Irlanda: i “bastardi” e la vergogna

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figli illegittimi

Il 12 gennaio 2021 una commissione di inchiesta governativa ha reso pubblico un rapporto sulle istituzioni per le ragazze-madri, spesso rette da suore e preti, denunciando risultati sconvolgenti.

Nelle 18 istituzioni esaminate negli anni fra il 1922 e il 1998 sarebbero morti 9.000 bambini per denutrizione e scarse cure mediche. Con un tasso di mortalità doppia rispetto al paese. In una sola di queste, a Tuam, sarebbero morti 978 bambini. Nell’insieme le ragazze-madri interessate sarebbero state 56.000 e i bambini 57.000. Erano i luoghi dove venivano indirizzate le donne incinte e non sposate, per evitare la vergogna di un figlio “bastardo”.

Il panorama non è completo, visto che le istituzioni interessate erano 180, inquadrate in un sistema dove stato e Chiesa lavoravano insieme per difendere la morale pubblica. Segnate dalla disapprovazione generale, queste donne erano costrette a fuggire dalla famiglia ricevendo rifugio nei centri.

Il primo ministro, Michael Martin ha parlato di «gravi carenze da parte dello stato e della società» e di una «cultura misogena pluridecennale in Irlanda», constatando l’amara verità di una «intera società complice».

Il documento parla di un livello spaventoso di mortalità infantile in luoghi che non solo non hanno salvato la vita dei bambini illegittimi ma hanno significativamente ridotto le loro prospettive di sopravvivenza. Nel rapporto si ammette che «la Chiesa cattolica non ha inventato da sé le attitudini nei confronti dei matrimoni o della responsabilità familiare» ma ha contribuito «a rafforzare (l’atteggiamento verso le ragazze madri) con insegnamenti che sottolineavano l’importanza della verginità prima del matrimonio e i pericoli sessuali legati alla pratica del ballo, ai vestiti impudichi, ai bagni misti e ad altri luoghi di “tentazione”». Senza dimenticare «le prediche in chiesa denuncianti l’immoralità sessuale e i mali della società moderna».

9.000 bambini morti

Il caso più studiato è quello di Tuam, retto dalle suore del Buon Soccorso. Grazie alla scoperta occasionale di ossa attorno all’istituzione, ormai dismessa, nel 1975 è partito un lungo lavoro di ricerca ad opera di Catherine Corless che ha via via recuperato i nomi dei bambini morti e non sepolti. Solo dopo il 2012 si è avuto la certezza di una fossa comune che coincideva con la fossa fognaria dove giacevano centinaia di resti di bambini.

La scoperta di altri siti similari ha alimentato un’attenzione divenuta generale e la scoperta di gravi disfunzioni come il sequestro dei bambini dalle madri naturali, la loro denutrizione, il mercato delle adozioni (particolarmente verso gli Stati Uniti), il pagamento delle rette anche dopo la morte dei bimbi o dopo la loro adozione.

Nel 2015–2017 si è avviata una commissione di inchiesta governativa. Essa ha confermato che i resti umani non risalivano, come alcuni sostenevano, alla grande crisi alimentare del XIX secolo, ma erano databili nel decenni del ’900. Un orrore giustificato da una mentalità retriva che rimonta ai costumi gaelici e che era accettata dall’insieme della società.

Per una Chiesa già segnata nei primi lustri del secolo da oltre 1.300 denunce di abusi riguardanti 500 preti di 26 diocesi, fatta oggetto di una severissima lettera di Benedetto XVI nel 2010 e della dolorosa ammissione di papa Francesco nel viaggio del 2018 circa il «fallimento delle autorità ecclesiastiche… nell’affrontare adeguatamente questi crimini ripugnanti» si è trattato di una vera mazzata.

L’arcivescovo di Armagh, Eamon Martin, non si è tirato indietro, giudicando angosciante il documento. Ha ammesso che la Chiesa «faceva parte di una cultura in cui le persone venivano spesso stigmatizzate, giudicate e respinte… Per questo, per il prolungato dolore e l’angoscia emotiva procurata, chiedo scusa senza riserve ai sopravvissuti e a tutti coloro che sono personalmente colpiti dalla realtà scoperta».

«Memori del Vangelo di Gesù Cristo che ci chiama a proteggere la vita e la dignità e a trattare tutti – specialmente i bambini e tutti coloro che sono vulnerabili – con amore, compassione e misericordia, credo che la Chiesa debba continuare a riconoscere davanti al Signore e prima di altri, la sua responsabilità nel sostenere quella che il rapporto descrive come “un’atmosfera dura, fredda e indifferente”».

La  parte oscura

«Il rapporto aiuta ad aprire ulteriormente quella che per molti anni è stata una parte nascosta della nostra storia condivisa e mette a nudo la cultura dell’isolamento, della segretezza, dell’ostracismo sociale che hanno dovuto affrontare le ragazze madri e i loro figli in questo paese». «Insieme dobbiamo chiederci: com’è potuto accadere? Dobbiamo identificare, accettare e rispondere alle questioni più ampie sollevate dal rapporto sul nostro passato. Soprattutto dobbiamo continuare a trovare modi per raggiungere coloro le cui testimonianze personali sono al centro del rapporto. Esse hanno mostrato la giusta determinazione nel portare alla luce questo capitolo oscuro della Chiesa e della società».

Marie Collins, ex membro della Commissione pontificia per la protezione dei minori, ha detto: «Le donne e le ragazze hanno patito tutta la forza della condanna e della denigrazione della Chiesa cattolica». Ricordando contestualmente che «per ogni madre celibe c’era pure un padre! E lui non ha subìto denunce all’altare (secondo il rito gaelico) e non è stato trattato come qualcosa di sudicio da parte delle “suorine”».

Il gesuita p. Leon O’Giollain sottolinea: «È un rapporto molto severo, ma bisogna accettare la verità, così com’è».

Di momento catartico parla un parroco delle periferia di Dublino, p. Joe McDonald. In un testo del 2017 (Perché la Chiesa irlandese merita di morire) ricordava che è necessario affrontare la questione del perché e delle ragioni, senza la quale i problemi non saranno mai affrontati e risolti davvero.

Un altro prete, Brendan Hoban, testimoniava già tre anni fa della scoraggiante emarginazione del clero dalla cultura oggi condivisa: «Destinatari di una valanga di critiche e biasimo da parete dei media, bersagli costanti di risentimento, spesso insultati e disprezzati, gli ultimi preti in Irlanda sono una “tribù perduta”, in difficoltà davanti all’isolamento, alla malattia e alle tante limitazioni dell’età avanzata».

Le suore e le scuse

E le suore? Quelle del Buon Soccorso, direttamente implicate nel caso Tuam, hanno contribuito economicamente alle ricerche, esprimendo in una dichiarazione pubblica il rammarico, il dolore e la richiesta di perdono. Riconoscono che il rapporto denuncia giustamente l’offesa alla dignità umana per molte donne e bambini e ammettono: «Quando gestivamo l’istituto (1925–1961) non eravamo all’altezza della nostra fede. Non siamo riuscite a rispettare la dignità profonda delle donne e dei bambini ospitati.

Non siamo riuscite a dare loro la compassione di cui avevano bisogno. Riconosciamo in particolare che i neonati e i bambini morti nella casa sono stati seppelliti in modo inaccettabile e offensivo. Per tutto questo siamo profondamente dispiaciute. Offriamo le nostre sincere scuse a tutte le donne e i bambini dell’istituzione, alle loro famiglie e alle persone dell’intero paese… Ci auguriamo che noi, la nostra Chiesa e il nostro paese possiamo imparare da questa storia».

Il cambiamento culturale e politico del paese è visibile nel voto largamente  maggioritario sul referendum circa i matrimoni gay nel 2015 e in quello a favore dell’aborto nel 2018.

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2 Commenti

  1. Giovanni Di Simone 7 febbraio 2021
  2. Fabio Mirandola 6 febbraio 2021

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