Germania: del buon uso delle parole

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scisma

Per riferimento alla Chiesa cattolica tedesca, a livello di informazione internazionale, ricorre sempre più di frequente il cliché dello “scisma” – sul quale soffiano anche voci interne all’episcopato che non vedono di buon occhio il Cammino sinodale intrapreso dal cattolicesimo locale.

Tutto rafforzato dalla suggestione storica di essere la patria di Lutero, come se questo implicasse una tendenza scismatica quasi iscritta nei geni della fede, da un lato, e confezionando ad arte riprese parziali di prese di posizione da parte di vescovi, gruppi teologici o preti, dall’altro. Come se il recente responsum della Congregazione per la dottrina della fede sulla benedizione delle coppie dello stesso sesso avesse generato indignazione solo lì, o che solo in Germania questo sarebbe l’indice della nascita di una nuova Chiesa staccata da Roma.

Celando poi sotto nomi politicamente corretti lo scisma latente messo in campo dal cattolicesimo conservatore statunitense, e da tutti i rigagnoli sparsi per il mondo generosamente finanziati da quella fonte: dove continuamente si propone una Chiesa alternativa a quella che sta sotto il ministero di Pietro.

In questo pout-pourri mediatico e compiacente, si scambiano tendenze decennali di uscita dal sostegno fiscale pubblico alle Chiese (cattolica ed evangelica) con l’indice odierno di una disponibilità scismatica del cattolicesimo locale. Di creare un’altra Chiesa, in questo momento, proprio nessuno ha le forze in Germania: non la corporazione teologica, non le associazioni laicali, e nemmeno i vescovi. Molto probabilmente, nessuno ne ha tra l’altro neanche una grande voglia.

La Chiesa tedesca è semplicemente un punto di evidenza del fatto che fare dello stallo la strategia pastorale e culturale principe della Chiesa cattolica significa destinarsi al fallimento. Il mondo cattolico e la sua Chiesa sono troppo occupati con sé stessi per accorgersi che tutti i nostri riferimenti sono diventati irrilevanti al vissuto delle persone.

Il Cammino sinodale tedesco, insieme a indubbi pregi, ha anche il limite di essere l’ulteriore tentativo di un cattolicesimo indaffarato unicamente con se stesso, e così affascinato dalle sirene di un mondo esterno (che non esiste più) che si sarebbe finalmente liberato da tutti gli inghippi che ingombrano la casetta cattolica. Salvo tenere ben fermo il piede in essa, a tutela dai molti perigli che la navigazione in mare aperto porta con sé. Di scismatico in tutto questo non c’è proprio nulla.

Fratelli (e sorelle) quasi gemelli dell’opposto americano, solo un po’ più fedeli e devoti verso il papa – e meno abituati di loro a quell’indipendenza economica che è la vera base per ogni possibile scisma, salvo vederla ribaltata immediatamente nel giogo di un nuovo asservimento. Mettere mano oggi a uno scisma, significa solo cambiare padrone.

Meglio tenersi il più liberale, quello che ti garantisce lo stipendio e ti lascia sbandierare senza troppi problemi il tuo dissenso – e questo, ai nostri giorni, sta di casa proprio a Roma. Il cattolicesimo avanzato del ceto teologico tedesco più di questo non sembra capace di fare. I semplici fedeli prendono la porta di uscita, magari sbattendosi un po’ di polvere dai loro calzari, e si occupano delle loro biografie risparmiando qualche denaro. I vescovi si barcamenano come possono, senza grandi lampi di genio – e certamente non si devono attendere da loro gesti di impavido coraggio.

Magari avessimo qualcuno che fosse in grado di organizzare oggi uno scisma degno di questo nome, come quello di Lutero per intenderci: farebbe bene alla Chiesa tutta – ma i tempi sono grami anche su questo versante.

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Un commento

  1. Adelmo li Cauzi 30 marzo 2021

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