Amburgo a 75 anni dall’“Operazione Gomorra”

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La città di Amburgo ricorda in questi giorni i 75 anni dei devastanti bombardamenti del 1943 che la rasero in gran parte al suolo. Sono i giorni in cui fu scatenata su di essa dagli anglo-americani la cosiddetta “Operazione Gomorra” – così era stata chiamata – che si protrasse dal 24 luglio al 3 agosto.

Le operazioni militari furono le più devastanti mai registrate fino ad allora nella storia della guerra aerea. E in effetti gli abitanti di Amburgo non poterono non pensare al racconto biblico delle città di Sodoma e Gomorra, del Libro della Genesi, sulle quali piovve dal cielo zolfo e fuoco che le annientò completamente assieme ai suoi abitanti.

6 incursioni in dieci giorni

Le incursioni aeree iniziarono nella notte del 25 luglio e furono seguite nei dieci giorni successivi da altri sei bombardamenti. Furono giorni in cui le sirene di allarme suonavano di continuo e la gente anch’essa doveva continuamente correre nei rifugi antiaerei.

Lo scrittore Gῢnter Lucks racconta che, assieme a suo fratello Hermann, la sera del 28 luglio aveva cercato rifugio nella cantina della loro abitazione. Pieni di spavento osservavano i tetti pericolanti mentre i bambini piangevano e una donna gridava “aiuto”. Poi una bomba al fosforo colpì la casa. I due fratelli corsero sopra e cercarono senza esito di spegnere le fiamme. Hermann volle però andare a cercare la zia che abitava nelle vicinanze. «Resta qui», gli disse Gῢnter. Ma inutilmente. «Mio fratello corse via, ma venne inghiottito da un muro di fuoco e scomparve». Dopo pochi giorni avrebbe compiuto 16 anni. Fu «una notte d’inferno» ricorda Gῢnter, ora 89enne.

L’incursione in cui morì il fratello di Gῢnter fu particolarmente devastante. I 739 aerei degli Alleati anglo-americani sganciarono il loro carico mortale soprattutto sulla zona orientale della città.

A causa del gran caldo estivo e dei forti venti si sviluppò una vera tempesta di fuoco. «Era un’estate molto calda e la città fu prosciugata – e ciò fu fatale in seguito alle bombe incendiarie», spiega lo storico Malte Thiessen. Gli incendi combinandosi tra loro formarono un enorme muraglia di fuoco e aspirarono l’ossigeno come in un camino. Gli alberi furono sradicati e i tetti strappati dalle case. Molta gente fu avvolta dalle fiamme e molti morirono soffocati anche nei rifugi ritenuti sicuri

Per le strade giaceva a terra gente che gridava “aiuto”

Nella notte del 29 luglio bruciò anche la casa della famiglia Kuckhoff (una famiglia antinazista). La madre disperata voleva assolutamente salvare la sua macchina da cucire – cosa impossibile. Un camion che passava si fermò e un soldato gridò ai presenti di salire in fretta. C’era un caldo terribile in mezzo alle case in fiamme. Nestor Kuckhoff, che a quell’epoca aveva cinque anni – e oggi è anziano sacerdote ottantenne, fino al 2013 prevosto del Capitolo della cattedrale – racconta: «Quello che mi ha scosso fin da bambino per anni è stato vedere per le strade gente che si rotolava tra le fiamme gridando “aiuto”, ma nessuno poteva venire loro in soccorso perché non c’era acqua da nessuna parte».

Le cifre della barbarie

Oggi gli storici stimano che complessivamente durante l’“Operazione Gomorra” siano morte circa 35.000 persone e 125.000 siano rimaste ferite. I bombardamenti distrussero 277.330 abitazioni, 3.212 fabbriche, 80 installazioni della Wehrmacht, 24 ospedali, 277 scuole e 58 chiese. Si calcola che gli Alleati abbiano sganciato sulla città anseatica 10.000 tonnellate di bombe esplosive, 300.000 bombe incendiarie e 3.000 ordigni al fosforo.

«L’“Operazione Gomorra” – scrive lo storico Kirk Birietzke – ha lasciato profonde cicatrici ad Amburgo. I bombardamenti hanno cambiato radicalmente il volto della città. Nello stesso tempo gli attacchi aerei hanno lasciato un segno indelebile nelle persone che hanno vissuto quell’orrore e ne sono rimaste traumatizzate». È una cosa che si è potuta vedere immediatamente dopo gli attacchi aerei. C’erano molti amburghesi che vagavano per la città distrutta – tra di essi numerosi bambini rimasti separati dai loro genitori. «Soprattutto nella zona orientale della città la gente non trovava più la propria casa, perché non esistevano più strade su cui orientarsi e era tutto raso al suolo», scrive Thiessen.

Il vescovo territoriale evangelico Volkmar Herntrich ha scritto di avere compiuto, dopo alcuni giorni dagli attacchi, un giro per la città: «Abbiano girato una mezz’ora per strade in cui non era rimasta in piedi una sola casa che non fosse stata completamente bruciata dall’ alto al basso, fino al seminterrato». Anche la sua chiesa di santa Caterina era stata distrutta come le case circostanti. «Non solo rovine e detriti, ma anche strade sepolte da macerie».

Anche Gὒnter Lucks dopo i bombardamenti ha cercato tra le macerie e i cadaveri suo fratello. «Molti individui erano diventati piccoli come bambini», ricorda.

Il 75° anniversario dell’attacco fa rivivere ancora oggi le immagini della tempesta di fuoco. Ma è una realtà che col passare degli anni – ha affermato Gὒnter – ho imparato a sopportare.

La torre della chiesa di San Nicola che aveva fatto da guida ai piloti dei bombardieri – anche se gran parte della navata fu gravemente danneggiata – è invece sopravvissuta miracolosamente ai bombardamenti, e costituisce oggi il luogo centrale della memoria dell’“Operazione Gomorra”. E le rovine della chiesa sono state dedicate alle «vittime della guerra e della tirannia tra il 1931 e il 1945».

“Operazione Gomorra”

La Torre di San Nicola ad Amburgo

(Fonte katholisch.de, 24 luglio 2018)

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