Il Vaticano e i mezzi di comunicazione

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Il primo nato è L’Osservatore romano classe 1861. Più giovane, si fa per dire, Radio vaticana con i suoi 85 anni di vita, seguita dal Centro televisivo vaticano (1983) e dal sito internet che ha debuttato in rete nel 1997. Senza dimenticare la Sala stampa che vede la luce con l’esperienza del Concilio Vaticano II e la nuova esperienza della Libreria editrice vaticana (Lev) targata 1926. Ultima tappa di questa cronistoria il 27 giugno 2015 quando papa Francesco, con un motu proprio, ha deciso di ripensare il sistema comunicativo creando una Segreteria per la comunicazione della Santa Sede. Si tratta di un organismo che va a collocarsi al livello dei due principali dicasteri vaticani, cioè la Segreteria di Stato e la Segreteria per l’economia.

A spiegare questa “rivoluzione” di Francesco martedì 24 maggio a Bologna, nell’ambito di un convegno universitario promosso dalla Scuola superiore di studi umanistici, è intervenuto mons. Dario Edoardo Viganò, prefetto della Segreteria per la comunicazione della Santa Sede. «Non si tratta semplicemente di coordinare i media esistenti – ha spiegato mons. Viganò – ma di ripensare il flusso comunicativo. E in questo progetto ovviamente l’assetto tecnologico è fondamentale. In altri termini parliamo di convergenza digitale e per fare questo stiamo sviluppando una piattaforma unica dove gli utenti potranno trovare immagini, video, video-live, news, documenti testuali e podcast radiofonici. Sarà un portale multilinguistico e multiculturale non solo perché comprenderà una trentina di lingue, ma per il fatto che in ogni lingua e cultura sarà costruito un racconto. Spiegare e parlare di papa Francesco all’Argentina, per esempio, è diverso rispetto a un racconto per l’India. Questo è un grande lavoro che ci terrà impegnati per tutto quest’anno».

Ma i progetti e le novità sono già in cantiere anche per un altro fronte. «Per il 2017 – sostiene invece mons. Viganò – la sfida che ci attende è quella di ripensare alla Libreria editrice vaticana con un suo progetto editoriale molto forte che risponda al mandato proprio di questa realtà. E naturalmente toccheremo anche L’Osservatore romano che per noi è un po’ la Gazzetta ufficiale. Cercheremo di capire come mettere insieme da un lato il mantenimento di una forma tradizionale e però anche un deciso orientamento verso la piattaforma digitale».

La riflessione comincia ad avere invece contorni più delineati per quanto riguarda Radio vaticana. «È una radio solo nominalmente – conferma  – perché oltre l’85% delle risorse economiche e umane sono dedicate allo sviluppo di pagine web. Rimane “105”, la radio italiana con alcune inserzioni in lingua come l’arabo, l’inglese e lo spagnolo ma il suo palinsesto andrà modificato perché è ancora di programmi e non di flusso. Ci sarà della fatica per individuare un target. Di sicuro svilupperemo una app Radio vaticana continuerà invece a fare il suo lavoro con le relazioni linguistiche nell’unico grande portale».

Il cambiamento passa anche dalla comunicazione personale che Francesco ha messo in campo in prima persona. «Il papa – ha concluso monsignor Viganò – ha un andamento di tipo discorsivo, sembra quasi interagire con il suo interlocutore. Ha uno stile non astratto e concettuale, ma molto più “storyteller”: insomma racconta delle storie e questo permette di capire meglio i segreti profondi di quello che vuole dire».

Pubblicato su Bologna7/12Porte

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