Chiesa e artisti: torniamo amici

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mostra facolta

Le aule scolastiche riapertesi dopo l’estate, con fatica e timori, sono state e sono per molti spazi di esperienze personali e collettive di grande intensità emotiva e intellettuale. Lo erano anche anticamente quando all’ombra di monasteri e cattedrali si formava una civiltà europea che ha favorito l’unità nella diversità. Per alcuni lo sono anche oggi e ci piace segnalare una pregiata sede di studio nel cuore di Milano e una sua iniziativa di creativa apertura alla città.

A coloro che frequentano i corsi della Facoltà Teologica e l’Istituto di Scienze religiose di Milano (che hanno sede sopra i bellissimi chiostri rinascimentali della Basilica di San Simpliciano) sono noti gli ampi e luminosi corridoi abbelliti da grandi e austere tele di arte sacra che risalgono ai secoli scorsi. Passando di qui per accedere alle aule (già celle dei monaci) è infatti possibile sostare su immagini bibliche e evangeliche.

Una raffinata quadreria che ultimamente è stata chiamata a dialogare con un altro gruppo di opere recenti. Infatti, da poco più di un anno, in un corridoio laterale, si possono ammirare lavori artistici facenti capo ad un moderno registro stilistico: tele e pannelli di differenti formati presentano composizioni non tradizionali realizzate con tecniche di varia natura. Due fili li accomunano: il soggetto che richiama la figura di Paolo VI e l’età giovane degli artisti, tutti studenti e studentesse frequentanti l’Accademia di Brera, “vicina di casa”, ovvero distante pochi passi da questo luogo di studio teologico.

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Il volto del pontefice compare sulle tele, ora stilizzato, ora sfumato; evocato o disegnato con tratti essenziali, dai colori sia brillanti, sia tenui. C’è ovunque vivacità, sincerità e partecipazione emotiva nel disegno di simboli religiosi – la croce in particolare- e nel ritratto di chi condusse la chiesa nel delicato passaggio conciliare e la società civile nelle incisive esperienze storiche degli anni ‘70. Alcune immagini rimandano a quel tempo, per esempio nella raffigurazione Aldo Moro sensibilmente vicino al cuore di Paolo VI; altre isolano il pontefice in uno spazio non segnato dalla contingenza; altre ancora rinunciano a una sua raffigurazione concreta.

Tutti i lavori ci sono apparsi come  risposte figurate a quell’invito del lontano 7 maggio 1964 rivolto dal papa agli artisti radunati nella Cappella Sistina per la Santa Messa  della Festa dell’Ascensione. “Torniamo amici”: così in sintesi egli disse in quella famosa omelia, ricca e affettuosa.

Ricordò con nostalgia i tempi di una feconda intesa tra arte e Chiesa ed espresse un profondo e sentito desiderio: ristabilire un’amicizia- “mai del tutto rotta”- in nome di un reciproco bisogno. Disse che gli artisti “sanno carpire dal cielo dello spirito i suoi tesori e rivestirli di parola, di colori, di forme, di accessibilità” e che “ricercano il mondo “dell’ineffabile” il cui riferimento è da essi stessi trovato nella Religione”.

Parole vibranti che sono riecheggiate a Milano proprio in un corridoio della stessa Facoltà Teologica lo scorso 27 maggio 2019, a 55 anni di distanza da quella celebre omelia. Pronunciate da un’attrice (Lucia Vasini) con un delicato accompagnamento musicale e alla presenza dell’arcivescovo Mario Delpini, di docenti, studenti e anche dei giovani artisti dell’Accademia di Brera che in quell’occasione presentarono le loro opere.

Fu quello anche un modo elegante per ricordare la collaborazione tra le due istituzioni milanesi, vigente da anni. Infatti tra gli insegnamenti a Brera è presente un corso di arte sacra dove la voce di un teologo si alterna a quella di docenti di materie storico-artistiche.

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D’altra parte papa Paolo VI aveva dimostrato più volte la sua sensibilità artistica: un ricco museo milanese – la Galleria d’arte sacra dei contemporanei – raccoglie ottimi esemplari di opere di arte sacra del 900 che l’allora cardinal Giovan Battista Montini favorì nel suo incarico porporale milanese. Inoltre sono molteplici le sue effigie eseguite dai maestri del 900 che in vari siti artistici si possono ammirare. Tra gli scultori lombardi le citazioni di Giacomo Manzù e di Floriano Bodini sono d’obbligo.

Ritornando a quei corridoi e aule di studio nel cuore di Milano, ci piace pensare che chi le frequenta possa sentire l’eco di voci rimbalzanti tra le tele antiche e quelle più “giovani” (realizzate anche che da mani e menti femminili). Immagini e pensieri creativi, diversi  e uniti da quella amicizia che nasce anche sui banchi di scuola e che  Paolo VI aveva auspicato.

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2 Commenti

  1. M.B. Ferri 22 gennaio 2021
    • Antonella Cattorini Cattaneo 22 gennaio 2021

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