Preti americani: la comunione del pessimismo

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plenaria autunno

La Conferenza episcopale statunitense è riunita in questi giorni a Baltimora per la Plenaria autunnale – su cui si distende l’ombra lunga della formulazione finale del documento sull’eucaristia. Al momento, sembra che la versione presentata non contempli alcuna menzione diretta di un eventuale diniego della comunione a quei cattolici pro-choice che occupano posizioni di rilievo pubblico (leggi il presidente Biden).

Intorno a questa stesura è probabile che si coaguli un consenso abbastanza diffuso, che include anche quella parte di vescovi che si era espressa in precedenza contro l’elaborazione di un simile documento. Si tratterebbe di un testo minore che mira al massimo del consenso possibile in questo momento.

Rimane l’incognita di come procederà la discussione assembleare della bozza presentata: con la possibilità che venga avanzato un “emendamento Biden” e che, anche con esso, il testo venga approvato dai vescovi. Infatti, in occasioni precedenti i vescovi statunitensi non hanno mai votato contro una mozione che indurisse la disciplina ecclesiale quando si trattava dell’aborto.

Nel suo intervento introduttivo, il nunzio apostolico a Washington, mons. Ch. Pierre, ha esortato i vescovi a ricercare un’unione fra di loro – facendo notare che una Chiesa divisa non è in grado di giocare un ruolo significativo nella vita delle persone e del paese.

Mentre i vescovi giocano la loro partita d’azzardo nei confronti del presidente cattolico, alcuni sondaggi recenti permettono di gettare uno sguardo sul sentire dei preti – pessimista, molto pessimista. Circa il 50% dei preti coinvolti ha dichiarato che lo stato di salute della Chiesa non è affatto buono, anzi. Il pessimismo accomuna tra loro le generazioni più giovani dei preti con quelle dei loro confratelli più avanti con gli anni: uno stato di depressione comune, nonostante i primi siano più conservatori e lontani da papa Francesco di quanto non siano i secondi.

Un’altra indagine tra i giovani cattolici statunitensi ha mostrato il fatto che il 40% di essi si tiene lontano da un coinvolgimento maggiore nella vita parrocchiale a causa dei casi di abuso e della posizione della Chiesa in materia di omosessualità.

Tenendo conto dei dati del 2018, negli Stati Uniti ci sono circa 17.000 parrocchie cattoliche, con 37.300 preti (contando anche gli 11.600 religiosi ordinati): poco meno della metà ha più di 70 anni. In diminuzione anche le risorse economiche della Chiese locali per far fronte a una situazione pastorale che sta entrando in condizione di emergenza: 25 diocesi, infatti, hanno dichiarato bancarotta come esito degli abusi sessuali da parte del clero; le offerte settimanali hanno subito un forte calo durante la pandemia, e rimangono ancora oggi tra il 15 e il 30% in meno rispetto al periodo pre-pandemico.

Davanti a tutto questo, la concentrazione esclusiva dei vescovi sulla questione Biden appare, quantomeno in parte, stonata: “ma dove è la stessa energia investita per supportare quel gruppo sempre più piccolo di uomini sui quali i vescovi fanno affidamento? Esattamente, i vescovi americani come prevedono che funzionerà la Chiesa cattolica statunitense fra dieci anni, tenendo conto del diminuire dei preti e dei crescenti pesi che essi devono portare?” (J. McDermott).

Divisi nell’ideologia ecclesiastica ma uniti nel pessimismo, molti preti pensano che “ci siano questioni molto più importanti nel nostro mondo e nella nostra Chiesa che dovrebbero essere prese in considerazione”. Non manca molto, comunque, a raggiungere il punto in cui la Chiesa cattolica americana inizierà ad avere serie problemi anche per la semplice amministrazione dei sacramenti a (tutti) i cattolici del paese – e non solo a uno.

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2 Commenti

  1. Pietro 22 novembre 2021
  2. Fabio Cittadini 19 novembre 2021

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