La vergogna tedesca

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vergogna tedesca

Come tedeschi continuiamo a fare quello che abbiamo fatto in tutti questi anni: cioè ingrassare Putin e aumentare il suo potere. Abbiamo scelto di bloccare un embargo energetico dell’UE contro la Russia perché lo troviamo troppo costoso. Certo, le conseguenze sarebbero pesanti, ma potremmo farlo? Certo che potremmo. C’è una guerra, dopo tutto, e se tutto ciò contribuisce ad abbreviarla, potremmo e dovremmo farlo.

C’è molta vergogna a ovest dell’Oder in queste settimane di guerra. secondo un editorialista della Süddeutsche Zeitung, nessuno dei capi di stato e di governo tornerà dal vertice del G7 a Bruxelles “senza un sentimento di vergogna” visto il divario tra quello che l’Ucraina si aspettava e quello che potevano o volevano fare.

La romanziera Antje Rávik Strubel si vergogna così tanto del suo paese, la Germania, che ha dichiarato la sua intenzione di uscirne subito. E come non lo faremmo tutti noi: Mariupol viene massacrata, e tutto ciò di cui sembriamo preoccuparci sono i prezzi della benzina e la nostra economia. La vergogna è senza fondo.

La vergogna non è la stessa cosa della cattiva coscienza. La vergogna è esterna. Ci si vergogna di altre persone. Nessun individuo isolato prova vergogna, e nemmeno un individuo che è totalmente assorbito da un gruppo: la massa che continua a perseguitare il povero “Drachenlord“, che ha affrontato il processo a Norimberga, ultimamente non prova vergogna perché nessuno di loro si identifica come attore individuale (che sembra essere esattamente il punto di tutto il gioco).

La vergogna richiede un’immagine di sé stessi. Una distinzione di cosa mostrare e cosa no. Si tratta di esporsi e di essere esposti. Si tratta di essere visti.

Lo sguardo di vergogna ha oggi una direzione ben precisa: dall’Oriente all’Occidente. Si posa soprattutto su di noi, su noi tedeschi, e ciò che espone è la nostra vigliaccheria, ipocrisia e debolezza, quanto corrotto quietista ed egoista fosse e sia il nostro desiderio di neutralità, la nostra insistenza sui buoni affari in tutte le direzioni e il nostro presunto relativismo di valori così liberale e amante della pace.

Questo è il modo in cui siamo stati esposti – e Dio sa che non è la prima volta. Molto di questo è di per sé il risultato della vergogna, soprattutto per il nostro passato e presente nazista, che ci siamo abituati a rendere più sopportabile negli ultimi 70 anni con tutto quel relativismo autocratico e lucrativo per cui ora dobbiamo vergognarci.

La vergogna non è anche la stessa cosa della colpa. La vergogna è un sentimento che può, ma non deve necessariamente essere seguito dalla conclusione di essere moralmente in debito. Un ubriaco che picchia la moglie può sentirsi terribilmente imbarazzato dopo aver smaltito la sbornia – così imbarazzato che si sbronzerà di nuovo per far passare il dolore.

La vergogna non riguarda tanto il fare quanto l’essere. Un’azione sbagliata può essere espiata, un debito può essere pagato. La vergogna no. Umilia e sminuisce. Ciò che le mie azioni e omissioni rivelano di me cambia solo quando cambio me stesso – o i miei valori. La vergogna raramente cambia qualcosa in meglio – e neanche nessuno.

Lo sguardo incriminante degli ucraini su di noi, sul nostro parlamento e sul nostro governo, è certamente difficile da sopportare. Ma questo è un nostro problema e non siamo nella posizione di lamentarci.

Quello che abbiamo fatto in tutti questi anni, e che ancora facciamo, cioè ingrassare Putin e aumentare il suo potere, quello che non abbiamo fatto, e continuiamo a non fare, ossia fornire all’Ucraina ciò di cui ha bisogno per difendersi – questo non è successo perché siamo delle piccole creature vergognose. È successo perché abbiamo scelto così.

Lo facciamo ancora. Blocchiamo un embargo energetico dell’UE contro la Russia perché lo troviamo troppo costoso. È perfettamente vero, sarebbe terribile, non c’è dubbio. È terribile perdere il proprio lavoro o le proprie azioni in un’azienda altrimenti perfettamente sana che sta fallendo perché i prezzi dell’energia sono decuplicati. È terribile sedersi in un villaggio di campagna e non potersi permettere una tanica di benzina. Ma potremmo farlo?

Certo che potremmo. C’è una guerra, dopo tutto, e se tutto ciò contribuisce ad abbreviarla, potremmo e dovremmo farlo; e se non lo facciamo, è perché non vogliamo. Questa è la nostra scelta e la nostra colpa, e dovremo pagare per questo, ancora una volta, per molto tempo a venire – e il minimo che possiamo fare ora è ammetterlo a noi stessi e all’Ucraina.

  • Pubblicato sul sito di diritto costituzionale Verfassungsblog (nostra traduzione dall’inglese).
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