Bioetica “globale”

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La “bioetica globale” ha fatto ufficialmente ingresso nel dibattito promosso dalla Pontificia Accademia per la vita con l’assemblea svoltasi dal 25 al 27 giugno e aperta da un ampio discorso di papa Francesco. Il tema della “bioetica globale” ha come sfondo l’enciclica Laudato si’, implica un allargamento dei confini della bioetica ai temi della vita declinata nel senso ampio delle fasi di sviluppo delle persone e considerando i diversi contesti in cui vivono.

Allargare le frontiere

Come ha spiegato il prof. Henk Ten Have, direttore del Centro di Health Care Ethics a Pittsburgh, le caratteristiche della “bioetica globale” sono nella linea dei principi messi a punto dall’Unesco nel 2005: prendersi cura della dignità umana e dei diritti umani, sottolineare autonomia e responsabilità individuale, rispetto per l’integrità delle persone, promozione dei principi di eguaglianza giustizia ed equità, responsabilità sociale e cooperazione, protezione delle generazioni future, dell’ambiente, della biosfera e della biodiversità.

Come ha spiegato mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la vita, la “bioetica globale” è un approccio che allarga le frontiere della bioetica tradizionale: dalla difesa della vita prima della nascita alla difesa di tutta la vita umana nelle molteplici dimensioni, nell’inserimento nell’ambiente di vita e nell’ecologia umana. Al centro c’è sempre la persona umana, declinata nei contesti concreti in cui vive e agisce. Non una visione panteista ma un approccio saldamente radicato nel personalismo cristiano, ampliato alla difesa dell’ambiente secondo lo slogan: “abbiamo una sola vita da vivere e un solo pianeta in cui vivere”.

“bioetica globale”

Le parole di Francesco

Da queste premesse papa Francesco ha individuato gli snodi fondamentali di un impegno che la Pontificia Accademia per la vita deve proseguire. «La visione globale della bioetica, che voi vi apprestate a rilanciare sul campo dell’etica sociale e dell’umanesimo planetario, forti dell’ispirazione cristiana, si impegnerà con più serietà e rigore a disinnescare la complicità con il lavoro sporco della morte, sostenuto dal peccato. Ci potrà così restituire alle ragioni e alle pratiche dell’alleanza con la grazia destinata da Dio alla vita di ognuno di noi. Questa bioetica non si muoverà a partire dalla malattia e dalla morte per decidere il senso della vita e definire il valore della persona. Muoverà piuttosto dalla profonda convinzione dell’irrevocabile dignità della persona umana, così come Dio la ama, dignità di ogni persona, in ogni fase e condizione della sua esistenza, nella ricerca delle forme dell’amore e della cura che devono essere rivolte alla sua vulnerabilità e alla sua fragilità. Dunque, in primo luogo, questa “bioetica globale” sarà una specifica modalità per sviluppare la prospettiva dell’ecologia integrale che è propria dell’enciclica Laudato si’, in cui ho insistito su questi punti forti: l’intima relazione tra i poveri e la fragilità del pianeta; la convinzione che tutto nel mondo è intimamente connesso; la critica al nuovo paradigma e alle forme di potere che derivano dalla tecnologia; l’invito a cercare altri modi di intendere l’economia e il progresso; il valore proprio di ogni creatura; il senso umano dell’ecologia; la necessità di dibattiti sinceri e onesti; la grave responsabilità della politica internazionale e locale; la cultura dello scarto e la proposta di un nuovo stile di vita» (n. 16).

Per aggiungere poco dopo che «nei testi e negli insegnamenti della formazione cristiana ed ecclesiastica, questi temi dell’etica della vita umana dovranno trovare adeguata collocazione nell’ambito di una antropologia globale, e non essere confinati tra le questioni-limite della morale e del diritto. Una conversione all’odierna centralità dell’ecologia umana integrale, ossia di una comprensione armonica e complessiva della condizione umana, mi auguro trovi nel vostro impegno intellettuale, civile e religioso, valido sostegno e intonazione propositiva».

Dobbiamo peraltro affermare con forza che «senza l’adeguato sostegno di una prossimità umana responsabile, nessuna regolazione puramente giuridica e nessun ausilio tecnico potranno, da soli, garantire condizioni e contesti relazionali corrispondenti alla dignità della persona».

“bioetica globale”

Prossimo tema: la “robotica”

Concludendo i lavori, mons. Paglia ha sottolineato l’importanza del dialogo, concretizzato nella presenza di accademici di diverse provenienze ed estrazioni. «Ci arricchiscono e forniscono stimoli nuovi», ha detto.

Tra le iniziative del prossimo futuro mons. Renzo Pegoraro, cancelliere dell’Accademia, ha sottolineato che si attuerà un maggiore monitoraggio delle tematiche bioetiche emergenti nei diversi contesti continentali, per favorire un migliore scambio e dialogo tra gli accademici.

Il tema del prossimo appuntamento annuale sarà la “robotica”. «Voglio terminare la mia vita assistito da un essere umano, non da una macchina», ha detto provocatoriamente mons. Vincenzo Paglia, sottolineando quanto «per il nostro futuro stia diventando importante il rapporto con le macchine e dunque con una tecnologia che ha già ampio impatto sulla vita delle persone e sul loro futuro».

«Il nostro compito come Pontificia Accademia – ha insistito mons. Paglia – è di approfondire la riflessione sul significato della vita umana, ampliandoci a temi come l’ambiente, le tecnologie, il divario tra i diversi paesi. Il nostro orizzonte è l’umanità, il genere umano. Per noi esiste il “mi prendo cura dell’umanità” e non diremo mai “il mio paese è al centro”».

L’assemblea, la 25ª, si terrà dal 25 al 27 febbraio 2019.

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