Cercatori di Dio

di:

Pellegrini in cerca di Dio

Il quaerere latino non significa solo cercare, andare alla ricerca di qualcosa, darsi da fare per ottenere, ma anche “chiedere”, “porre una domanda”. Perciò, cercare Dio significa non stancarsi di chiedere di lui. L’uomo, per una spinta interiore, chiede incessantemente non appagandosi mai di alcuna risposta. Soltanto Dio può essere la risposta ultima e oltrepassante la sua domanda. Ma ciò che riusciamo a conoscere di Dio su questa terra, «per speculum, in aenigmate, in modo confuso, come in uno specchio» (1Cor 13,12) non è ancora la piena conoscenza di Dio.

Di conseguenza, nel suo viaggio spirituale l’uomo deve continuare a chiedersi sempre: chi è Colui che chiamiamo Dio? Questa ricerca definisce l’uomo pensoso, l’uomo religioso, il cristiano. San Benedetto definiva il monaco (un cristiano che aspira alla perfetta carità) come un cercatore di Dio per eccellenza. Per Benedetto, il giovane monaco soprattutto dev’essere esaminato a fondo per accertare «si re vera Deum quaerit», se davvero sia un cercatore di Dio (cf. E. Guano, Ricerca di Dio, Studium, Roma 1946).

Non smettere mai di cercare

Si tratta di una ricerca permanente, mai conchiusa: questo abilita a dire che il cristiano (cioè il credente puro) non esiste, come è difficile che esista un ateo assoluto poiché – è sperabile pensare – che una qualche forma di fede (incipiente, parziale, umbratile) animi la vita di ognuno. Perfino il monaco – il cercatore di Dio per eccellenza – non è colui che ha già trovato Dio, ma è un uomo che lo cerca per tutta la vita. La ricerca di Dio è il cammino dell’uomo mosso e guidato dal desiderio di Dio, dal fervido anelito insaziabile di piacere a Dio. Se il più grande cercatore di Dio è il monaco, allora tutti dobbiamo diventarlo, in un qualche modo, poiché troppe cose importanti ci sono nel “cercare Dio” rispetto all’essere uomini profondi e cristiani veri.

Quando gli uomini di pensiero cercavano Dio

Per non indebolirlo, lasciamo senza alcun commento questo brano di un celebre discorso di Benedetto XVI tenuto in Francia durante il suo viaggio apostolico in occasione del 150° anniversario delle apparizioni di Lourdes, nel quale egli individuava, non nei filosofi, ma in generale negli uomini di cultura di un tempo, l’esigenza dell’essenziale: «Innanzitutto e per prima cosa si deve dire, con molto realismo, che non era loro intenzione di creare una cultura e nemmeno di conservare una cultura del passato. La loro motivazione era molto più elementare. Il loro obiettivo era: quaerere Deum, cercare Dio. Nella confusione dei tempi in cui niente sembrava resistere, essi volevano fare la cosa essenziale: impegnarsi per trovare ciò che vale e permane sempre, trovare la Vita stessa. Erano alla ricerca di Dio. Dalle cose secondarie volevano passare a quelle essenziali, a ciò che, solo, è veramente importante e affidabile. Si dice che erano orientati in modo “escatologico”. Ma ciò non è da intendere in senso cronologico, come se guardassero verso la fine del mondo o verso la propria morte, ma in un senso esistenziale: dietro le cose provvisorie cercavano il definitivo. Quaerere Deum: poiché erano cristiani, questa non era una spedizione in un deserto senza strade, una ricerca verso il buio assoluto. Dio stesso aveva piantato delle segnalazioni di percorso, anzi, aveva spianato una via, e il compito consisteva nel trovarla e seguirla. Questa via era la sua Parola che, nei libri delle sacre Scritture, era aperta davanti agli uomini. La ricerca di Dio richiede, quindi, per intrinseca esigenza una cultura della parola» (Incontro col mondo della cultura al Collège des Berardins [Parigi, 12 settembre 2008]).

In Dio troviamo verità e vita

Cercare Dio significa cercare non solo la verità di sé, ma la vita per sé; questo esclude che cercare Dio possa significare accontentarsi di disporre di qualche verità in più sul proprio destino o di vivere con qualche appannaggio spirituale in più, ma essere se stessi fino in fondo, lottare per una coerenza di vita fino allo stremo delle forze, incamminarsi incessantemente verso egli spazi presenti e sempre lontani del Mistero in modo progressivo, abbeverandosi e nutrendosi alle sue fonti: la fede è entrare in contatto, in rapporto dialogico con Dio. Chi cerca Dio anela a trovare in lui verità e vita, a sperimentare in lui un nuovo modo di esistere, conquistare una nuova più alta e più sottile identità.

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