1050° anniversario del battesimo della Polonia

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Significativo ed emblematico il titolo delle celebrazioni del 1050° anniversario del battesimo della Polonia: Attingere al passato per costruire il futuro. Il battesimo del duca Mieszko avvenne probabilmente il sabato santo del 14 aprile 966 nell’isola di Ostrow Lednicki. La principessa ceca Dobrawa, una donna straordinaria, aveva imposto questa condizione al marito e dedicò tutta la vita all’evangelizzazione cristiana dei sudditi. In Polonia accorsero missionari soprattutto dalla Boemia. E va ricordato il vescovo Jordan, un tedesco, che, essendo vissuto a Praga, aveva imparato la lingua slava. Evangelizzò la Polonia, che nel corso dei secoli visse un sereno ecumenismo, data la presenza di cattolici, greco-cattolici, evangelici, con una presenza significativa di ebrei.

Nel millennio del 1966 si tennero solenni celebrazioni, soprattutto il 3 maggio a Czestochowa, il celeberrimo santuario della Madonna Nera. Venne invitato anche Paolo VI, ma il regime comunista non gli concesse di entrare in Polonia. Mezzo milione di fedeli accorse per la messa concelebrata dal coraggioso card. Wyszynski e dal giovane arcivescovo di Cracovia Wojtyla. Campeggiò un ritratto del papa assente e fu lasciato vuoto il trono, sul quale era stato deposto un mazzo di rose bianche e gialle. Sono noti i viaggi di Giovanni Paolo II nella sua terra a partire da quello effettuato nel 1979,che, secondo gli analisti, avrebbe segnato la nascita del sindacato Solidarnosc.

In un primo tempo si pensava che papa Francesco, che aveva ricevuto l’invito sia da parte della Conferenza episcopale sia del presidente della Repubblica e del governo, si recasse per le celebrazioni, ma si optò per la visita a Czestochova, il 28 luglio, in occasione della Giornata mondiale della gioventù. Il papa certamente ricorderà il battesimo della Polonia. È presente come legato pontificio il card. Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano. Presenti alle varie celebrazioni anche le massime autorità civili ed ecclesiastiche.

La Polonia di oggi non è certamente quella del 1966, sotto il regime comunista, e neppure quella degli anni wojtyliani del sindacato, della tavola rotonda, dei tentativi di trovare un modus vivendi fino alla caduta del comunismo. E poi l’apertura all’Occidente con le conseguenze di una rapida secolarizzazione, l’avvio di un’economia liberista, lo sfogo edonistico, dopo anni di repressione.

La fede cristiana, incarnata e vissuta nella tradizione popolare, che caratterizzò la storia della Polonia, incontra oggi difficoltà nella trasmissione soprattutto riguardo al mondo giovanile. I valori cristiani vanno a cozzare con altri stili di vita che si radicano su altri valori ponendo nuove sfide. Impressiona non poco la tendenza a chiudersi, anziché assumere atteggiamenti di apertura a chi emigra e chiede rifugio, a chi anche in patria viene emarginato.

Il passato della Polonia è stato di apertura, il presente nello scacchiere europeo pone interrogativi e riflessioni, il futuro è da progettare non indulgendo ad erigere fortezze di qualsiasi ordine.

Le celebrazioni di questi giorni mirano a guardare la storia del passato e a prendere il largo con piani pastorali, culturali ed educativi coinvolgenti.

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