Papi e millenarismo al cinema. E nella realtà?

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Nelle ultime settimane sono usciti alcuni film su temi religiosi. Un interesse spesso scandalistico e fuorviante, ma capace di suscitare domande.

«Che c’azzeccano» (direbbe qualcuno), due papi, un papa vecchio e un papa nuovo, un Messia che ritorna e l’attenzione dei media (soprattutto il cinema) verso tematiche religiose e millenariste?

Assistiamo nelle ultime settimane ad un interesse sui temi religiosi in chiave scandalistica che oscurano però le notizie vere, tipo l’ultimo rapporto sulla persecuzione dei cristiani nel mondo. Questo sì un tema drammatico di vita e soprattutto di morte. Il nostro Occidente è invece “altrove”. E tuttavia qualche considerazione si può fare. I media e il cinema offrono degli spunti sul presente.

religione nel cinema

Due film sui papi

Partiamo dal surreale film I due Papi: verboso, certo ben costruito, con due attori eccezionali, del tutto fantasioso nella ricostruzione di un Ratzinger che discute con Bergoglio e gli anticipa l’intenzione di lasciare e quale possa o debba essere il futuro della Chiesa.

La realtà di oggi (soprattutto!) dimostra che non c’è niente di neanche lontanamente possibile nella proposta del regista.

Invece The New Pope, sebbene abbia alcuni dialoghi folgoranti, è una grande occasione mancata. Non per l’eccesso di pruderie (fastidiosa e inutile), bensì per l’errore di partenza, un errore di fondo. Mettiamola così: un papa in coma non può venire sostituito da un papa nuovo con un conclave, a meno che non abbia lasciato scritto che desidera l’interruzione dei trattamenti sanitari che lo tengono in vita (tre interventi falliti di trapianto di cuore… non è accanimento terapeutico?!).

Se il regista avesse seguito la strada di un papa in coma e di quello che accade di conseguenza in una struttura gerarchica dove non può più avvenire qualunque decisione importante (dalle nomine in poi) e strategica, forse sarebbe stato più interessante; più difficile certo nella sceneggiatura, però, dal punto di vista dell’impatto, sarebbe stato un tema di estrema attualità. Pensiamo alle polemiche alle questioni del fine-vita, le dichiarazioni anticipate di trattamento, l’accanimento terapeutico. E sono temi bioetici globali e vitali in tutto il mondo, non solo in Occidente.

Invece, abbiamo il conclave, la scelta di un papa (Francesco II, addirittura!) che muore dopo pochi giorni (già sentito?), le ipotesi di complotti e una nuova nomina che, naturalmente, non andrà nella direzione di chi l’ha voluta.

Francamente già visto. Anche se alcuni dialoghi sono davvero “fulminanti”, come quello in cui al cardinale “sir” John Brannox, nella tenuta di campagna in cui vive, la delegazione vaticana gli chiede come abbia fatto a convertire tanti anglicani. E la risposta di “sir” John Brannox (John Malkovich) è: «Parlando di altre cose. Per anni, le stanze di questa residenza sono state un tempio per incontri spensierati. Le persone si aspettano che i sacerdoti parlino di religione. Ma sapevo che una religione rivelata doveva essere poetica. Quindi parlavo con loro del golf, di Holderlin, di Montale e della squadra di calcio dell’Arsenal e del modo delle donne di incrociare le gambe. Poesia! E scoprivano cosa significa essere cattolici, significa essere tutto, perché tutto appartiene alla grazia di Dio. Potevo sentirmi parlare e ho capito che stavo recitando una parte». Un dialogo da meditare.

Il millenarismo

Il millenarismo è nella fiction Messiah, molto ben costruita, che immagina l’avvento sulla scena di un profeta – naturalmente in Palestina – che nessuno ha mai visto prima, capace di scompaginare gli schemi preconcetti delle diverse religioni. E con la Cia alle calcagna perché convinta di avere a che fare con un pericoloso sabotatore politico, mentre un pastore protestante negli USA diventa un accanito fan del nostro profeta.

Lascio ai lettori il piacere (se vorranno) di scoprire il seguito delle vicende qui accennate in quanto cinema e televisione aprono in questo caso uno scenario di riflessione sul presente e sul futuro.

«Che c’azzeccano?» – era la domanda iniziale. Forse il focus è che la religione è un evergreen per gli sceneggiatori. Tuttavia la Chiesa cattolica, nel suo complesso, non ha la capacità di riflettere allo stesso modo su se stessa. Questa è la vera occasione perduta.

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Un commento

  1. Enzo Gobbi 19 gennaio 2020

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