18 giorni con papa Giovanni

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Sotto il Monte, Giardino della pace

Sotto il Monte, Giardino della pace (dettaglio)

È stata una significativa esperienza spirituale quella che ha vissuto la diocesi di Bergamo nei 18 giorni di “peregrinatio” dell’urna con il corpo di papa Giovanni concessa da papa Francesco e positivamente accolta da tutti.

È toccato al cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, concludere questa «gioiosa testimonianza di fede e di amore e che lascia ben sperare per il futuro», come l’ha definita nella celebrazione della santa messa di sabato 9 giugno scorso a Sotto il Monte, paese natale del grande papa del Concilio. «Questa peregrinatio è stata un evento di grazia, che ha registrato una straordinaria partecipazione di fedeli, moltissimi dei quali si sono accostati ai sacramenti, in particolare alla confessione. Si è trattato di un’iniziativa che ha coinvolto profondamente l’intera diocesi di Bergamo», sono sempre parole del cardinale Segretario di Stato.

Una “peregrinatio” inusuale

L’urna era giunta a Bergamo il 24 maggio e, nel centro della città, erano presenti ad accoglierla una grande folla con autorità e rappresentanti delle varie istituzioni per ripartire nuovamente alla volta di Roma domenica 10 giugno.

Tra i momenti più suggestivi le ordinazioni presbiterali di tre giovani alla presenza del santo papa, la visita dell’urna al carcere, in ospedale, al santuario della Cornabusa e, ovviamente, al paese natale che Giovanni XXIII non aveva mai dimenticato.

Una solenne messa di ringraziamento col vescovo di Bergamo ha suggellato quasi 20 giorni di intensa spiritualità attorno ai grandi temi del pontificato: il concilio, la pace, l’aggiornamento della Chiesa per essere davvero al passo dei tempi in un cammino di popolo di Dio.

La gioia del vescovo, Francesco Beschi, per la concessione da parte di papa Francesco di questa non usuale “peregrinatio” era palpabile e l’ha anche espressa accogliendo il card. Pietro Parolin: «Attraverso di lei – ha detto – vorremmo manifestare i nostri sentimenti anche a papa Francesco che ha concesso che le reliquie del Santo compissero questo viaggio nella terra bergamasca che le ha accolte con gioia e fede. Da questa esperienza essenzialmente spirituale raccogliamo la possibilità di incarnare ancora oggi la fede nel Vangelo nel modo così luminoso che papa Giovanni ci ha testimoniato».

Dai “libriccini” al Vaticano II

Nell’omelia a Sotto il Monte il Segretario di Stato vaticano ha ripercorso i tratti più rilevanti della vita e del magistero di papa Giovanni, soffermandosi anche sui primi tratti della sua vita, dall’infanzia in terra bergamasca fino al soglio pontificio, evidenziando il suo totale affidamento al Signore. «Con umiltà e saggezza – ha detto – è stato riconoscibile presenza di Dio fra gli uomini, un ponte fra cielo e terra. Nelle sue parole e nei suoi gesti abbiamo scorto autorità e gentilezza, audacia e prudenza». «È qui a Sotto il Monte che ha mosso i suoi primi passi – ha ricordato –, scarso di beni materiali, ma ricco di vita cristiana». Ha espresso anche la gioia e la sorpresa per aver visto alla Fondazione Giovanni XXIII «i libriccini su cui Angelo Roncalli cominciava a tracciare la storia della sua anima». Ha sottolineato quindi la sua capacità di «dare speranza anche nelle situazioni più difficili», di «leggere nei fatti della storia la grandezza del disegno di salvezza di Dio», di perseguire una «perenne ricerca del bene».

Non poteva mancare nell’omelia il riferimento all’opera forse più rilevante per l’anziano papa, il concilio Vaticano II da lui voluto e portato avanti con convinzione. Da lì è partita quella ventata nuova dello Spirito che ha dato avvio ad una fase nuova nell’ecumenismo, ad una grande Riforma della Chiesa e della sua presenza nel mondo, anche se sempre da perseguire, ad una grande opera di pace e di riconciliazione tra le nazioni.

Riferendosi ai diciotto giorni della peregrinatio dell’urna, il cardinale Parolin l’ha definita «evento di grazia che ha coinvolto l’intera diocesi in una gioiosa testimonianza di fede e amore». «La “peregrinatio” – ha detto ai circa millecinquecento fedeli presenti – vi ha fatto incontrare più da vicino con un compaesano illustre, uno che, da vostro fratello, vi è diventato padre». Ha quindi espresso un augurio: «Fratelli, fidatevi del Signore, così come fece papa Roncalli. È dalla fede totale in Dio che scaturiscono tutte le sue caratteristiche che oggi possiamo ricordare. Lasciate che il Signore entri nelle vostre case, nei luoghi di studio e lavoro, che abiti i vostri sentimenti, i progetti e gli svaghi. Affidatevi a lui che può fare di ciascuno un giardino che diffonde profumo di bene».

Il coraggio della profezia

«La sua fede rocciosa – sono ancora parole del card. Parolin – si trasformava in intrepido coraggio. Sicuro della presenza e dell’assistenza perenne dello Spirito Santo alla sua Chiesa, poté assumersi la responsabilità di indire un concilio ecumenico che radunasse l’intera Chiesa per aggiornare il modo di proporre la verità evangelica, per trovare linguaggi e metodi adatti a far incontrare l’uomo contemporaneo con le perenni verità del Vangelo, facilitando l’incontro dell’uomo con il suo Salvatore».

«Giovanni XXIII – proseguiva l’omelia – lasciava trasparire un linguaggio e un’azione profetica. Egli non misurava la bontà dei risultati nell’immediato, ma si prefiggeva di spargere semi che a suo tempo avrebbero dato frutto. La serena e sovrana libertà interiore del suo animo era percepibile dai suoi interlocutori che scorgevano in lui l’uomo di Dio, che pensa e agisce con magnanimità, che suscita e incoraggia il bene, che, in un mondo diviso e lacerato, vuole essere segno di concordia, che non dispone di altra agenda da far avanzare che quella della verità, del bene, della pace».

Nelle linee tracciate dal vescovo in preparazione alla peregrinatio c’erano parole come «povertà, anima, cordialità, ecumenismo, che formano l’acrostico pace». E frutto di essa sono ancora una volta «la povertà di spirito, la profondità dell’anima, la luminosità della cordialità e il coraggio dell’ecumenismo».

«Non dimenticate mai – ha concluso l’omelia del cardinale a Sotto il Monte – queste altre parole pronunciate da papa Giovanni, che in queste giornate della peregrinatio vi hanno condotto, come temi spirituali, passo per passo: “Figli di Bergamo, di questa Chiesa che amo, fatevi coraggio, fatevi onore… Richiamo a tutti voi ciò che vale di più: Gesù Cristo, la Chiesa, il Vangelo”. “Vi esorto a progredire nella bontà, nella virtù, nella generosità, affinché i bergamaschi siano sempre degni di Bergamo”. San Giovanni XXIII, prega per noi, affinché possiamo camminare nella luce e nella grazia del Signore ogni giorno della nostra vita e compiere bene il nostro pellegrinaggio terreno, la nostra santa peregrinatio».

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