Razzismo: peccato collettivo americano

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L’uccisione di George Floyd per mano della polizia, avvenuta due anni fa a Minneapolis, ha dato vita a un confronto nazionale sul razzismo che continua ancora oggi, anniversario della sua tragica morte.

In seguito all’omicidio di George Floyd, i vescovi della California e i leader cattolici neri hanno formato una task force antirazzista afroamericana per affrontare quello che hanno descritto come il “peccato collettivo del razzismo”.

Quando le parole non bastano

“Dopo l’omicidio di George Floyd, sapevamo che una dichiarazione non sarebbe bastata”, ha detto il vescovo ausiliare John Dolan di San Diego, che guida la task force. “Volevamo essere proattivi, così ci siamo riuniti con i leader afroamericani e abbiamo ascoltato la loro storia. Abbiamo lasciato che ci dicessero perché pensano che il razzismo sia ancora estremamente vitale”.

Lo scopo della task force è “ascoltarsi a vicenda, impegnarsi in un dialogo franco e agire per identificare e smantellare elementi di razzismo nelle nostre case, nelle nostre parrocchie, nelle nostre scuole e nelle comunità che serviamo” – così dice una dichiarazione dell’Associazione cattolica della California, la voce della Chiesa cattolica in California in materia di politiche pubbliche.

Secondo la dichiarazione dei vescovi, l’iniziativa ha portato ogni diocesi californiana a designare una persona di riferimento per lavorare con la task force statale, fornendo feedback e condividendo le migliori pratiche su come affrontare il razzismo nelle parrocchie, nelle scuole e nei programmi di formazione religiosa.

La task force sta anche studiando i programmi contro il razzismo nelle università cattoliche, nei seminari, nelle scuole e nei programmi di formazione del diaconato dello Stato.

L’ascolto difficile

Il semplice atto di ascoltare può a volte essere una sfida, ha scoperto il vescovo Dolan: “Abbiamo avuto sessioni di ascolto con vescovi e sacerdoti, e alcuni sono intervenuti per decidere loro cosa dovesse essere il razzismo o cosa e come spiegarlo. E dovevamo sempre tornare indietro finché la gente non si fermava ad ascoltare”.

Per quanto ne sa, la maggior parte, se non tutte, le diocesi della California hanno preso sul serio l’iniziativa. Oltre a San Diego, ha ricordato il lavoro svolto a Los Angeles, Orange County e Oakland.

“L’azione consiste nell’ascoltare e dialogare. E mantenere vivo questo livello di comunicazione in ogni aspetto della nostra Chiesa cattolica californiana – nei nostri seminari, nelle scuole superiori e nelle scuole elementari, siamo sicuri che si parli contro il razzismo? Se non manteniamo vivo questo dialogo, ci sarà un vuoto. E ne abbiamo visto il risultato. Qualcuno sarà felice di riempire quel vuoto con odio, paura e ansia”.

Anderson F. Shaw, direttore del Centro cattolico afroamericano per l’evangelizzazione, ha preso parte all’iniziativa contro il razzismo sia a livello statale con l’Associazione, che nella sua diocesi locale di Los Angeles.

“Penso che si possa dire senza dubbio che c’è molta più consapevolezza del problema del razzismo a causa del trattamento subito da George Floyd che è stato visibile a tutti. È stato uno shock per molte persone”.

In passato, molti leader della Chiesa sono stati rapidi nel rilasciare dichiarazioni ma lenti nell’attuare nuove politiche. Oggi pero Shaw si è definito “cautamente ottimista”.

Un momento propizio

“Penso che questo sia un momento diverso. La decisione spetta a tutti noi. Spesso le persone con cui lavoro dicono: Beh, non siamo stati noi. Lo stanno facendo loro. Devono sistemare le cose. Ma nella mia esperienza, soprattutto quando si tratta di razzismo sistemico, i leader delle Chiese non sanno come risolvere tale problema. Non credo che sappiano cosa vogliamo. E penso che dobbiamo impegnarci con loro per portarli a capire cosa vediamo noi”.

L’Associazione ha definito questo approccio come un modello di “ascolto, azione e dialogo”. Il modello stesso è stato sviluppato in consultazione con i leader cattolici neri di tutta la California. Quando l’iniziativa è stata annunciata per la prima volta il 9 settembre 2020 – festa di San Pietro Claver, patrono del ministero afroamericano – i vescovi si sono impegnati “ad ascoltare uomini, donne e bambini afroamericani della nostra comunità cattolica e non solo”.

“I vescovi sono paralizzati perché non c’è un afroamericano tra di noi”, ha detto Mons. Dolan riferendosi ai vescovi della California. “È facile per noi parlare e dire parole sul razzismo, ma parliamo solo da una prospettiva maschile e bianca. Così abbiamo tutti convenuto che era importante includere la voce della nostra leadership afroamericana in tutto lo Stato”.

La task force ha programmato sessioni di ascolto a livello parrocchiale, diocesano e statale, con l’obiettivo di portare a un dialogo che “può includere membri della comunità afroamericana, ma dovrebbe svolgersi in tutte le case, le parrocchie, le piccole comunità religiose e altre organizzazioni cattoliche”. Il dialogo, si spera, porterà ad azioni concrete.

“La task force antirazzismo crea momenti di dialogo e confronto, in cui i membri di una comunità possono riunirsi per condividere le loro storie e imparare cose nuove e profonde gli uni sugli altri” – ha detto Kathleen Domingo, direttrice esecutiva dell’Associazione cattolica della California. “Questo dialogo aperto ci aiuta a crescere nella comprensione, nella misericordia e nell’amore”.

Un recente studio ha rilevato che l’opposizione al razzismo è essenziale per la fede dei neri americani. Lo studio ha anche riportato che, per i neri americani, una comunità accogliente è più importante della razza del pastore o della congregazione.

Nella diocesi di Los Angeles

A Los Angeles, ha spiegato Shaw, la task force locale sta elaborando una lista di raccomandazioni per il suo ordinario, l’arcivescovo José H. Gomez. “La task force rimarrà per assistere e consigliare l’arcivescovo nell’attuazione dei cambiamenti che abbiamo raccomandato. È in atto. Non c’è una vera e propria data di termine del suo mandato”.

Il processo deve andare oltre le dichiarazioni e coinvolgere la curia, le scuole e le altre istituzioni diocesane per affrontare il razzismo sia a livello locale che a quello più ampio e sistemico. “Non si tratta solo di affrontare la questione del razzismo a livello parrocchiale, per esempio, ma anche di esaminare il razzismo sistemico che si verifica spesso negli uffici e nelle pratiche di assunzione delle persone nell’arcidiocesi. Quindi tutto questo è chiamato oggi in causa”.

Assumere personale più diversificato è un buon passo, ha detto Shaw, e richiederà una costante attività di sensibilizzazione delle comunità sottorappresentate. La task force sta anche valutando le politiche scolastiche, le restrizioni al coinvolgimento dei genitori e altri problemi che le comunità minoritarie devono affrontare.

“Non siamo arrivati qui da un giorno all’altro e non finiremo da un giorno all’altro. Sarà una questione a lungo termine. E questo è il modo in cui noi comprendiamo il mandato della task force”.

Il numero di giovani adulti afroamericani che abbandonano la Chiesa è un’altra questione che Shaw vorrebbe fosse affrontata dai leader dell’arcidiocesi. “I giovani adulti non si vedono alla celebrazione liturgica. Non si vedono nei diversi ministeri che esistono nella comunità”.

Giovani afroamericani

“Le parrocchie creano un ministero per i giovani adulti, ma non è questo che chiedono. Chiedono l’inclusione. Chiedono la Messa prefestiva. Molte persone la vedono come la Messa degli anziani, ma è un momento molto comodo per i giovani adulti. Ma molte volte non c’è musica in quella Messa, e se c’è, di solito è un po’ in sordina”.

I leader dell’arcidiocesi potrebbero aiutare a mediare, aiutando i giovani adulti a diventare uscieri, lettori e ministri eucaristici.

“È qui che penso che faremo una grande differenza. Per quanto riguarda il problema delle persone che subiscono il razzismo individuale su base quotidiana nelle loro parrocchie, è necessario un impegno costante da parte di entrambe le parti” – ha detto Shaw, sottolineando la sfida continua e a lungo termine di affrontare il razzismo trasmesso attraverso le famiglie.

A livello strutturale, però, ritiene che un cambiamento significativo possa avvenire nel prossimo futuro: “Credo che ora ci troviamo in un ambiente in cui, se tutti si impegnano seriamente, qualcosa può accadere. Credo che se l’arcivescovo e i suoi leader sono davvero seri al riguardo, questi cambiamenti possono essere fatti”.

  • Pubblicato su America (nostra traduzione dall’inglese).
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