Cechia: fecondità della Chiesa sotterranea

di:

davidek

Caro don Francesco,

ho letto quanto hai scritto riguardo al passato della nostra Chiesa (cf. SettimanaNews: Il vescovo Davidek e le donne prete) ed è stato per me molto interessante. Qui ancora si respira molto la realtà della Chiesa sotterranea.

Soprattutto ora, con il coronavirus, molti amici ci dicono che questo tempo ricorda molto il passato, quando ci si riuniva in pochi, in casa, e si celebrava la S. Messa magari attorno al tavolino del salotto, in modo semplice e il più possibile inosservato, in modo molto familiare.

Al primo lockdown dello scorso aprile, quando dovevamo celebrare la Pasqua in casa, alcuni momenti li abbiamo vissuti proprio ricordando la Chiesa sotterranea: il giovedì santo – ci raccontava padre Tomáš – si riunivano di nascosto attorno a un tavolo con 7 candele accese, leggendo il Vangelo della preghiera di Gesù al Padre, un pezzo alla volta, e ad ogni pezzo si spegneva una candela, finché a conclusione della lettura si entrava con Gesù nella notte della sua Passione, nell’orto del Getsemani.

Proprio ora ci stiamo passando in comunità il libro di Zdeněk Jančařík Ty jsi kněz navěky (Sei sacerdote per sempre), un’intervista all’ormai 88enne Ludmila Javorová (ordinata diaconessa e poi prete dal vescovo Davidek e nominata suo vicario generale). Lo sto leggendo ed è un bel tuffo nella storia di questa donna e della sua vocazione, e nella storia della Chiesa in tempi così duri.

Abbiamo inoltre la testimonianza di padre Jan Kofroň, che a volte viene a celebrare la S. Messa qui da noi. Sacerdote, sposato, con una famiglia e dei figli, è stato ordinato sacerdote nella Chiesa cattolica nel tempo del comunismo.

Finito il comunismo, si è con molta umiltà rimesso nelle mani della Chiesa e della sua decisione. Gli è stato rinnovato il permesso di servire la Chiesa come sacerdote e ora è cappellano in un ospedale psichiatrico e aiuto in una parrocchia a Praga. Una figlia lavora alla Radio Vaticana, la moglie ci aiuta nella traduzione delle opere di s. Giovanni della Croce.

Conosciamo inoltre un altro sacerdote sposato, Václav Ventura, e conosciamo sacerdoti che hanno il papà sacerdote, come Marek Orko Vácha. E sacerdoti della Chiesa clandestina, come Václav Dvořák.

Sappiamo però di sacerdoti sposati che hanno vissuto con dolore questo passaggio e che in loro è rimasta una ferita: hanno servito infatti la Chiesa mettendo a rischio la propria vita durante il comunismo e poi, finito il comunismo, sono stati visti dalla Chiesa stessa forse più con paura o come un problema. Evidentemente non è stato un passaggio semplice.

Altri amici, come Petr Mucha, laico, sposato, catechista presso la chiesa di S. Salvatore con la moglie Adela, danno testimonianza della propria vita di fede in quei tempi. Lui è cresciuto in una famiglia cattolica che ha dovuto vivere la fede di nascosto. Ricorda quando, per confessarsi, doveva incontrarsi con il sacerdote in tram e fare in tram la propria confessione, per non dare all’occhio. Ricorda la S. Messa in casa, tanto che, al suo compleanno tre anni fa, ha voluto celebrare con familiari e amici una S. Messa da noi, proprio in sala, per rivivere lo stile familiare di quando si doveva fare “di nascosto”.

E ora il suo impegno catechetico e di studioso e intellettuale trova le origini proprio in questa ritrovata libertà di fede e ritrovata possibilità di approfondire la propria fede. Accompagna nel percorso di fede numerosi catecumeni e cresimandi ed è anche nel consiglio della casa di spiritualità di Kolin, un centro di spiritualità molto importante per questa realtà, per numerose persone che si avvicinano alla fede o che già camminano lungo i passi della fede.

Grazie inoltre di cuore per il tuo rinnovato sostegno e la tua amicizia.

Per ora le nostre attività sono principalmente online. Abbiamo provato la prima esperienza di meditazione online proprio l’altra sera, e ha superato ogni nostra aspettativa. Ben 75 persone hanno partecipato, e questo ci dice del grande bisogno della gente in questo periodo di sentirsi sostenuta nel cammino della preghiera. Una breve introduzione, poi ognuno è entrato nel silenzio e nella meditazione, lì nella propria stanza, e ci siamo ritrovati davanti allo schermo per la conclusione comune e una piccola condivisione finale.

Un centro molto importante – come già ricordato – è la casa di spiritualità di Kolín, è un riferimento per un gran numero di persone che si avvicinano alla fede o che desiderano essere accompagnate in un cammino di preghiera. Quando ci verrai a trovare, di sicuro ti ci porteremo, intanto ti affidiamo questa realtà nella preghiera, poiché sta attraversando ora un momento di passaggio delicato. Prima infatti era gestita dai gesuiti, ora invece è ufficialmente in mano all’Accademia cristiana di cui è presidente padre Tomáš Halík e, in pratica, si deve formare una piccola comunità di persone che possano continuare il servizio. Noi ora siamo molto coinvolte anche in questo, perché si formi anzitutto quella comunità di persone che possano lavorare insieme per lo stesso fine.

Ti affidiamo, a questo proposito, anche la nascita di un’organizzazione riconosciuta di chi guida gli esercizi spirituali: questo garantirebbe il riconoscimento delle figure che fanno gli esercizi, ma anche la possibilità di offrire a religiosi e laici una formazione indispensabile e riconosciuta.

Poi, sempre online, sono anche le nostre letture. Leggiamo e condividiamo insieme il testo La nube della non conoscenza di un mistico medievale inglese, e poi con un altro gruppo leggiamo le lettere di s. Elisabetta della Trinità.

Abbiamo sospeso le attività con i bambini nel piccolo paesino di Luká in Moravia, e questo ci dispiace, perché la nostra presenza lì ha lo scopo anzitutto di ritessere le relazioni comunitarie dove la storia le ha distrutte portando tanta reciproca paura, diffidenza, distanza tra persone, rifiuto della fede e della Chiesa. Ma speriamo di ritornarci al più presto. In particolare, speriamo di realizzare anche quest’anno i campi estivi, dove possiamo veicolare molti contenuti cristiani, anche senza parlare apertamente del Signore, essendo questi bambini di famiglie atee.

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