Mons. Wilmer: quello che ci sostiene

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libro heiner

Ci sono così tanti diversi uomini e donne in cammino, tutti con una passione per la Chiesa e una forte volontà. Tutti cercano una risposta alla domanda: come possiamo vivere il messaggio di Gesù, che libera e sorregge?

Il vescovo di Hildesheim, ed ex superiore generale dei dehoniani, mons. Heiner Wilmer ha scritto il suo nuovo libro quando la pandemia di coronavirus ha raggiunto in Germania e nel mondo il suo picco. È intitolato “TRÄGT” – (cosa ci) “Sostiene” – e ha come sottotitolo: “L’arte di credere nella speranza e nell’amore”.

In realtà, egli aveva in programma di pubblicare il suo prossimo libro in un’altra occasione. Soltanto tra qualche anno avrebbe dovuto apparire il suo nuovo lavoro con il titolo: “Su cosa si basa l’essenza del cristianesimo?”.

“Tutti noi abbiamo sentito che il coronavirus ci toglie il terreno sotto i piedi. I grandi interrogativi che si pongono sono: che cosa mi sosterrà se mi vien meno il terreno dove poggio, se cado, se non riesco a rialzarmi o tornare indietro, ma anche se tutto va bene e il sole splende?”.

Il libro è diviso in tre parti: che cosa è importante, che cosa ci preme?: cosa ci sostiene. chi ci sostiene?” Wilmer afferma di aver sentito chiedere di fronte alle paure e alle restrizioni: dove è la Chiesa, dove sono i vescovi? . “Io volevo perciò essere una voce umile che offre un aiuto ricavandolo dal grande tesoro della Chiesa”.

Nonostante questa domanda critica alle Chiese, ha affermato, esse non si sono tirate indietro durante il lockdown, come talvolta è stato loro rimproverato. In relazione alle celebrazioni liturgiche che sono venute meno si è detto convinto che “non possiamo proclamare la vita e nello stesso tempo mettere in pericolo la vita”. Ha ricordato le molte “meravigliose iniziative” come le messe in streaming, i gruppi liturgici WhatsApp, gli impulsi per le chiese domestiche, le offerte caritative come i servizi per le spese o la pastorale mediante il telefono.

Le chiese, ha sottolineato, hanno visto i bisogni della gente: “Abbiamo notato l’enorme carico che le famiglie e i bambini dovevano portare. Abbiamo visto le preoccupazioni economiche dei lavoratori e datori di lavoro. Ma era tutto così nuovo tanto che all’inizio non ne abbiamo parlato sul piano federale”.

Oggi la Chiesa sta prendendo chiaramente posizione, ad esempio sul fatto che le persone devono muoiono sole: “A questo riguardo sono accadute cose drammatiche, e ciò non si può accettare! Nelle residenze per anziani abbiamo bisogno di un nuovo modo di pensare e di corrispondenti idee di protezione in modo che gli ospiti a lungo termine e i loro famigliari possano incontrarsi non solo a distanza”.

È importante risolvere il paradosso che la troppa vicinanza può uccidere, ma che l’assenza di ogni vicinanza a volte fa morire.

In questi ultimi tempi in Germania è proseguito il “cammino sinodale”. Gli argomenti riguardano il potere e la separazione dei poteri nella Chiesa, la morale sessuale della Chiesa, il celibato dei preti e le donne nei servizi e ministeri della Chiesa. Anche a questo riguardo è dovuto al coronavirus se ci sono state molte conferenze regionali anziché un ulteriore incontro a livello federale. Per il vescovo Wilmer, questa decisione ha costituito un “passo eccellente”. Nei piccoli gruppi è stato più facile l’approccio personale e più semplice lo scambio delle idee, tutti sono stati ascoltati. “Personalmente ho trovato questo modo molto collaborativo”.

A suo parere il cammino che attende la chiesa tedesca è complesso. Ma, ha sottolineato, “sono sicuro che riusciremo ad andare avanti. È già fantastico trovarci insieme. Ci sono così tanti diversi uomini e donne in cammino, tutti con una passione per la Chiesa e una forte volontà. Tutti cercano una risposta alla domanda: come possiamo vivere il messaggio di Gesù, che libera e sorregge?

Wilmer è anche convinto che la Chiesa in Germania non può percorrere da sola questa strada, ma che deve allargare lo sguardo e collegarsi con i paesi vicini e con la chiesa universale.

Nello stesso tempo ha detto di sentirsi tranquillo per quanto riguarda la “dipendenza” dalla Chiesa universale. “C’è tutta una serie di punti che noi vescovi possiamo mettere in atto”. Ha portato come esempio la questione del potere, la trasmissione della responsabilità.

Nel diritto canonico esistono possibilità non ancora utilizzate, “per poter affidare a donne e uomini battezzati compiti di responsabilità”.

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