Il caso del “Giovanni Paolo II”: continuità, discontinuità, malafede

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Riepilogo delle puntate precedenti. Parliamo del Pontificio istituto teologico Giovanni Paolo II per le scienze del matrimonio e della famiglia.

Dopo le novità introdotte

A luglio sono stati resi noti i nuovi Statuti e il nuovo Ordinamento degli studi. Alcune cattedre sono state soppresse e alcuni professori hanno visto cancellati i loro insegnamenti. In particolare don Livio Melina non ha più la cattedra di Teologia morale fondamentale e anche il prof. José Noriega non ha più la sua cattedra.

Immediatamente si è gridato allo scandalo: in questo modo si cancella e si disperde l’eredità di san Giovanni Paolo II e la centralità del suo magistero della famiglia!

I rappresentanti degli studenti hanno firmato una lettera con richiesta di spiegazioni e il giorno dopo era pronto un sito internet per la raccolta di firme.

Il 29 luglio un comunicato stampa del Pontificio istituto (anche in inglese e spagnolo) non ha sortito alcun effetto. Il 5 agosto è stata diffusa una foto di don Melina con il papa emerito, per raccontare del sostegno del secondo al primo (basta una foto?). A metà agosto una lettera firmata da decine di docenti ha chiesto di recedere dai cambiamenti.

Nel frattempo, in tutto questo periodo ha proceduto un’orchestrata campagna mediatica. I giornali italiani protagonisti sono Il Foglio e La Verità. I siti sono: La Nuova Bussola Quotidiana e i blog di Aldo Maria Valli e Marco Tosatti, con i loro collegamenti internazionali: LifeSite, Infovaticana (Spagna) ed epigoni tedeschi e polacchi. Per ultimo è arrivato il 18 agosto Settimo Cielo, subito ritradotto in diverse lingue.

Il clamore suscitato è stato notevole e tuttavia si tratta di una galassia mediatica circoscritta, di stampo conservatore, che si caratterizza per attacchi continui a papa Francesco su tutti i temi e in tutti i modi. Sembra proprio che papa Francesco, per costoro, non ne abbia azzeccata una. E anche quando prende misure radicali, ebbene è troppo poco.

Senza contare il sotto-bersaglio preferito dai siti conservatori: mons. Vincenzo Paglia in quanto Gran Cancelliere del Pontificio istituto teologico e Presidente della Pontificia accademia per la vita. Con eccessi parossistici che sfiorano la comicità (se non fossero fake news drammatiche). Come l’incidente occorso a Tosatti a luglio: citando la sua solita “gola profonda” ha dato mons. Paglia come rinviato a giudizio mentre, sul punto specifico, esiste una richiesta di archiviazione. Frettolosa marcia indietro dell’ex vaticanista de La Stampa ma nessuna resipiscenza perché continua a prendersela con l’arcivescovo.

La posta in gioco

Il tema serio si riassume nella domanda di fondo: davvero l’eredità di Giovanni Paolo II sulla famiglia è in questione?

La risposta è: naturalmente no. Ma dove stanno le prove?

La lettera apostolica Summa familiae cura che istituisce il Pontificio istituto teologico Giovanni Paolo II per le scienze del matrimonio e della famiglia, va espressamente nella direzione di una continuità reale. Come scrive papa Francesco: «Il cambiamento antropologico-culturale, che influenza oggi tutti gli aspetti della vita e richiede un approccio analitico e diversificato, non ci consente di limitarci a pratiche della pastorale e della missione che riflettono forme e modelli del passato. Dobbiamo essere interpreti consapevoli e appassionati della sapienza della fede in un contesto nel quale gli individui sono meno sostenuti che in passato dalle strutture sociali, nella loro vita affettiva e familiare». Ed è nella linea di Familiaris consortio (n. 31, ad esempio) quando invita i teologi ad impegnarsi sempre di più per un’efficace spiegazione del magistero sulla famiglia.

Certamente Familiaris consortio (1981) puntava decisamente sulla morale matrimoniale e sulla declinazione di Humanae vitae. Nel 2019 siamo di fronte a problematiche “differenti”. E infatti giornali e siti conservatori volutamente tacciono l’aspetto fondamentale del nuovo assetto del Pontificio istituto, a partire dal nome: «per le scienze del matrimonio e della famiglia».

Il cambiamento è indicato da papa Francesco nella costituzione apostolica Veritatis gaudium, che ridisegna gli insegnamenti impartiti da università e facoltà ecclesiastica. L’Istituto Giovanni Paolo II si adegua a Veritatis gaudium e i nuovi Statuti e Ordinamenti sono infatti approvati dalla Congregazione per l’educazione cattolica. Non un “golpe” di mons. Paglia, ma una trasformazione che è destinata a investire tutta l’istruzione superiore cattolica.

Continuità e apertura al nuovo

E proprio nel punto 4c di Veritatis gaudium c’è il programma di un assetto formativo che sia capace di intercettare altri saperi quando parla di «inter- e trans-disciplinarietà esercitate con sapienza e creatività nella luce della Rivelazione. Ciò che qualifica la proposta accademica, formativa e di ricerca del sistema degli studi ecclesiastici, sul livello sia del contenuto sia del metodo, è il principio vitale e intellettuale dell’unità del sapere nella distinzione e nel rispetto delle sue molteplici, correlate e convergenti espressioni. Si tratta di offrire, attraverso i diversi percorsi proposti dagli studi ecclesiastici, una pluralità di saperi, corrispondente alla ricchezza multiforme del reale nella luce dischiusa dall’evento della Rivelazione. (…) Questo principio teologico e antropologico, esistenziale ed epistemico riveste un peculiare significato ed è chiamato a esibire tutta la sua efficacia non solo all’interno del sistema degli studi ecclesiastici: garantendogli coesione insieme a flessibilità, organicità insieme a dinamicità; ma anche in rapporto al frammentato e non di rado disintegrato panorama odierno degli studi universitari e al pluralismo incerto, conflittuale o relativistico, delle convinzioni e delle opzioni culturali».

E dunque? Certo si può anche dissentire da papa Francesco. Ma non fino al punto di equivocare un disegno organico che cerca di affrontare le sfide dei tempi. Familiaris consortio si collegava alle sfide degli anni ’70 e ’80 dopo il Sinodo sulla famiglia del 1980. Dopo i due Sinodi del 2014 e del 2015 (34 e 35 anni dal 1980!), nella continuità essenziale dell’insegnamento sulla centralità della famiglia nella società e nella Chiesa, si pongono in atto strumenti nuovi.

Allora se si può dissentire (forse) dai provvedimenti concreti, congelare la famiglia al dettato degli anni ’80 è un’operazione di retroguardia con un altro scopo: lasciare arretrata e arretrante tutta la Chiesa. Un’operazione, per di più, mascherata da “cattolicesimo” (sono tutti siti “cattolici” o autoproclamati tali), ingannatrice della buona fede dei fedeli. I quali hanno sempre di più il dovere di approfondire.

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