Emanuele Severino e la morte

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La morte del filosofo Emanuele Severino ha un carattere particolare: egli, infatti, ha spesso parlato del morire e ne ha confutato il fondamento. Il nulla è contraddittorio, per Severino. Tutto ciò che è, è per sempre. Di fronte alla sua scomparsa, che ci tocca in profondità, ho ritrovato questo testo, che è apparso all’interno del famoso, o famigerato, Contro Severino, scritto da E. Salmann nel 1996, con il mio contributo di una “II parte”, nella quale figurava anche questo dialogo (179-183), dove è messa a tema proprio la morte.

Emanuele Severino

Dialogo tra la filosofia, la teologia e la morte
Un dialogo di 25 anni fa

“…appare che l’apparire di questo corpo (il suo inserirsi nell’apparire) prima appare e poi non appare” (E. Severino, Essenza del Nichilismo, 94)

La Filosofia: Da tempo avevo l’intenzione di proporti una serie di questioni di vitale importanza. Finalmente ti incontro e se tu avessi un minuto per ascoltarmi…

La Teologia: Sono di fretta, cara collega. Se prometti di non dilungarti troppo, potrei fermarmi per un attimo…

La Filosofia: (più assorta) Ma tu non hai mai tempo! La tua responsabilità non ti lascia libera di essere quel che sei, e ti spinge ad essere sempre quel che devi!

La Morte (a parte, non vista e inascoltata): Cominci bene, amica mia! Forza, continua, che così ci divertiamo!

La Teologia: Mia cara “ancella” filosofica, hai vinto tu. Dimmi tutto, ti ascolto.

La Filosofia: Il problema è proprio qui. Perchè hai sempre fretta? Perchè hai sempre uno scopo, una meta, un fine, un obiettivo?

La Teologia: Cerco di fare della mia vita un dono e le aspettative inevitabilmente sono molte.

La Filosofia: Ma tu stessa crei quelle aspettative, che poi insegui per tutta la giornata, per tutta la vita.

La Teologia: Sì, è anche così. Le disponibilità creano attese.

La Morte (sempre tra sé e sé): Oh, bene, cominciamo ad alzare il tiro.

La Filosofia: In realtà, se tu non fossi disponibile, neppure gli altri sentirebbero il bisogno di te.

La Teologia: Così tu esageri, come sempre. Non sono io a creare il bisogno: cerco solo di rispondere ad una domanda.

La Filosofia: No, tu rispondendo crei quella domanda che non ti sarebbe mai stata rivolta.

La Teologia: Pensa come vuoi, ora debbo andare.

La Filosofia: No, ancora un minuto e arrivo al punto. Tu sei disponibile solo perché in realtà disprezzi tutti.

La Teologia: Quando l’hai pensata questa idea luminosa?

La Filosofia: Prima non ti vuoi fermare, ora fai dell’ironia?

La Teologia: Voglio solo capire a che cosa vuoi arrivare.

La Filosofia: A farti comprendere che con la tua parola avveleni un mondo che sarebbe bello, luminoso e limpido, di per sé.

La Morte(tra sé e sé): Questo mondo mi piace, eccome!

La Teologia: Solo perché aiuto a superare il timore della morte e a confidare nell’amore sarei colpevole di questi misfatti?

La Filosofia: Proprio così: tu vuoi sconfiggere quello che non c’è. Gli uomini hanno paura solo di quello che tu gli metti in testa. Se fossero invece convinti di essere quello che sono, allora tutto sarebbe diverso…

La Teologia: Piano, piano. Tu dici che io li convinco di cose false. Perché è forse falso che l’uomo soffre ed è destinato a morire?

La Filosofia: Non c’è niente di più falso: l’uomo è eterno e non ha bisogno di un Dio per essere felice.

La Teologia: E allora, se è eterno, la morte non esiste?

La Filosofia: No. La morte non esiste.

La Morte (balzando fuori): Ehi, amica, tu mi stai simpatica, ma adesso mi pare che esageri.

La Filosofia: E tu chi sei e da dove sbuchi, conciata in questo modo?

La Morte: Beh, è difficile dirtelo così, su due piedi. Comunque sono proprio quella che tu consideri inesistente.

La Filosofia: Così finalmente ti vedo, morte mia!

La Teologia: Perché non guardi verso di me quando parli? E perché mi chiami “morte mia”?

La Filosofia (rivolto alla morte, sottovoce): Com’è che questa non ti vede?

La Morte: Perché è per lei che sono qui.

La Filosofia: Per lei? E io? Che c’entro con te?

La Morte: Tu mi neghi e io ti appaio. Ti va, come spiegazione? Ma ora occupati di lei, fino a che potrai. Quanto a me, sono un non apparente che appare: questo nomignolo mi garba proprio!

La Teologia: Prima mi fermi e ora parli da sola? Lasciami andare.

La Filosofia: Dove corri, dove vuoi andare. Fermati ancora un po’ con me. Cosa stavo dicendo?

La Teologia: Che la morte non esiste, che siamo eterni e che io sono una malcapitata che finirà per perdere il treno.

La Filosofia: Ascoltami, il tuo incontro mi ha fatto riflettere. Forse non è proprio come pensavo.

La Teologia: Caspita! Di colpo ti sei ravveduta?

la Filosofia (vedendo la morte avvicinarsi alla teologia): Inginocchiati e prega.

La Teologia (ha la morte alle spalle, a pochi centimetri): Ma che cosa ti piglia? Ora basta, debbo proprio andare. Mi aspettano a scuola, poi ho da andare da un vecchio, e poi ho la messa…

La Filosofia: C’è qualcosa di commovente e di ridicolo in tutto questo. Io vedo ciò che non appare e tu credi in ciò che non vedi.

La Teologia: Si fa fatica a seguirti, ma continua, ti prego, ho ancora un minuto

La Filosofia (vedendo la morte quasi afferrare la teologia): Quello che tu credi, in fondo, non è diverso da quello che a me non appare, almeno di norma.

La Teologia: Ma come mai ora non mi insulti più? Perché non dici più che sono i miei discorsi a creare quello che non c’è?

La Filosofia: Addio, amica, ora debbo andare.

La Teologia: Ah, ora sei tu che hai fretta: dove scappi così di corsa?

La Morte(tra sé) Lascia che vada, ora che ha capito tutto…

La Filosofia: Ti ringrazio, amica, ti ringrazio di cuore.

La Teologia: La vita è strana, e anche tu lo sei, ma ora devo proprio andare…

La Filosofia: Amica mia, tu che ti sapevi finita sei eterna e io che pensavo di essere eterna sono finita.

La Morte (alla filosofia, con durezza): Questa è morta, ma tu sei cambiata. Mi piacevi di più prima.

La Filosofia: Certo, prima, negando il nulla, affermavo la tua vittoria. Ora, affermando il nulla, ti ho tolto lo scettro.

La Morte: A me piaceva questa strana eternità in cui si muore scomparendo.

La Filosofia: A me piaceva quella strana morte che non toccava l’eternità. Ma ora ti ho conosciuta e non posso più dimenticarti.

La Morte: Addio: ora finalmente sei capace di amore. Beata te.

La Filosofia: Addio, rivelatrice della miseria umana. Non sono un dio. Questo è già qualcosa.

Emanuele Severino

Pubblicato il 22 gennaio 2020 nel blog: Come se non.

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