Non cedere alle idolatrie: papa Francesco a Mauritius

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Viaggio apostolico a Mauritius

(Courtesy of Cindy Wooden, Catholic News Service)

Goodbye Antananarivo! Papa Francesco riparte per il Vaticano dopo la tappa di lunedì nella Repubblica di Mauritius, ripassando per il Madagascar.

Domenica sera, sempre in Madagascar, papa Francesco ha incontrato i rappresentanti del mondo del lavoro ed ha consegnato loro una toccante preghiera. «Sappiano le nostre famiglie che la gioia di guadagnare il pane è perfetta quando questo pane è condiviso. Che i nostri bambini non siano costretti a lavorare, possano andare a scuola e proseguire i loro studi, e i loro professori consacrino tempo a questo compito, senza aver bisogno di altre attività per la sussistenza quotidiana. Dio di giustizia, tocca il cuore di imprenditori e dirigenti: provvedano a tutto ciò che è necessario per assicurare a quanti lavorano un salario dignitoso e condizioni rispettose della loro dignità di persone umane» (testo integrale qui).

A Mauritius papa Francesco ha avuto l’occasione di riprender e sintetizzare diversi temi di fondo del suo pontificato. Si è trovato in una realtà dove migrazioni, sviluppo, globalizzazione, si fondono e si sfidano. Come ha sottolineato nel discorso al presidente della Repubblica, alle autorità e al corpo diplomatico «il DNA del vostro popolo conserva la memoria di quei movimenti migratori che hanno portato i vostri antenati su questa isola e che li hanno anche condotti ad aprirsi alle differenze per integrarle e promuoverle in vista del bene di tutti.

Ecco perché vi incoraggio, nella fedeltà alle vostre radici, ad accettare la sfida dell’accoglienza e della protezione dei migranti che oggi vengono qui per trovare lavoro e, per molti di loro, migliori condizioni di vita per le loro famiglie. Abbiate a cuore di accoglierli come i vostri antenati hanno saputo accogliersi a vicenda, quali protagonisti e difensori di una vera cultura dell’incontro che consente ai migranti (e a tutti) di essere riconosciuti nella loro dignità e nei loro diritti. Nella storia recente del vostro popolo, merita apprezzamento la tradizione democratica instaurata a partire dall’indipendenza e che contribuisce a fare dell’Isola Mauritius un’oasi di pace. (…) Nel contesto attuale, spesso risulta che la crescita economica non vada sempre a vantaggio di tutti e che lasci da parte – per certe strategie della sua dinamica – un certo numero di persone, specialmente i giovani. Perciò vorrei incoraggiarvi (…) a non cedere alla tentazione di un modello economico idolatrico che ha bisogno di sacrificare vite umane sull’altare della speculazione e della mera redditività, che tiene conto solo del beneficio immediato a scapito della protezione dei più poveri, dell’ambiente e delle sue risorse».

Nell’omelia della messa, guardando alla realtà del mondo cattolico locale, ha invitato ad approfondire lo «slancio missionario» e soprattutto a non dimenticare i giovani, in un contesto di vera testimonianza cristiana.

«Ma com’è duro constatare che, nonostante la crescita economica che il vostro Paese ha avuto negli ultimi decenni, sono i giovani a soffrire di più, sono loro a risentire maggiormente della disoccupazione che non solo provoca un futuro incerto, ma inoltre toglie ad essi la possibilità di sentirsi protagonisti della loro storia comune. Futuro incerto che li spinge fuori strada e li costringe a scrivere la loro vita tante volte ai margini, lasciandoli vulnerabili e quasi senza punti di riferimento davanti alle nuove forme di schiavitù di questo secolo XXI. Loro, i nostri giovani, sono la prima missione!

Dobbiamo invitarli a trovare la loro felicità in Gesù, non in maniera asettica o a distanza, ma imparando a dare loro un posto, conoscendo il loro linguaggio, ascoltando le loro storie, vivendo al loro fianco, facendo loro sentire che sono benedetti da Dio. Non lasciamoci rubare il volto giovane della Chiesa e della società! Non permettiamo ai mercanti di morte di rubare le primizie di questa terra!»

L’esempio additato da papa Francesco è quello del beato Jacques-Désiré Laval, il primo beato proclamato da Giovanni Paolo II il 24 aprile 1979.

Martedì 10, dopo il congedo da Antananarivo al mattino, la giornata è dedicata al volo di rientro. E sarà interessante leggere le risposte del papa alle numerose domande che arriveranno dai giornalisti.

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