Haiti, in attesa del virus

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Venerdì scorso – 20 marzo – sono stati annunciati i primi due casi di Covid-19 e oggi 23 marzo siamo a 5. Non so che valore indicativo possano avere questi dati. Il sistema sanitario è fragilissimo. Non so francamente che capacità abbia di realizzare test e di identificare casi. Penso scarsissime.

Nella confinante Repubblica Domenicana dicono di aver riscontrato 202 casi con 3 morti, sino ad ora. La diffusione del contagio potrebbe venire da là. Ma potrebbe pure venire dagli Stati Uniti dove, come sappiamo, i casi sono in aumento vertiginoso e la comunità haitiana in diaspora è numerosissima.

Se il contagio dovesse veramente esplodere – come molti prevedono – per Haiti sarebbe una nuova tragedia. Sino a una settimana fa, su 150 posti letto ospedalieri per tutta la città, solo una dozzina risultavano attrezzati per la terapia intensiva.

Haiti attende coronavirusNel mentre si è fatto qualcosa per incrementare. Ma parliamo pur sempre di numeri risibili rispetto a una popolazione di 12 milioni di abitanti. La situazione è evidente: le famiglie sono molto numerose e vivono in case piccole e sovraffollate. Siamo tra i paesi più poveri al mondo, se non il più povero.

Pensare a provvedimenti di isolamento o quarantena nelle case è impossibile. Nelle zone remote la popolazione non è per niente informata. Inoltre, come non bastasse, circolano molte fake news. L’esperienza di colera passata nel 2010 dovrebbe aver insegnato qualcosa. Ma la popolazione povera in genere sottovaluta i rischi e le misure messe in campo dal governo vengono poco rispettate.

L’aeroporto è chiuso e, salvo qualche volo, sono sospesi i collegamenti con tutti gli altri paesi. Dalle 20 di sera alle 5 del mattino è stato istituito il coprifuoco. Sono stati vietati assembramenti maggiori di 10 persone.

Anche la Chiesa sta cercando di sensibilizzare la popolazione e di adeguare i progetti di aiuto in corso affinché non vengano vanificati. Vorremo essere in grado di intervenire anche sulla emergenza coronavirus, ma non so se questo sia realmente possibile.

  • Alessandro Cadorin è coordinatore della Caritas italiana ad Haiti.
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