Le “false” chiese in Arabia Saudita

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Dopo ogni visita di un esponente religioso cristiano viene sempre lanciata al mondo intero la notizia che il Regno dell’Arabia Saudita gli ha offerto un terreno o una chiesa.

I fatti

Circa tre anni fa il vescovo copto ortodosso Marcos visitò l’Arabia Saudita. Mantenne il suo vestito episcopale e si muoveva con una macchina diplomatica dell’ambasciata egiziana a Riyad. Subito dopo la sua visita fu pubbicato in tutti i giornali che il Governo saudita gli aveva dato il terreno per una chiesa copto-ortodossa. Non si sa dove esattamente fosse questo terreno. Ma tutto finì lì.

Recentemente il patriarca maronita Mar Bechara Boutros Rai è stato invitato dal re dell’Arabia Saudita. È stato ricevuto dal re, dal principe ereditario, il famoso MBS (Mouhammad Bin Salman), e da vari ministri. Si è trattato, più che altro, di una visita che interessava al Governo saudita per motivi politici. Immancabilmente, dopo la sua visita, fece il giro del mondo la notizia che una chiesa di 900 anni era stata offerta al patriarca e che il Governo l’avrebbe prima restaurata.

La recentissima visita del card. Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, è stata un’altra occasione per lanciare la solita notizia falsa sulla concessione di una chiesa al cardinale della Chiesa cattolica. Questa notizia è stata addirittura confermata dalla foto del cardinale mentre firma un accordo con la Lega islamica mondiale. È fatta! Si è trattato di un accordo per avere una chiesa; finalmente l’Arabia Saudita ha concesso un luogo pubblico di culto alla Chiesa cattolica: grande esultanza! Ma non c’è niente di vero.

Non escludo che si tratti di notizie false lanciate da musulmani per provocare i musulmani contro i cristiani che vivono in Arabia Saudita. Ci sono stati anche in passato tentativi in questo senso. Come quel gruppo di 27 libanesi cattolici scoperti mentre pregavano insieme il 15 agosto di due anni fa. Non era vero niente. Qualcuno era interessato a creare tensioni fra cristiani e musulmani.

I motivi

Perché non può essere vera una notizia sul dono di chiese?

Il 10 aprile scorso MBS ha invitato presso la sua residenza a Parigi i rappresentanti dei culti in Francia per uno scambio di idee. Alla fine non c’è sta nessuna foto ricordo.

Per la Chiesa cattolica era presente Denis Jachiet, vescovo ausiliare di Parigi. C’era poi il rappresentante degli ebrei (il grand Rabbino di Francia, Haim Korsia), dei protestanti (François Clavairoly, presidente della Federazione protestante) e degli ortodossi (l’archimandrita Maximos Pafilis, in assenza di Emmanuel Adamakis).

L’incontro è durato una ventina di minuti. MBS ha invitato questi rappresentanti a parlare liberamente, dopo aver sottolineato che «noi preghiamo lo stesso Dio, quello di Abramo» e che lui incoraggiava la libertà religiosa e il dialogo con le altre religioni in Arabia Saudita e nel mondo, insistendo sui pericoli dell’“uso politico” delle religioni da parte degli estremisti.

Mons. Jachiet e Haim Korsia hanno chiesto che si aprano dei luoghi di culto in Arabia Saudita per i non musulmani. MBS non ha fatto aperture significative e ha ricordato il “dogma” secondo cui l’Arabia Saudita è una “terra santa” e non può essere profanata dalla costruzione di luoghi di culto non islamici. Ha ricordato anche il solito paragone con il Vaticano: «Noi apriremo una chiesa in Arabia Saudita quando potremo avere una moschea in Vaticano», dimenticando che a Roma esiste la più grande moschea d’Europa e il fatto che il Vaticano è, per i cattolici, l’equivalente del “Palazzo reale” piuttosto che la terra dell’Arabia Saudita nel suo complesso.

Ricondotto di nuovo su questo argomento, MBS ha ammesso che la vera difficoltà era più politica che religiosa: erigere una chiesa in Arabia Saudita “provocherebbe” i fondamentalisti e ci sarebbe il rischio di una “guerra”. Tuttavia, ha invitato i presenti ad andare in Arabia Saudita dicendo loro che potevano esercitare il loro culto ma non in un luogo religioso apposito. A mons. Jachiet che gli ha chiesto con franchezza se lui può veramente celebrare la messa in Arabia Saudita senza avere noie, MBS ha risposto che ciò era possibile.

La visita del card. Tauran è avvenuta come conseguenza della visita, verificatasi per la prima volta nella storia, del Segretario generale della Lega islamica mondiale, Mouhammad Abdel Karim Al-‘Issa, al papa e al Vaticano nel settembre 2017.

Nel febbraio 2018 il vescovo Camillo Ballin, vicario apostolico di Bahrain, Kuwait, Qatar e Arabia Saudita, ha fatto visita a Riyad al Segretario generale della Lega mondiale islamica. È stato ricevuto con una fraternità straordinaria e il Segretario generale ha chiesto a mons. Ballin di poter avere un’udienza da papa Benedetto XVI e di accompagnarlo in questa visita.

La foto fece il giro del mondo perché mostrava il card. Tauran mentre firmava un accordo. Creduta come un’intesa per avere una chiesa, quella firma riguardava solo un accordo di cooperazione tra la Lega islamica mondiale e la Santa Sede sulla formazione di una commissione mista permanente di lavoro. Il cardinale ha avuto incontri con le più alte autorità politiche saudite ma non con il Mufti del Regno né con gli Ulemà.

La delegazione del Vaticano aveva accettato la visita ponendo come condizione la possibilità di incontrare la comunità cristiana. Infatti, sua eminenza poté celebrare con i cattolici nell’ambasciata francese e in quella britannica. L’entusiasmo dei fedeli è stato oltre ogni immaginazione, il cardinale stesso era «visibilmente commosso».

C’è ancora molta strada da fare. Il Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso ha una missione assai impegnativa, sperando che, nel frattempo, non intervengano intoppi che blocchino il cammino magari per anni.

Tutta la storia, compreso il dialogo interreligioso in Arabia Saudita, non è nelle nostre mani, ma in quelle di Dio.

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