Benedire le unioni omosessuali?

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È pensabile una benedizione liturgica per le unioni omosessuali? L’eventuale benedizione richiede un cambiamento del Catechismo della Chiesa cattolica? Benedire è l’equivalente del sacramento del matrimonio? Le attuali pratiche pastorali per le coppie omosessuali fin dove sono arrivate?

Domande non facili che, rispetto alla chiusura di ogni possibilità finora generalmente praticata, testimoniano, da un lato, la persistenza nella cultura ambientale occidentale della legittimazione dell’unione omosessuale e, dall’altro lato, la possibilità della ricerca da parte della teologia e delle prassi di cura spirituale.

È uscito dall’editrice Pustet (Regensburg – Germania) un volume dal titolo Benediktion von gleichgeschlechtlichen Partnerschaften (Benedizione di coppie dello stesso sesso). Curato da Ewald Volgger e Florian Wegscheider, il testo raccoglie gli atti di un convegno. Ma la ricerca è stata avviata su sollecitazione della Commissione liturgica della Conferenza episcopale austriaca che si è interrogata sui possibili orizzonti futuri. Ne parlano gli autori in un’intervista alla rivista diocesana di Linz, Kirchen Zeitung (ripresa da Kathpress e da La Croix).

Volgger ricorda, da un lato, la chiara posizione negativa del Catechismo (gli atti omosessuali non possono essere approvati e gli omosessuali sono invitati alla castità), dall’altro, il movimento in senso contrario della cultura ambientale (l’attenzione è in particolare all’Austria) e il compito della teologia morale chiamata a verificare e ad elaborare nuovi approcci. Se la benedizione è esclusa in base alle attuali affermazioni magisteriali, questo non impedisce la discussione, anzi la richiede. Tanto più che vi sono vescovi particolarmente attenti e alcuni gesti pastorali assai diffusi, come la benedizione in occasione di san Valentino a tutte le coppie, che possono aprire nuove prospettive.

Una ricerca in Austria

Niente sarà possibile senza uno sviluppo dottrinale. «Non si può fare altrimenti. Ma l’insegnamento relativo all’omosessualità  è ampiamente discusso in tutta Europa, un’apertura che non solo permette la discussione, ma la stimola. C’è anche un certo numero di vescovi che, nell’ambito della morale sulle unioni omosessuali, desiderano un approfondimento». Il cambiamento sarà possibile? «Non lo so – risponde il curatore – ma il mio desiderio sarebbe di averlo al più presto possibile. In ogni caso, dal punto di vista accademico, è da prendere in considerazione». L’eventuale benedizione è equivalente al sacramento?

«No, la benedizione non è un sacramento, non è allo stesso livello del matrimonio. Si tratta, comunque, di un gesto impegnativo allo stesso titolo delle preghiere contenute nel Benedizionale». La relazione stabile fra persone dello stesso sesso non è priva di un riflesso dell’amore di Dio per le persone. Se gli interessati vivono il dono dell’amore reciproco nella lealtà e modellano la propria vita con doni spirituali come la cura reciproca, la pazienza, il perdono ecc. «la loro relazione è anche un’immagine della bontà e della benevolenza di Dio per gli uomini». È quindi qualcosa di più di una semplice benedizione generica e collettiva, come nel caso di san Valentino, perché avrebbe un carattere formale e liturgico ed esprimerebbe un obbligo di cura, di fedeltà e di esclusività.

In Austria il matrimonio omosessuale è stato riconosciuto legalmente nel 2019. Molte Chiese protestanti praticano una benedizione similare dopo discussioni spesso laceranti, mentre la  Chiesa cattolica è nettamente contraria. L’apertura indicata dal volume riaprirà la discussione e i dissensi anche in ambito cattolico e accompagnerà le pratiche pastorali più attente al mondo omosessuale.

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4 Commenti

  1. Lorenzo 6 giugno 2020
  2. Adelmo Li Cauzi 4 giugno 2020
  3. gsimy 1 giugno 2020
  4. CLAUDIO BARGNA 31 maggio 2020

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