Bannon, Burke e Viganò: il farfallone e gli zucchetti

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Il card. Raymond Leo Burke si dimette dalla presidenza dell’Istituto Dignitatis Humanae (DHI) e si distanzia da Steve Bannon, ex-consigliere di Trump e grande sostenitore delle forze politiche sovraniste in Europa e in Italia (la Lega di Salvini e l’alleanza con il Movimento cinque stelle).

Un film di troppo

L’ha reso noto in un comunicato il 24 giugno. La rivista LifeSiteNews aveva pubblicato un articolo in cui Burke era indicato come collaboratore di Bannon in un progetto di film basato sul libro di Frederic Martel Sodoma, potere e scandalo in Vaticano dedicato alla corrente omosessuale presente nella Chiesa e in Vaticano.

Il cardinale, firmatario della lettera dei 4 cardinali a critica dell’Amoris laetitia (gli altri tre erano: W. Brandmuller, C. Caffarra e J. Meisner) e notorio oppositore di papa Francesco ha protestato il suo disaccordo dalla valutazione di Bannon relativamente al libro, non condividendo l’idea di farne un riferimento per un film  e distanziandosi  totalmente «da un certo numero di dichiarazioni di Steve Bannon rispetto alla dottrina e alla disciplina della Chiesa cattolica romana».

La cupola tradizionalista che salda la destra cattolica americana al tradizionalismo europeo perde (occasionalmente) uno dei suoi elementi di spicco, così come ha perso nelle nebbie dell’insignificanza la denuncia antipapale di Carlo Maria Viganò apparsa sulla stessa rivista.

Si indebolisce il progetto di formazione delle nuove elites di destra dell’Istituto Dignitatis Humanae nell’abazia di Trisulti (Frosinone) che, secondo il direttore, Benjamin Harnwell, aprirà i battenti nel prossimo autunno.

Singolare dissenso

È singolare che il dissenso fra Burke e Bannon si produca su temi legati alla denuncia dell’omosessualità che è da tempo il cavallo di battaglia per indicare l’insufficienza dell’opera anti-abusi promossa dal pontificato.

Quest’ultima sarebbe insufficiente rispetto allo sradicamento della più pericolosa tolleranza nei confronti dell’omosessualità presente nel clero. In realtà per il politico Bannon (cf. Settimananews) il richiamo all’etica è strumentale rispetto alla politica filo-trumpiana e antierupeista e per il cardinale è subordinata alla volontà di interrompere la spinta della riforma ecclesiale.

Ambedue rimangono ancorati all’affermazione dell’immutabilità assoluta della Chiesa, una sorta di apocalittica compiuta, declinata in funzione strettamente politica. L’affermazione di un ordine autoritario e illiberale è il vero collante fra i diversi tradizionalismi. Dal punto di vista teologico convergono nella negazione dell’universalismo dell’escatologia cristiana. I dissensi interni non nascono da visioni contrastanti quando dalle reciproche rigidità.

Più che di uno scontro si può parlare di una baruffa, ricordando l’aforisma di E. Flaiano: «La funzione è finita. L’organo suona Bach. E il cardinale, ossequiato, riparte in Cadillac».

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