Brucia la Chiesa di papa Francesco?

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È ciò che si domanda lo storico Andrea Riccardi nel suo ultimo libro.[1] È vero – mi domando – che una buona parte delle Chiese in Europa occidentale stanno “bruciando”, insieme a quella americana?

Hanno ragione coloro che – a differenza di A. Riccardi – sostengono invece che esse stanno implodendo, come si può leggere in queste ultime settimane nella stampa specializzata? E che dire del “punto morto” in cui, presumibilmente, si troverebbe la Chiesa tedesca per la sua incapacità di lottare contro gli abusi del clero, sia sessuali sia di potere, come ha sostenuto il cardinale R. Marx nella sua lettera di dimissioni, poi non accolta da Francesco?

Come è noto, questa Chiesa sta sperimentando una diminuzione impressionante del numero dei cattolici che pagano la cosiddetta “imposta religiosa” (Steuer), come anche nella frequenza alla messa (circa la metà della popolazione nel 1950 e il 9% nel 2019) e di sacerdoti (17.129 nel 2000 e 12.893 nel 2019).

È anche risaputo che i vescovi e un gruppo rappresentativo del laicato tedesco hanno intrapreso, dal 2019, quello che chiamano il “cammino sinodale” (Synodaler Weg) per diagnosticare e approvare proposte in grado di far fronte alla crisi degli abusi del clero, all’emorragia – a quanto pare – inarrestabile di chi non paga la tassa religiosa e alla mancanza di vocazioni. E che propongono di rivedere il celibato sacerdotale, la dottrina sessuale, il ruolo delle donne nella Chiesa, l’elezione dei vescovi, l’esercizio dell’autorità e un lungo eccetera.

Come è vero che il nervosismo si è impadronito di una buona parte della curia vaticana, e anche di altri episcopati europei e di non pochi gruppi cattolici che aspirano a tornare al secolo XVI, ai tempi del Concilio di Trento o che – nel caso, una parte della Chiesa spagnola e anche di quella basca – sognano di restaurare il nazional-cattolicesimo.

Sorprende soprattutto la diagnosi del card. W. Kasper quando denuncia che il “cammino sinodale” non sta «esaminando i problemi critici alla luce del Vangelo» o, detto altrimenti, «senza avere Cristo come norma». È un modo raffinato per dire che la Chiesa tedesca – ignorando il suo fondamento – si è inoltrata in un percorso scismatico.

Perché – è stata la risposta decisa e ferma – i cattolici tedeschi dovrebbero dimenticarsi di un rapporto con il mondo dettato da un’empatia critica? Perché dovrebbero tornare alle condanne stupide e autoritarie del “mondo” così comuni nei decenni prima del Vaticano II? Com’è possibile che W. Kasper si sia dimenticato che il “mondo”, con le sue conoscenze e i suoi saperi e i suoi modi di vivere, non è un luogo di “perdizione” ma di “incontro con Cristo”?

Questa denuncia – e altre simili – mette in risalto la tentazione alla quale, a quanto pare, non possono sottrarsi coloro che – come nel caso del cardinale – hanno finito per essere “contaminati” dall’autoritarismo e dal patriarcalismo, che, quasi sempre, finisce per prendere il sopravvento in coloro che vivono troppo a lungo nella amministrazione e non sul campo; per quanto lucidi possano essere i loro contributi in altri ambiti.

In definitiva – si è sottolineato nella replica – sono critiche di nostalgici di un tempo che non tornerà mai più e ai quali non rimane altro modo per attirare l’attenzione che citare “il fantasma” dello scisma o della rottura della comunione.

In realtà, sono persone che non ne vogliono sapere di assemblee o di sinodi dei battezzati, nonostante Francesco li abbia resi obbligatori prima di ogni sinodo dei vescovi.

Resta da vedere come sapremo attuare questa direttiva pontificia. Temo molto che, viste le consultazioni che ci sono state in occasione dei precedenti sinodi, non si andrà al di là di un lavoro di abbellimento.

Fortunatamente capita che Francesco abbia “incoraggiato” la Chiesa tedesca a continuare a discutere «in maniera aperta e onesta le questioni sollevate» e a formulare «raccomandazioni che permettano un rinnovamento». Lo ha fatto nell’udienza concessa a G. Bätzing, presidente della Conferenza episcopale tedesca, il 24 giugno. Più ancora, ha chiesto che i contributi del “cammino sinodale” tedesco contribuiscano alla preparazione del sinodo dei vescovi del 2023, da lui stesso convocato.

La Chiesa brucia con papa Bergoglio? Niente di tutto questo. Piuttosto, dà l’impressione di avere troppi “pompieri” che tentano di spegnere l’impulso sinodale da lui stesso messo in atto e sono impegnati a impedire lo smantellamento di una struttura anacronistica, autoritaria e patriarcale.

Forse, proprio per questo, non è il caso di parlare di incendio, di implosione o di “punto morto”, quanto piuttosto del crollo di una fatiscente struttura di governo e di un’organizzazione più somigliante all’Impero Romano che al modello organizzativo sperimentato nei due primi della Chiesa cristiana e che da diversi secoli la ragione chiede di modificare.

Vista così la situazione, è evidente che, nella Chiesa cattolica, abbondi questo genere di “pompieri”, mentre, per gli stessi motivi e con la stessa grinta, sarebbe necessario un maggior numero di “piromani”.


[1] La Chiesa brucia. Crisi e futuro del Cristianesimo, coll. Tempi nuovi, Laterza, Bari 2021, pp. 256, € 20,00, EAN: 9788858144114.

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6 Commenti

  1. Enrico Rivera 8 agosto 2021
  2. Carlo truzzi 20 luglio 2021
  3. Alfredo 14 luglio 2021
  4. Giorgio De Benedittis 13 luglio 2021
  5. Marco Ansalone 13 luglio 2021
  6. Virginia 13 luglio 2021

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