Ai miei studenti

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A volte, parole e contenuti (ma anche alcuni gesti) trasmessi come ogni anno scolastico agli studenti e alle studentesse incrociano vissuti nuovi e restituiscono sensazioni e voci imprevedibili.

Ripensando all’insegnamento di un anno di scuola da poco conclusosi con l’Esame di maturità, affiora una suggestione sempre più evidente e chiara. Quel famoso pensatore di Könisberg, le sue forme pure e a priori, la sua idea di legge morale che spinge ad azioni disinteressate, le sue conchiglie e i cieli stellati dalla bellezza libera da vincoli del tempo, hanno fatto breccia, più che nel passato, nei cuori di ragazze e ragazzi.

Anche chi ha faticato a leggere e incrociare il pensiero di  Kant, quest’anno ha avvertito un certo fascino per l’incontaminato e l’originario che il filosofo ammirava e difendeva. È forse accaduto per il tempo di pandemia in cui non sono mancati sforzi igienizzanti e distanzianti, spesso subiti ma per lo più considerati utili per una convivenza certamente desiderata? O è forse stato il bisogno di purezza che da sempre alberga nei più giovani e che alcune esperienze sollecitano?

Esigenza sentita più che espressa ma viva, colta in più domande e anche in silenziose ricezioni tra i banchi scolastici. L’azione morale non contrassegnata dal mero calcolo interessato sembra colpire chi quotidianamente fa esperienza di un utile da ricercare a tutti i costi.

Dall’utile più nobile come lo spendersi per una causa ecologista e di benessere sostenibile a quello del mercato, capace di accattivanti proposte pubblicitarie volte però a nascondere i guadagni di una minoranza sempre più pingue.

Ha fatto pensare quel bene non contaminato da esigenze di parte, così come lo sguardo sulla materia che – grazie a forme precostituite e proprie di tutta l’umanità – può avvicinare più sguardi e promuovere alleanze scientifiche e persino politiche. In questa estate di conflitti europei devastanti – in cui l’orologio della storia sembra sia arretrato di parecchi decenni – spero che i miei alunni e alunne da poco maturati non dimentichino quelle pagine della Pace perpetua in cui si prefigurano strategie scenari non utopici di fine guerra.

E così vorrei ricordassero quel breve articolo intitolato Risposta alla domanda che cosa è l’illuminismo, molto caro a M. Foucault che lo riprese proprio alle fine della sua vita quasi come suo testamento spirituale. Lì la difesa del “coraggio di conoscere” (“Sapere aude”) e la pubblica motivazione delle proprie ragioni – soprattutto se dissenzienti – aprono la strada alla ricerca di una libertà giustamente auspicata.

Io certo non dimenticherò quegli occhi attenti che sapevano far trasparire lampi di intesa nonostante una mascherina capace di zittire espressioni più vivaci e proprie di quell’età.

Li immagino ora su qualche spiaggia estiva tra qualche bella conchiglia e forse in ammirazione del cielo stellato. Ricorderanno che il Cammino verso Santiago di Compostela, percorso da pellegrini antichi e moderni, associa entrambe le icone?

Forse la lezione sui pellegrinaggi medioevali e sui labirinti nelle pavimentazioni delle cattedrali (che invitano a pensare a disorientamento e riorientamento) lungo le vie Francigena, Roma e Lattea, è stata dimenticata perché materia di qualche anno fa. O forse no…

Buon viaggio allora, care ragazze e cari ragazzi!

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Un commento

  1. Ilaria 19 luglio 2022

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