Belgio: non banalizziamo l’aborto

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Davanti alle proposte di alcune parti politiche di un possibile allargamento delle condizioni per l’aborto in Belgio il card. Joseph De Kesel e i vescovi del paese hanno pubblicato  il 12 novembre una dichiarazione che pubblichiamo.

A distanza di appena un anno dall’esclusione dell’aborto dal codice penale nel nostro paese si sollecita una nuova revisione della legge. Si vuole allargare la possibilità di praticare l’aborto fino alla 18ma settimana di gravidanza e ridurre il tempo di riflessione obbligatorio da 6 giorni a 48 ore.

Al di là della modifica pratica si tratta di una cambiamento di significato dell’interruzione di gravidanza: l’aborto diventa un intervento medico ordinario.

La legge può sì considerare l’aborto come un semplice atto medico, ma non sarà vissuto così. Se ne può uscire stordite e disperate. Suggerendo che si tratti di un intervento ordinario la legge non tiene per nulla conto delle ricadute personali e del vissuto di queste persone. Perché sollecitare ancora consiglio o aiuto? Si rischia, fin dall’inizio di prendere la questione alla leggera. Smarrimento e solitudine saranno ulteriormente esasperati.

Considerare l’aborto come un semplice atto medico vuol dire farne un diritto. Chi pone delle questioni o rifiuta l’aborto ne dovrà rispondere. Questo è applicabile sia al medico come alla donna interessata. Invocare la libertà di coscienza sarà sempre più difficile anche nel caso fosse mantenuta.

Lo stato di diritto garantisce la protezione della dignità umana e dell’integrità fisica di ciascuno. Non è la stessa cosa per la vita umana nascente? Perché operare come se non fosse ancora vita? Dov’è il limite? Perché proprio in quel momento? Perché queste domande sono così raramente, se non mai, affrontate nei dibattiti?

Delle resistenze sono avvertibili nei media, nell’ambito medico e universitario. Non provengono da prospettive ideologiche particolari. È un problema che concerne tutta la società e ciascuno di noi. È come se le argomentazioni non avessero più rilievo.

È incomprensibile che una questione di tale importanza e così delicata sia trattata  in maniera frettolosa e senza una preventiva discussione di fondo.

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