Viganò lo sciamano

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Fra capitan Fracassa e lo sciamano di Capitol Hill: l’ennesimo appello apocalittico di mons. Carlo Maria Viganò ricorda le due figure, fra ironia e inquietudine. È apparso sul sito Stilum curiae il 30 gennaio (cf. qui).

Varcando la linea rossa di ogni buon senso pastorale e della più elementare sensibilità democratica, il prelato, ex segretario del Governatorato, ex nunzio a Washington, ex moralizzatore della curia, fa un appello alla disobbedienza agli appartenenti alle forze dell’ordine (carabinieri, polizia, guardie carcerarie ecc.). Sono invitati a opporsi alle norme governative e statuali rispetto alla pandemia. Non di obiezione di coscienza si tratta, ma di ribellione alle legittime autorità nella forma della destra americana.

«In questi due anni, come tutti i cittadini, avete assistito ad un colpo di stato globale, progettato e realizzato col pretesto di una pandemia, nel quale i più elementari principi del diritto, della scienza e dell’etica professionale sono stati calpestati impunemente da persone che, come voi, avevano giurato (fedeltà alla Costituzione): i governanti e i magistrati, di rispettare le leggi naturali e positive per il bene della patria; i medici di curare i malati e adoperarsi per salvare loro la vita; i giornalisti, di divulgare la verità. Dinanzi a quanto vediamo accadere in tutto il mondo, comprendiamo quanti abbiano tradito il giuramento prestato, quanti abbiano rinnegato gli impegni assunti, quanti si siano dimostrati corrotti e asserviti al potere».

Forze dell’ordine: ribellatevi allo Stato!

«Vi hanno usati come automi, pensando che foste disposti a un’obbedienza cieca e irrazionale verso un potere sempre più autoritario, repressivo e tirannico. Nessuno vi ha chiesto cosa pensate dell’assurdità di certi decreti, né se foste disposti a calpestare la Costituzione per eseguire ordini che hanno come solo scopo quello di distruggere il tessuto sociale, morale ed economico della nazione».

«Quante volte, mentre imponete il rispetto di regole illegittime e incostituzionali, vi siete sentiti rimproverare per questo tradimento del vostro ruolo e del giuramento che avete fatto? E quante volte avete pensato che le proteste dei cittadini erano giustificate, così come è giustificata la delusione che essi provano nel vedervi eseguire ordini degni di un regime totalitario?».

«Oggi questo colpo di Stato, la cui evidenza è provata dalla premeditazione del disegno criminale in tutto il mondo e da un unico copione sotto un’unica regia sembra vacillare in molti Stati; in Italia dove un governo non eletto tradisce impunemente le basi del vivere civile  e del diritto nel silenzio dei magistrati, i cittadini sono ostaggio di un’autorità autoreferenziale asservita a poteri sovranazionali che agisce contro il popolo, impossibilitato o opporre resistenza alla sopraffazione e indifeso dalla forze dell’ordine, anzi da queste ulteriormente oppresso e punito. Questa ingiustizia grida vendetta al cospetto di Dio e chiede una presa di posizione netta e determinata. Il silenzio l’obbedienza cieca-pronta-assoluta, il rispetto delle regole per quieto vivere o per paura di ritorsioni non può costituire una giustificazione al protrarsi di una situazione ormai insostenibile. Ricordatevi di Norimberga e di quanto sia valso ai condannati il giustificarsi con “eseguivo gli ordini”».

Inabituale, ma comprensibile

L’appello alla disobbedienza delle forze dell’ordine è inabituale per i tradizionalisti, comprensibile solo nella adesione di mons. Viganò alla ideologia complottista dal QAnon della destra americana (cf. qui su SettimanaNews), alla delegittimazione delle elezioni di Biden, al sostegno alla campagna elettorale di Trump e all’attacco a Capitol Hill (6 gennaio 2021, cf. qui su SettimanaNews).

Comprensibile in considerazione del consenso alle manifestazioni no-vax dei portuali di Trieste e dell’assalto alla sede della CGIL di Roma, cioè dell’internità all’area della destra sovranista in Italia. Un fronte dove è assente una parte del tradizionalismo cattolico, più legato alla battaglia intra-ecclesiale, come quello rappresentato dalla fondazione Lepanto e dai lefebvriani (cf. qui su SettimanaNews). Tutti però accomunati dalla critica a papa Francesco e alla sua scelta evangelica.

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