comunione, dell’accompagnamento, del discernimento, della comprensione, dell’integrazione.

Apertura dinamica non soluzioni all’uso

I genitori e gli educatori troveranno nel capitolo dedicato all’educazione non solo un conforto, ma anche una sapienza pratica non facilmente recuperabile altrove: dalla saggia combinazione fra cura e non ossessione alla formazione etica e del carattere, dal sapiente sviluppo dell’autonomia e della libertà al realismo delle attese e alla sanzione necessaria, dalla capacità di fare attendere all’attenzione all’ambiente, dai nuovi mezzi informativi alla difesa del pudore. Fino alla trasmissione della fede.

I media, i tradizionalisti e l’opinione pubblica ecclesiale saranno sollecitati dalle risposte circa di casi difficili come i separati, i divorziati risposati, le unioni civili.

Gli atteggiamenti di fondo mi sembrano così riassumibili: non è saggio ricorrere a nuove norme generali assertive; valorizzare il bene presente in ogni condizione; non sottrarsi alla responsabilità del discernimento (dal foro interno per i preti alla responsabilità di indirizzo per i vescovi); integrare è sempre meglio che escludere; la misericordia contiene e valorizza la radicalità evangelica; le norme e la dottrina sono necessarie, ma non esauriscono la vita e il Vangelo. Le unioni di fatto «vanno affrontate in maniera costruttiva, cercando di trasformarle in opportunità di cammino verso la pienezza del matrimonio» (n. 294). «Nessuno può essere condannato per sempre, perché questa non è la logica del Vangelo! Non mi riferisco solo ai divorziati che vivono una nuova unione, ma a tutti in qualunque situazione si trovino» (n. 297). I casi personali non si lasciano catalogare o rinchiudere «in affermazioni troppo rigide, senza lasciare spazio a un adeguato discernimento personale e pastorale» (n. 298), anche se va affermato senza incertezze l’ideale che il Vangelo propone per il matrimonio e la famiglia. Vi sono molti modi per integrare nella comunità uomini e donne ferite, riflettendo sulle «diverse forme di esclusione attualmente praticate in ambito liturgico, pastorale, educativo e istituzionale» (n. 299). Il colloquio pastorale (foro interno) «concorre alla formazione di un giudizio corretto su ciò che ostacola la possibilità di una più piena partecipazione alla vita della Chiesa e sui passi che possono favorirla e farla crescere» (n. 300). «È meschino soffermarsi a considerare solo se l’agire di una persona risponda o meno a una legge o a una norma generale, perché questo non basta a discernere e ad assicurare una piena fedeltà a Dio nell’esistenza concreta di un essere umano» (n. 304).

Una risposta pratica è già stata data circa la facilitazione dei processi di nullità, ma il testo non offre ricette semplificate del tipo: la comunione ai divorziati risposati è consentita. L’insistenza sull’integrazione, sul discernimento, sulla responsabilità pastorale, sulla necessità-limite della legge apre un dinamismo che permette alla Chiesa cattolica di non frantumarsi su temi divisivi per molte confessioni e l’avvio o il riconoscimento di pratiche pastorali accoglienti. «Comprendo coloro che preferiscono una pastorale più rigida che non dia luogo ad alcuna confusione. Ma credo sinceramente che Gesù vuole una Chiesa attenta al bene che lo Spirito sparge n mezzo alla fragilità» (n. 308). La «misericordia non esclude la giustizia e la verità, ma anzitutto dobbiamo dire che la misericordia è la pienezza della giustizia e la manifestazione più luminosa della verità di Dio» (n. 311). Coerenti al valore cristiano della famiglia e alla centralità della misericordia le belle pagine finali sulla spiritualità coniugale e familiare.


Amoris lætitia

Amoris lætitia. Esortazione apostolica sull’amore nella famiglia

Papa Francesco, Amoris lætitia. Esortazione apostolica postsinodale ai vescovi, ai presbiteri e ai diaconi, alle persone consacrate, agli sposi cristiani e a tutti i fedeli laici sull’amore nella famiglia, Collana «Documenti ecclesiali», EDB, Bologna 2016, pp. 240. 9788810113523

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