Apocalittici e complottisti

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convegno

Quasi un terzo della popolazione sarebbe culturalmente disposta ad accettare una spiegazione “complottista” del fenomeno pandemico e di molte altre espressioni sociali e politiche. La risonanza nell’ambito anche ecclesiale delle teorie  del QUnon, intesa come denuncia di forze oscure,  di una cospirazione satanica che controllerebbero la politica, l’economia e i media diffusa negli Stati Uniti raccoglie consensi anche sulle sponte europee (SettimanaNews: Cristiani, complottisti e trumpiani).

È un fenomeno carsico che si alimenta dal rifiuto dei vaccini alla denuncia delle forze finanziarie della globalizzazione, dalle tradizioni delle destra politica estrema alla percezione di essere in balia di correnti ignote.

La regalità di Cristo e le oscure potenze

Ne ha accennato nell’omelia per la solennità di Cristo Re dell’universo il vescovo di Innsbruck, mons. Hermann Glettler ed è stata ripresa nel «dies academicus» della Università cattolica di Linz (19 novembre). Il vescovo ha ricordato che la festa di Cristo Re è stata introdotta nel 1925 dopo il disastro della prima guerra mondiale e davanti alla crescita di poteri statuali  e ideologici che pretendevano un potere assoluto, ponendo se stessi al posto di Dio.

Dopo aver ricordato il senso cristiano del racconto evangelico del giudizio (Mt 25,31-46) come esortazione a parole e gesti di carità, ha accennato alle forme grottesche con cui talora si esercita anche oggi il potere. Per poi affrontare il presente con un esigente invito: «Ci vuole fiducia!». Confessare Cristo come Signore della storia è una salutare correttivo allo smarrimento del presente. «Il sospetto sistematico circa le misure protettive per combattere la pandemia sembra prosciugare ogni pensiero positivo per il futuro». «Abbiamo bisogno di gentilezza e pazienza, virtù rilevanti per il nostro tempo. Nell’aria vi è troppa indignazione e aggressività». Non è moltiplicando le presunte spiegazioni che possiamo costruire  la consolazione.

«Affronta la catastrofe mettendoti in gioco e moltiplicando il bene». «Molte persone si rifugiano in astruse teorie del complotto, si sentono in balia di forze e poteri non controllabili. E si alimenta un sospetto che assorbe ogni pensiero positivo sul futuro. Il fatto che queste tesi siano diffuse nel popolo è legato alla sensazione di impotenza e disperazione di molti». L’affermazione della regalità di Cristo dona un senso e un orientamento anche nell’attuale situazione.

Un dialogo sempre aperto

Nel «dies academicus» della Katholischen Privat-Universität Linz Michael Fuchs e altre voci (I. Hoppe, M. Butter, J. Skudlarek, M. Lehner) hanno affrontato l’emersione virulenta delle teorie complottiste che sono parte della storia  e non solo una emergenza attuale.

Due i pericoli maggiori: il raggiungimento di una massa critica  di consenso che si traduce in scelte distruttive (ad es. politiche) e il possibile esito violento di chi ne fa il proprio programma di vita (ad. es. fondamentalismo etnico-religioso). La logica strutturale  che connota simili orientamenti produce opinioni occasionali e nessuna idea di fondo. La sua figura argomentativa è inavvicinabile e fragile ad un tempo. La (presunta) verità l’occupa totalmente e  immunizza ogni argomento contrario,  a prescindere da ogni verificabilità. La sua forza magnetica ritorce l’argomentazione contraria come ulteriore prova e conferma.

Se la comunità scientifica appoggia il vaccino è perché segue gli interessi delle case farmaceutiche. Se i media mettono sotto critica una leadership è perché rispondono a interessi politici e così via. Il fatto nuovo è la forza dirompente dei social e la moltiplicazione in brevissimo tempo del consenso. Senza possibilità di verifiche e senza adeguate censure giuridiche. Che fare allora? Mantenere aperto il confronto più a lungo possibile, non bloccare la comunicazione, non stancarsi di argomentare. Soprattutto quando il passaggio dal dissenso alla violenza diventa possibile o probabile.

La (presunta) sicurezza

A conferma delle rigidità dell’impianto complottista La Croix raccoglie due voci di intellettuali francesi. «Nelle Lettere a Lucilio Seneca, negli ultimi anni della sua vita, torna sulla nozione di destino rispetto alla nostra libertà. La scelta dell’uomo è: se lo accetta, il destino lo educherà e lo condurrà a inventare la sua vita. Se si oppone, lo costringerà: Ducunt volentem fata, nolentem trahunt. I destini portano coloro che li accettano e costringono coloro che li rifiutano.

Chi accetta il destino può scegliere la sua vita. Le idee complottiste, i deliri negazionisti che oggi tornano a proposito della crisi pandemica sono l’esatto contrario di questa forza di resistenza. Sui sociali, in un film allucinante di Pierre Bernérias Hold-up, ho sentito l’abiezione dei sospetti. Paralleli immondi con i crimini razzisti e lo sterminio degli ebrei in Europa, addebito del virus alla volontà “dei potenti” del mondo e di una «fase ultima del capitalismo» con l’eliminazione dei poveri e dei deboli e via discorrendo. Il complottista è quello che il fatum distrugge, introducendolo in speculazioni folli per giustificare paure e impotenze» (Frédéric Boyer).

«In un mondo dove l’individuo è ad un tempo misura di tutte le cose e impotente a determinare il suo destino, sballottato da forze che lo superano, si cerca un punto di appoggio. In un mondo invaso da informazioni disparate e senza alcun nesso di significato, perché il pensiero è più lento e complicato del flusso d’attualità, si vorrebbe capire. In un mondo inquietante perché si avverte che sta scappandoci, si vorrebbe identificare il responsabile (…). Il complottismo è il tentativo disperato dell’individuo per riprendersi il proprio destino e per creare una comunità di “consapevoli”» (Alexis Jenni).

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