Il contributo delle Chiese all’UE

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L’Unione Europea (UE) è forse la più importante iniziativa di cooperazione tra gli Stati dalla fine della seconda guerra mondiale. Come va oggi? Quali strade deve percorrere in futuro l’integrazione europea? Cosa hanno a che fare in tutto ciò la Chiesa e i suoi fedeli?

Per rispondere a questi interrogativi la Conferenza episcopale tedesca ha pubblicato il 15 novembre scorso un documento sull’Europa in prospettiva cattolica che contiene spunti di riflessione sul futuro sviluppo dell’Unione come progetto di pace e democrazia.

Il testo, in 61 pagine, elaborato da esperti del Gruppo episcopale di lavoro per l’Europa, è intitolato Europa ist es wert? (L’Europa vale la pena?) popone e intende offrire impulsi e riflessioni socio-etiche sul ruolo della Chiesa nella società e in Europa.

Il documento è rivolto al grande pubblico. «Siamo convinti – ha dichiarato il vescovo Franz-Josef Overbeck nel presentare il testo – che l’UE può essere un modello per i processi di pace e di democrazia per tutto il mondo. Per riuscirvi, deve, però, rimanere fedele ai suoi valori e principi. Ecco perché l’impegno per l’Europa vale ogni nostro sforzo».

Mons. Overbeck è presidente della Commissione per le questioni sociali ed etiche e delegato della Conferenza episcopale tedesca a Bruxelles presso la Comece (Commissione delle Conferenze episcopali dell’Unione Europea).

I quattro capitoli

Il documento è distribuito in quattro capitoli: nel primo è presentato un ampio panorama dell’attuale situazione dell’Europa circa i cambiamenti epocali in atto e la pandemia del Covid-19 come sfida e banco di prova.

Nel secondo sono proposte delle riflessioni socio-etiche, alla luce della fede e della dottrina sociale della Chiesa, con particolare attenzione all’enciclica di papa Francesco Fratelli tutti.

Il terzo capitolo descrive le attuali prospettive su alcuni temi politici come la democrazia e la coesione sociale.

Il quarto e ultimo, che è come la sintesi di tutto il documento (qui sotto ampiamente ripreso), descrive le prospettive cristiane per un’Europa costruita insieme.

Prospettive cristiane

«L’Unione Europea e i suoi Stati membri si muovono nella convinzione di volere realizzare insieme obiettivi quali «il rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello stato di diritto e del rispetto dei diritti umani», tratti dal loro patrimonio religioso e dalla loro visione del mondo e sanciti come valori fondamentali nel Trattato di Lisbona.

Come Gruppo episcopale di lavoro per l’Europa, condivide questa convinzione. Allo scopo di promuovere il processo di integrazione europea, vogliamo quindi introdurre nel dibattito considerazioni etiche e imprimere un impulso a un contributo cristiano per un ulteriore sviluppo comunitario e un’Europa unita.

L’UE offre un quadro indispensabile per affrontare le sfide attuali in Europa, e anche i problemi globali. Per risolvere le sfide esistenziali che l’Europa e il mondo dovranno affrontare nel 21° secolo è necessaria la cooperazione tra regioni, Stati membri e UE secondo le loro rispettive competenze. Ma le sole strutture politiche e democratiche non bastano per una politica sufficiente circa il clima, le pandemie globali che devono essere risolte con il sostegno di tutti gli interessati. Anche il nuovo mondo della comunicazione digitale richiede un uso giuridicamente regolamentato e costruttivo.

In quanto soggetti politici, l’UE e i suoi Stati membri hanno bisogno del sostegno dei cittadini leali e favorevoli che essi rappresentano. Le Chiese e le comunità a carattere religioso possono offrire un contributo importante: l’UE si basa ancora su una cittadinanza largamente cristiana, ma anche su altre religioni e tradizioni di pensiero. Ciò deve essere percepito come un grande tesoro ideologico dei popoli dell’UE, attraverso il quale vengono promossi l’onestà, l’accettazione, il comportamento leale e l’orientamento al bene comune.

Riferendosi a Jean Monnet, l’Europa dovrebbe contribuire a costruire un mondo migliore. Pertanto, l’integrazione europea non deve essere (erroneamente) intesa come un approccio puramente tecnocratico e statale per la soluzione dei problemi.

Il messaggio cristiano dell’inalienabile e pari dignità di tutti gli esseri umani e delle conseguenze che ne derivano costituisce decisamente un messaggio universale che caratterizza in modo speciale l’Unione Europea. Essa potrà avere successo a lungo termine solo se difenderà la pari dignità di tutte le persone senza compromessi e in stretta cooperazione, compresa la dignità delle generazioni future e di coloro che non vivono in questo continente.

La dottrina sociale cattolica ha ampiamente sviluppato nei suoi principi (persona, solidarietà, sussidiarietà e, da qualche tempo, sempre più la sostenibilità), le conseguenze del comandamento universale cristiano dell’amore per la configurazione delle istituzioni sociali. Questi principi socio-etici sono e rimangono di grande rilevanza per le istituzioni e le politiche europee. È profondamente in linea con l’orientamento globale della tradizione cristiana che l’UE e i popoli dell’Europa si assumano la responsabilità verso tutto il mondo.

Questi principi socio-etici sono e rimarranno di grande rilevanza per le istituzioni e le politiche europee. Se l’UE vuole essere all’altezza del suo patrimonio religioso e ideologico, la solidarietà e la custodia del creato devono essere congiunte con la solidarietà e la sostenibilità globali come modello per l’orientamento internazionale dell’UE e dei suoi Stati membri.

Tutti questi principi non sono dei puri concetti astratti. Il presente contributo ha mostrato che nelle aree tematiche attualmente discusse: (1) democrazia e solidarietà, (2) responsabilità per la creazione, (3) mondo digitale, (4) migrazioni e accoglienza, si possono trarre conclusioni etiche concrete in base ad un atteggiamento guidato e plasmato da questi principi.

Come Gruppo episcopale di lavoro per l’Europa aderiamo alla comune base normativa europea, che per noi cristiani è essenzialmente nutrita di fede in un Dio benevolo, giusto e amorevole. Ciò richiede il coraggio di confrontarsi con le sfide cruciali e di affrontare apertamente e congiuntamente i problemi europei e globali. Ciò implica, per esempio, il coraggio di criticare i deficit nelle politiche in materia di migrazioni e di accoglienza, esigere un maggiore impegno in materia di politica ecologica da parte dell’UE e dei suoi Stati membri e di contrastare risolutamente le minacce allo stato di diritto nell’UE.

In tutto questo sono implicati temi che riguardano più settori politici contemporaneamente. Ne sono esempi il legame del mondo digitale con i problemi riguardanti la democrazia e lo stato di diritto, o il progetto della Commissione europea di utilizzare la sua strategia digitale non solo per influenzare il cambiamento sociale, ma anche per dare un contributo all’impegno ecologico europeo.

In tutti gli ambiti politici devono essere assicurati i diritti umani fondamentali che garantiscono ai singoli diritti inalienabili e pongono così l’individuo al centro di tutte le azioni. I diritti umani fondamentali e le strutture democratiche e costituzionali consentono inoltre alle persone di essere partecipi.

Le Chiese cristiane, e in particolare la Chiesa cattolica, incoraggiano tutti i cittadini europei a impegnarsi per un’UE forte e in grado di operare, perché ciò garantisce il nostro futuro comune di pace, libertà e benessere.

In vista delle prospettive che l’UE si pone come obiettivo, da un punto di vista cristiano, possono essere giustificate tutte e tre le dimensioni citate come esempi: la pace, la libertà e il benessere delle persone, quest’ultimo in vista soprattutto di una maggiore giustizia.

Nei dibattiti e nei confronti europei alla ricerca di equilibri su queste prospettive finali e nella ricerca dell’Europa comune, la Chiesa, in base alla sua autocoscienza e convinzione deve e vuole continuare a servire come costruttrice e mediatrice di ponti religiosi, culturali e ideologici. In questo senso, può e deve contribuire all’unificazione e all’integrazione dell’Europa.

In quanto Chiesa universale e soggetto globale, la Chiesa cattolica può creare una piattaforma per incontri e di scambi con persone di diverse aree culturali. In questo modo può creare importanti legami per la cooperazione e la solidarietà internazionali, attraverso le quali promuovere la conoscenza reciproca, la comprensione vicendevole, il dialogo e la coesistenza oltre i confini nazionali.

Nel nostro impegno europeo, siamo convinti e riconosciamo che la nostra attenzione nei confronti dell’UE è ampiamente sostenuta anche da persone di altre confessioni e da un vasto pubblico laico. Chi perciò esclude altre religioni e visioni del mondo con il pretesto che il successo dell’UE è essenzialmente legato a un “Occidente cristiano” religiosamente omogeneo, ai nostri occhi non solo misconosce il carattere inclusivo e qualificante del cristianesimo, ma ignora anche la ricchezza della diversità religiosa e ideologica storicamente sviluppatasi che caratterizza ancora oggi il continente europeo.

La descrizione positiva di una «cultura dell’Occidente» deve quindi riferirsi a ciò che unisce il progetto comune di pace e di democrazia dell’Europa, che comprende soprattutto i diritti umani e la democrazia, ma anche lo stato di diritto e la sicurezza giuridica.

Su questa base è possibile sviluppare il progetto di un’Europa di pace e di democrazia, in modo sostenibile e costruttivo, nella fiducia reciproca tra l’UE, gli Stati membri, la società civile e i diversi gruppi religiosi. Questo obiettivo comune merita ogni sforzo da parte nostra».

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