«Trialogo»: per ri-pensare il pensiero

di:
piero coda

Il teologo Piero Coda

Sono molte e autorevoli le voci che descrivono come la più radicale sfida del nostro tempo quella di «ripensare il pensiero». Così M. Heidegger, che già a ridosso del secondo conflitto mondiale in Was heißt denken? affermava che «ciò che è più da considerare è che ancora noi non pensiamo, continuiamo a non pensare, benché la situazione del mondo diventi sempre più preoccupante». Più di recente, nel suo La Tête bien faite E. Morin invita a «riformare il pensiero» per poter così «pensare in modo aperto e libero» la realtà nella sua complessità e coglierne «ciò che è tessuto insieme».

Anche papa Francesco si fa eco di quest’urgenza quando sottolinea nella Veritatis gaudium che, per affrontare la crisi insieme antropologica e socio-ambientale che caratterizza il cambiamento d’epoca che viviamo, è necessario un «radicale cambio di paradigma» (n. 3).

Ontologia trinitaria

Il fatto è che, sin dagli albori della modernità, si è fatta strada – fino a diventare pressoché predominante – una forma di razionalità meramente funzionale, calcolante e tecnocratica che propizia la messa tra parentesi e persino l’oblio dell’insopprimibile impegno personale nella ricerca della verità e nella pratica della giustizia che permette di considerare e implementare il destino dell’umanità come una sola famiglia nel concerto ospitale della casa comune.

Una razionalità frammentata, meramente procedurale e ferita dall’indifferenza come quella oggi prevalente si mostra ogni giorno di più incapace di affrontare le principali sfide della contemporaneità: la globalizzazione, la povertà e le disuguaglianze sociali, la crisi ecologica, la rivoluzione tecnologica digitale, biogenetica e robotica, la sete di senso, di bellezza e di amore. Tutto ciò richiede piuttosto l’esercizio rigoroso, libero, solidale e creativo di un pensare, discernere e agire capaci di affrontarle con effettiva responsabilità e realistica incidenza.

È in questo panorama che si staglia l’ardita avventura dell’ontologia trinitaria: un pensare che scaturisce «dalle viscere della Rivelazione» (A. Rosmini). A partire dalla presa d’atto che – come dichiarava con incisiva lucidità e lungimirante realismo K. Hemmerle nelle sue Thesen zu einer trinitarischen Ontologie (1976) – «ciò che è il distinguente della realtà cristiana non ha ridefinito a lungo termine la precomprensione del senso dell’essere».

Insomma, non siamo stati ancora in grado di vivere, pensare, operare e rendere ragione del fatto che «se Dio è il [Dio] Trinitario e come il Trinitario ha la sua storia nella nostra storia, la nostra situazione umana fondamentale, il nostro pensare ed essere, anzitutto l’essere sperimenta una conversione» (K. Hemmerle).

Il che implica che il nostro vivere e pensare sono chiamati ad assumere e trafficare la grazia e la responsabilità di essere radicati in quel luogo relazionale in cui il Padre dona al Figlio la sua stessa Claritas (cf. Gv 17,22) in modo che tutti noi ne diventiamo i destinatari e attori: affinché – vivendo i rapporti tra noi e con tutte le creature nell’agápe – possiamo contemplare e plasmare l’intera realtà con e in questa Luce.

Trialogo

Per rispondere con parresia ed efficacia a questo ormai indifferibile appello a «ripensare il pensiero» nasce l’Associazione «Trialogo», con il teologo Piero Coda come presidente e il filosofo Massimo Donà come vicepresidente, a supporto del progetto editoriale e di ricerca del Dizionario Dinamico di Ontologia Trinitaria (DDOT, Città Nuova).

L’associazione promuove attività culturali, di ricerca e studio che mirano al recupero della dimensione veritativa e unitaria del pensiero nella luce della rivelazione di Dio in Gesù, innanzitutto a partire dal dialogo tra filosofia e teologia e da qui con i diversi ambiti del sapere. L’invito è a imboccare nuovamente «la via umile e maestra di un pensare che scaturisce dal vivere gratuitamente e responsabilmente immersi nella luce bella della verità e nella ricerca giusta di una felicità da tutti realisticamente, e in armonia col creato, condivisa»: così si legge nel Manifesto, primo e programmatico volume del DDOT.

Il nucleo dell’associazione è composto da studiosi, ricercatori e operatori culturali provenienti da diversi ambiti disciplinari ed è caratterizzato da una forte intergenerazionalità. Pur essendo appena nata, può già contare su di ricca rete di partner e di collaboratori, in ambito locale e internazionale.

Progetti

Tra i prossimi progetti, la pubblicazione del quinto volume del DDOT[1]: Il grembo di Dio – firmato da Pierangelo Sequeri –, del sesto volume curato da Vito Limone e Ilaria Vigorelli dedicato al IV secolo, tappa cruciale nel confronto tra la filosofia di matrice greca e il dogma cristiano – con saggi di Giulio Maspero, John Milbank e Massimo Donà –; e un seminario di ricerca e di dialogo in preparazione del volume successivo sul rapporto tra fenomenologia e rivelazione, che sarà curato da Antonio Bergamo e Tommaso Bertolasi e che conterrà saggi di Emmanuel Falque, Carla Canullo, Carmelo Meazza, Daniel López e Eduard Prenga.

L’associazione si farà, tra breve, promotrice di un primo incontro con un gruppo di filosofi e teologi a Madrid per il lancio di un analogo progetto editoriale a quello del DDOT in lingua spagnola. In questa stessa linea, altre incipienti collaborazioni si delineano sul fronte anglosassone, francese e tedesco. Segnale dell’effettiva incidenza di questa forma di nuovo pensare sul territorio, la promettente collaborazione, ad esempio, col Centro di Cultura per lo Sviluppo «G. Lazzati» di Taranto, presieduto da Domenico Amalfitano.

Per conoscerne di più sulle attività promosse dall’associazione si possono consultare:


[1] Il progetto del DDOT ha finora visto pubblicati 4 volumi: il primo, che presenta il «Manifesto» del progetto; il secondo che ripropone le «Tesi» di Hemmerle, con testo tedesco a fronte, una nuova traduzione e tre saggi di lettura; il terzo dedicato al lemma «Unità», tra metafisica, teologia e cosmologia; il quarto che tematizza «Il grido», nell’arte, nel contesto della costruzione di una cosmopoli segnata dal grido dei poveri e della terra, e nell’attestazione biblica del grido del Crocifisso)

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Un commento

  1. Fabio Cittadini 19 maggio 2023

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