Gli articoli del ricercatore inesistente

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In Francia sta succedendo qualcosa di molto strano: è l’ascesa fulminea di Camille Noûs che, nell’ultimo anno, compare nella lista degli autori di 180 articoli che spaziano dall’astrofisica, alla biologia molecolare, all’ecologia. Non un fenomeno ma un’invenzione dell’associazione RogueESR per protestare l’idea che gli scienziati, per fare carriera, debbano scrivere tanti articoli che poi ricevano molte citazioni, dimostrando che questo obiettivo può essere raggiunto anche da qualcuno/a che non esiste.

scrittore

Spesso, tra colleghi che lavorano in gruppi grandi o piccoli, si discute su chi abbia i requisiti per firmare un determinato articolo. Comparire nella lista degli autori di un lavoro di punta può fare la differenza nella carriera delle persone. Tuttavia, negli ultimi mesi, in Francia, sta succedendo qualcosa di molto strano, con la comparsa di un autore veramente peculiare dotato di straordinaria produttività ma privo di qualsivoglia realtà.

Quando il gatto firma l’articolo

Attribuire un articolo anche a un autore fittizio non è un’idea originale. Gli esempi non mancano nella storia della scienza, ma sono tutti casi unici a carattere scherzoso; mentre oggi, per la prima volta, siamo di fronte a un fenomeno ripetitivo che vede un autore inesistente produrre moltissimo e ricevere centinaia di citazioni.

Iniziamo raccontando gli scherzi che sono passati alla storia, a partire dalla disavventura toccata a Ralph Alpher, dottorando di George Gamow, che nel 1948 avrebbe voluto pubblicare, insieme al suo professore, la teoria che avevano sviluppato sulla creazione degli elementi nei primi stati dell’esplosione dell’Universo. George Gamow, un fisico russo emigrato in USA, aveva grandi aspettativa per questo lavoro (che poi si rivelò solo parzialmente corretto) e, insoddisfatto di passare alla storia per un articolo firmato Alpher & Gamow, aveva deciso di includere l’amico Bethe per avere gli autori nella sequenza α, β, γ. Una decisione che non spiacque a Bethe ma fece infuriare Alpher, che temeva di non vedere riconosciuto il suo contributo in compagnia di due personaggi così importanti.

Ancora più insolita la ragione che ha spinto il fisico Jack Hetherington a decidere che il suo gatto Chester diventasse coautore di un suo importante articolo. La storia dice che Hetherington fosse pronto a inviare il suo articolo alla prestigiosa Physical Review Letters. Benché fosse l’unico autore, nel testo dell’articolo aveva usato la prima persona plurale: noi pensiamo, noi calcoliamo. Un amico gli fece notare che alla rivista non sarebbe piaciuto. Era il 1975 e cambiare “noi” con “io” avrebbe implicato ribattere tutto l’articolo. Per risolvere il problema Hetherington aggiunse un secondo autore, F.D.C. (Felix Domesticus Chester) Willard, che era il nome del padre di Chester. Non voleva che i suoi amici subodorassero il trucco.

Lo strano caso di Camille Noûs

Dopo questi due esempi del peculiare senso dello humor dei fisici, veniamo alla situazione attuale, che vede l’ascesa fulminea di Camille Noûs che, nell’ultimo anno, compare nella lista degli autori di 180 articoli che spaziano dall’astrofisica, alla biologia molecolare, all’ecologia. Per quanto riguarda l’astrofisica, ho controllato: nel 2021, compare in 23 preprint regolarmente archiviati. Un fenomeno? No, un’invenzione dell’associazione RogueESR per protestare contro la politica della ricerca del governo francese. ESR sta per Enseignement supérieur et la recherche, mentre rogue vuol indicare la ribellione.

Nell’ambito di una delle attività di protesta, RogueESR ha creato Camille Noûs con un nome proprio che in francese è unisex e un cognome che è un’elaborazione del pronome noi. La sua affiliazione, poi, è una garanzia: Lab Cogitamus (France).

Aggiungere Camille Noûs alla lista degli autori di un articolo significa protestare contro l’idea che gli scienziati, per fare carriera, debbano scrivere tanti articoli che poi ricevano molte citazioni, dimostrando che questo obiettivo può essere raggiunto anche da qualcuno/a che non esiste con una affiliazione di fantasia. È certamente un’idea interessante per iniziare una discussione sul valore delle liste di autori e sul grado di responsabilità che ciascuno di loro debba condividere ma è un’operazione che apre questioni di etica professionale e di correttezza nei confronti delle riviste scientifiche.

Mentre i co-autori degli articoli dovrebbero essere stati informati (e si presuppone che si siano dichiarati d’accordo, anche se in una rapida ricerca ho subito trovato un collega che è caduto dalle nuvole) lo stesso non si può dire per gli editori delle riviste che hanno pubblicato i lavori dell’autore inesistente, che adesso si vedono costrette a rettificare la lista degli autori cancellando Camille Noûs. Conseguenze reali di un’entità immaginaria.

 

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