Cari fratelli divorziati e risposati

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Il 15 aprile 2018 il vescovo di Cesena-Sarsina, Douglas Regattieri, ha scritto una lettera indirizzata agli sposi che vivono situazioni di separazione, di divorzio e di nuova unione dal titolo “Le grazie del Signore non sono finite, non sono esaurite le sue misericordie”. Al termine di essa, il vescovo ha fornito i recapiti di sacerdoti, coppie di sposi e istituzioni che si prestano per un cammino di discernimento (cf. Corriere Cesenate, 12 aprile 2018).

Carissimi fratelli e sorelle,

è da poco che ho maturato l’idea di questa lettera, ma da tempo le tante situazioni difficili delle famiglie sono presenti nel mio cuore di pastore e nella mia preghiera.

Sono stato sollecitato a scrivervi da papa Francesco, dai due Sinodi sulla famiglia, dall’esortazione Amoris laetitia e dalle tante situazioni di sofferenza legate a persone che, come voi, hanno celebrato il loro matrimonio in Chiesa e poi ne hanno sperimentato il fallimento e hanno iniziato un’altra convivenza stabile magari anche con il matrimonio civile.

Consapevole delle laceranti ferite che vi hanno toccato, desidero entrare in casa vostra, in punta di piedi, mettendomi in atteggiamento di ascolto e di dialogo.

Perdonate la franchezza. Non voglio sembrare invadente e inopportuno. Solo se dimostrate interesse potrà realizzarsi il dialogo che desidero tessere e favorire una reciproca conoscenza e stima. Per questo – in calce alla lettera – trovate i miei riferimenti telefonici e informatici; qualora desideraste avere con me un colloquio, sono disponibile a incontrarvi, conoscervi e dialogare con voi. Non abbiate paura a contattarmi.

Spero che questa lettera non susciti meraviglia perché, in questo caso, significherebbe che siamo estranei. No, non siamo estranei, anche se non ci conosciamo per nome, perché è la fede in Cristo che ci unisce e ci fa comunque sentire fratelli, appartenenti tutti alla stessa famiglia, la grande famiglia della Chiesa.

L’esclusione dai sacramenti della confessione e dell’eucaristia non costituisce motivo di frattura, di separazione e di allontanamento. Cristo vi ama, siete suoi figli. E la Chiesa pure vi ama.

Se mai in passato vi fossero stati nei vostri confronti atteggiamenti di giudizio negativo, di critica preconcetta e di aperto rifiuto, o da parte di uomini di Chiesa o di altri, sono a chiedere sinceramente perdono. Ma le vostre ferite sono anche le mie, sono nostre, sono di tutti. Siamo tutti, in forza del battesimo, membri dell’unico corpo.

Io, vescovo e tutti i miei confratelli sacerdoti, siamo chiamati ad aiutarvi a vivere e maturare come membra vive della Chiesa, sentendola come una madre che vi accoglie sempre, si prende cura di voi con affetto e vi incoraggia nel cammino della vita e del Vangelo.

Non solo. Vivendo in queste situazioni che finora abbiamo chiamato “irregolari”, ma che papa Francesco preferisce chiamare “fragili e imperfette”, voi potete esprimere il vostro amore a Cristo e alla Chiesa in modi diversi.

Le modalità di tale partecipazione alla vita della Chiesa possono essere tante. Cerchiamole insieme con prudenza ma anche con ferma decisione.

Occorre discernere con attenzione sotto la guida di un sacerdote, a cui affidare le proprie sofferenze, dubbi e incertezze.

Al di là dell’individuazione di servizi e impegni pastorali da assumere nella comunità cristiana, vale l’indicazione di coltivare “uno stile cristiano di vita attraverso la partecipazione alla santa messa, pur senza ricevere la comunione, l’ascolto della parola di Dio, l’adorazione eucaristica, la preghiera, la partecipazione alla vita comunitaria, il dialogo confidente con un sacerdote o un maestro di vita spirituale, la dedizione alla carità vissuta, le opere di penitenza, l’impegno educativo verso i figli” (Benedetto XVI, Sacramentum caritatis, 2007, 29).

Vi chiedo di non allontanarvi dalla vita di fede e dalla vita della Chiesa; vi sollecito perciò a partecipare nel giorno del Signore, alla santa messa, a fare la comunione spirituale.

Anche la missione educativa nei confronti dei vostri figli, che vi appartiene, resta un campo di azione importantissimo da condividere nella comunità cristiana.

Solo un cammino di discernimento, serio e continuativo con un sacerdote, potrà individuare la strada giusta da percorrere. Valutate le diverse situazioni, esaminata ogni cosa, anche l’aiuto dei sacramenti – qualora si accertasse la non grave imputabilità morale della vostra situazione – potrà essere previsto e di grande aiuto spirituale essendo i sacramenti non un premio per i perfetti ma un necessario aiuto per i pellegrini in cammino verso il Cielo. Per questo, il mio suggerimento è di non aver paura ad accostare un sacerdote di vostra fiducia che vi possa ascoltare, accompagnare, capire e indicare i passi da compiere.

Va da sé che egli vi chieda di non concludere che da un breve e fugace colloquio con un sacerdote possa scaturire il ‘permesso’ di fare la Comunione. Si sa che ci vuole tempo e pazienza.

Non chiedete ai sacerdoti di indicarvi  soluzioni facili o scorciatoie superficiali. Sarebbe un tradire l’intento della Chiesa che vuole invece valutare con attenzione ogni cosa e affiancarsi con serietà a chi è ferito. Nessuno di noi ha la pretesa che una medicina elimini immediatamente il dolore e guarisca.

Accanto ai sacerdoti possono esservi di grande aiuto anche coppie di sposi e famiglie cristiane che, grazie alla ricchezza della loro umanità, alla loro fede, esperienza di vita e competenza, sapranno accogliervi, ascoltarvi e camminare con voi. Pertanto vi indico alcune persone e istituzioni capaci di affiancarvi in quest’opera di discernimento.

Anzitutto i sacerdoti della diocesi sono disponili e in grado di ascoltarvi. Essi poi, se si riterrà necessario, sapranno indicarvi persone e istituzioni idonee per meglio discernere la vostra situazione. Di seguito trovate un elenco di persone a cui potete rivolgervi e con loro anche istituzioni diocesane e gruppi di aiuto coi quali potrete interagire con libertà e, spero, con frutto spirituale.

Vi auguro che possiate sempre avvertire e sentire il vostro vescovo e ogni sacerdote come segni della paternità di Dio e la Chiesa come la vostra famiglia e la vostra casa.

La Madonna del Popolo, la cui festa celebriamo in questi giorni, vi benedica e vi protegga.

Cesena, 15  aprile 2018

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