Humanae vitae

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La Cattedra Internazionale di Bioetica Jérôme Lejeune organizza il 19 e 20 maggio 2023 a Roma un Congresso internazionale su “Humanae vitae, l’audacia di un’enciclica sulla sessualità e la procreazione”. Il Congresso è rivolto a giovani, coppie, formatori, sacerdoti, medici, farmacisti, teologi… che vogliono (ri)scoprire questa chiamata profetica a favore della dignità dell’amore umano e della vita umana. Confrontandosi con le difficoltà del mondo contemporaneo, con le testimonianze di coppie e medici, il Congresso sarà l’occasione per scoprire l’audacia di questo testo di riferimento, vero baluardo contro la manipolazione della vita umana e invito ad accogliere la vita. Pubblichiamo l’indirizzo di saluto del card. Zuppi ai convegnisti.

Desidero manifestarvi il mio apprezzamento per l’iniziativa di questo Convegno. Affrontate interrogativi molto importanti che sembrano aver perso interesse. Per molti nostri contemporanei sono ormai ritenuti insignificanti e ritengono non valga neanche più la pena di parlarne. Le risposte sono date per scontate.

Anche molti credenti si trovano in questo medesimo atteggiamento, per cui viene ritenuto irrilevante per l’insieme della vita di fede o, addirittura, costituisce piuttosto un ostacolo all’esperienza e alla comprensione del Vangelo!

Questo divario sempre più largo e profondo non può certo essere eluso. Dobbiamo seriamente interrogarci sui problemi che la distanza tra le indicazioni del magistero della Chiesa circa la generazione della vita e il vissuto quotidiano della società in generale, ma anche dei cattolici stessi. Non possiamo farci condizionare dal timore che si produca confusione, perché la confusione è già presente e si presenta come indifferenza o ascoltare altre convinzioni.

Il messaggio della Chiesa è un insieme unitario e complesso e dobbiamo tenere conto delle ricadute che queste hanno su tutto l’insieme dell’annuncio della Buona notizia.

C’è su questo punto uno stretto collegamento con quanto papa Francesco afferma riferendosi alla Chiesa come ospedale da campo sempre nello sguardo pastorale indispensabile per l’annuncio del vangelo di Gesù Cristo.

Gli interrogativi che riguardano l’etica sessuale e coniugale sono sentiti profondamente e le comunità ecclesiali continuano a porsi molte domande. È un dato che emerge anche da diverse relazioni che sono giunte dalle Conferenze episcopali di tutto il mondo in preparazione al Sinodo. Molte si interrogano su come le indicazioni su questa materia nella loro attuale formulazione siano corrispondenti al sensus fidei fidelium e come possano essere effettivamente di aiuto al cammino di fede delle persone.

Anche i teologi si confrontano sulle diverse possibilità che si possono individuare e che potrebbero indicare un rinnovamento delle prospettive. Del resto papa Francesco ha ribadito che la tradizione non è “indietrismo” e ha spronato i teologi ad “andare oltre”, con fedeltà creativa (Discorso alla Commissione teologica internazionale, 24 novembre 2022).

A questo proposito sono lieto di vedere nelle associazioni teologiche una certa vivacità. In Italia sono state organizzate diverse giornate in cui sono intervenuti relatori con sensibilità e impostazioni teoriche differenti, sempre nel tentativo di discernere le sfide attuali.

Trovo molto importante che si eviti di procedere per circoli ristretti e omogenei, che alla fine avrebbero l’intento di ribadire le posizioni dei partecipanti, senza attivare un dialogo sincero e autentico. Non dobbiamo favorire la logica sterile degli schieramenti, facilmente e indebitamente amplificata dagli organi di stampa.

Sono certo che affronterete questi temi in una prospettiva d’insieme e con la necessaria attenzione ai cambiamenti che si sono realizzati negli ultimi decenni, per riaffermare la verità della Chiesa.

Quanti cambiamenti si sono realizzati nel campo delle tecnologie e nella cultura!

Nel primo ambito la possibilità di intervenire su processi biologici un tempo praticamente indisponibili è molto cresciuta. Sia la contraccezione sia la riproduzione assistita hanno modificato l’ordine concettuale della procreazione, cioè gli strumenti teorici con cui la descriviamo e ne rendiamo conto.

Nell’ambito culturale, le scienze umane ci hanno istruito sulla molteplicità di significati (già adombrati nei “molteplici beni e fini” di GS 48) che si intrecciano nelle relazioni della coppia e nelle relazioni tra genitori e figli, in uno stretto collegamento tra nascere e generare, tra vita ricevuta e vita donata.

Ecco perché è necessario interrogarsi su come la questione posta da Humanae vitae possa continuare ad alimentare la comprensione del nesso che intercorre tra sessualità, amore sponsale e generazione, che è emerso con maggiore chiarezza nella luce della prospettiva personalista.

È così necessario collegare le forme fondamentali attraverso cui la vita umana si affaccia nel mondo e la sintonia primordiale, la fonte originaria della vita.

È questo che sta particolarmente a cuore alla Chiesa ed è il motivo per cui ci ritorna sopra di frequente: nel mistero della generazione è in gioco (anche se non sempre in modo esplicito) la concezione costitutivamente filiale dell’essere umano, che si trova in vita ricevendosi nel proprio corpo per iniziativa di altri.

È un’esperienza fondamentale che permette di percepire la vita come amabile e degna di fiducia, con tutte le implicazioni che questo comporta per ogni persona, ma anche per l’intera convivenza umana.

Grazie di cuore per la vostra riflessione, per la passione e l’intelligenza con cui arricchite la voce della Chiesa e vi faccio i migliori auguri per un lavoro proficuo e costruttivo.

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