Etiopia: effetti devastanti della guerra in Ucraina

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La guerra scatenata dall’aggressione russa all’Ucraina potrebbe avere effetti davvero pesanti per l’economia etiope. Nella realtà dei fatti, la guerra sta già mettendo pressione su molti sistemi economici del continente africano. Focus on Africa, 29 marzo 2022.

I due paesi in conflitto sono responsabili di un terzo delle esportazioni di grano, mais ed olio di semi di girasole in Medio Oriente ed Africa e ciò si sta riflettendo sulle riserve e sul costo di alcuni prodotti. Un peso al quale va aggiunto l’aumento del prezzo del greggio che sta facendo lievitare il costo del gasolio, incrementando notevolmente i costi per la logistica e per il trasporto, richiedendo misure immediate da parte del governo per tentare il contenimento di effetti oltremodo negativi sulle imprese e sulla popolazione.

Misure che non basteranno a limitare la portata della penuria e dei prezzi, se il conflitto non troverà una soluzione veloce, e che spingeranno il paese a diversificare i fornitori commerciali e a sostituire alcuni prodotti importati con altri autoctoni, aumentandone la produzione interna, azioni per nulla facili e che pretenderanno del tempo.

Dipendenza

L’Etiopia non ha una filiera di fornitori tanto diversificata per resistere ai contraccolpi economici di una crisi mondiale di tale portata, anche se dal 2016 il paese ha cercato di ampliare la produzione interna di alcuni alimenti, come lo zucchero o il grano, proprio per avere maggior spazio di manovra in tal senso.

Il governo etiope ha annunciato un piano per aumentare la superficie dedicata alla coltivazione di grano estivo dagli attuali 160mila a 400mila ettari. Secondo le informazioni fornite da Isayas Lemma direttore per lo sviluppo delle colture presso il ministero dell’Agricoltura, l’Etiopia intende raggiungere l’autosufficienza e diventare un esportatore netto di cereali, partendo dal punto che insieme ad Egitto e Marocco è già uno dei primi tre produttori di grano in Africa.

Secondo le previsioni fatte dal ministero l’obiettivo è riuscire ad avere un raccolto di circa 1,6 milioni di tonnellate.

Ma per ora il tutto è ancora iscritto nel «libro dei sogni» e il paese si trova a fare i conti con periodi siccitosi sempre più ciclici, legati anche ai cambiamenti climatici, a stagioni delle piogge sempre più incerte che rendono difficile ogni progettazione o implementazione a livello industriale.

Piove sul bagnato

C’e poi da sottolineare come il conflitto che dal Novembre del 2020 sta insanguinando il paese, che ha sostanzialmente fermato la produzione agricola in intere regioni, come nel Tigray  e in alcune zone della regione Ahmara e la siccità che sta colpendo le regioni orientali del paese, come la Regione somala, l’Oromia e Regione delle nazioni, Nazionalità e popoli del Sud stiano rendendo la situazione davvero esplosiva, dove si registra la morte per mancanza di acqua di oltre 200mila capi di bestiame e dove si teme per una crisi, che potrebbe essere la peggiore degli ultimi 40 anni.

Nei giorni successivi all’invasione russa dell’Ucraina si era già registrato un aumento davvero considerevole dei prezzi di diverse derrate alimentari rispetto allo scorso anno: + 21% del mais, + 35% del grano, + 20% dei semi di soia e + 11% dell’olio di semi di girasole. Dati ai quali fa seguito l’impennata del tasso di inflazione attestatosi al 33,9% nel mese di Febbraio.

Purtroppo, come registra la FAO, il prezzo del grano, spinto anche dalla speculazione che soffia sul fuoco, sta registrando i suoi massimi storici. Se in Europa, almeno fino ad oggi, il tema rimane fortemente economico, in Etiopia è invece profondamente politico e potrebbe avere un impatto sociale non calcolato.

Una società, quella etiope, alle prese con tensioni a livello etnico in gran parte del paese e con un conflitto, che oltre ad andare avanti da ben 17 mesi ha provocato la più grave crisi umanitaria a livello mondiale mai registrata.

Al netto della tregua a scopo umanitario dichiarata dal governo di Abiy Ahmed, l’Etiopia si troverà di fronte a sfide davvero impegnative. 9,5 milioni di persone in tutta l’Etiopia settentrionale (nel Tigray in modo particolare, nella regione Afar, in varie zone dell’Oromia e della regione Ahmara) necessitano di aiuti umanitari immediati, di accesso a servizi di comunicazione e bancari, di carburante, di servizi sanitari di base e di medicinali per gli ammalati.

Se a ciò, si andranno ad aggiungere tensioni verosimilmente determinate dall’aumento dei prezzi degli alimenti di base, l’Etiopia potrebbe divenire una bomba ad orologeria.

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