Dov’è Silvia Romano?

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Con Angelo Ferrari abbiamo deciso di pubblicare Silvia. Diario di un rapimento come occasione di sensibilizzazione dell’opinione pubblica nei confronti di Silvia Romano e anche di se stessa, rispetto al modo che ha di affrontare le cose e di parlarne. Crediamo che non si debbano gettare le sorti della giovane cooperante nella polemica tra le varie fazioni politiche e chiediamo rispetto nei confronti suoi e della sua famiglia. Ci sono state, in questi sei lunghi mesi, provocazioni, fake news, oscenità e una diffusa disattenzione. Riportare a casa Silvia Romano, in questo senso, significherebbe anche rimettere le cose a posto nei confronti di chi in Africa opera, rischiando molto più di chi si permette di commentare sui social, offrendo aiuto a chi ne ha più bisogno. Vederla libera sarebbe una gioia e una liberazione per tutte e tutti noi (presentazione del volume sul sito della casa editrice People).

Era il 20 novembre 2018 quando Silvia Romano, una cooperante italiana, veniva rapita in Kenya. Sono trascorsi più si sette mesi, ma poco o nulla si sa del destino della ragazza. Da allora una cortina di silenzio è scesa sul suo caso. I media mainstream non se ne occupano. La politica neppure e, quando lo fa, è solo per polemizzare con le organizzazioni non governative che lavorano nel Sud del mondo. A squarciare il velo del silenzio è arrivato «Silvia. Diario di un rapimento», un e-book pubblicato da Angelo Ferrari che, in forma di diario quotidiano, ripercorre gli accadimenti di questi lunghi mesi. Non solo il giornalista ricostruisce, in modo serio e pacato, tutto ciò che è accaduto finora. L’obiettivo è «dare una nuova scossa alle coscienze dell’opinione pubblica» e stimolare l’azione politica e diplomatica affinché la liberazione di Silvia si avvicini sempre più.

Silvia RomanoAngelo Ferrari, che lavora per l’agenzia di stampa Agi, è un giornalista serio e molto professionale. Ha seguito con puntiglio il caso fin dal primo giorno. Il libro, edito da People (e può essere scaricato gratuitamente), inizia con la sciagurata data del 20 novembre, il giorno nel quale tre persone prelevarono con la forza Silvia Romano dalla sua abitazione nel villaggio di Chakama, a ottanta chilometri dalla città di Malindi, e termina (per ora) nella data simbolica del 21 aprile 2019, giorno di Pasqua.

Un racconto scritto momento per momento e che permette di ripercorrere il continuo alternarsi di speranze e delusioni che ha accompagnato finora questa vicenda, ma anche di entrare nel profondo delle indagini e dei protagonisti, di questa remota parte del Paese africano fatta di fazzoletti di territorio abitati da gruppi etnici diversi e da foreste quasi inaccessibili. Una regione così vicina eppure così lontana dalla sfavillante Malindi, terra di turismo e vacanze.

«Dov’e? Silvia Romano? Che cosa ci dice di noi, cosa racconta dell’Italia, a mesi e mesi dal suo rapimento, questa domanda? – si chiede nell’introduzione la giornalista Antonella Rampino -. Cos’è questo ricorrente interrogarsi muto e vuoto su una persona inghiottita prima nelle foreste dall’altro capo del mondo, e poi dal silenzio nel mondo che lei abitava ogni giorno? Che cos’è questo sentimento che si insinua come uno spillo ogni mattina nella memoria o nel cuore, che punge e poi si ritrae in un pensiero sconfortato e indolente: tanto anche oggi non vi sarà alcuna nuova, e anche se ci fosse nessuno ce la direbbe?». «In questo libro – continua Antonella Rampino – Angelo Ferrari, che segue il caso dall’inizio, ricostruisce in forma di diario e in maniera completa e minuziosa i giorni lunghissimi da quello del sequestro, avvenuto alle ore 20 del 20 novembre 2018».

«Ora è giunto il momento di parlare – spiega lo stesso Ferrari -. Di dire come stanno davvero le cose. Questo diario ha questo valore simbolico. Intende scuotere dal torpore le autorità che dovrebbero dire una parola chiara. Ha il compito, nemmeno tanto simbolico, di scuotere le coscienze anche dell’opinione pubblica, che non può restare silente e inattiva di fronte al desiderio degli amici, della famiglia di Silvia e di tutti noi di poterla riabbracciare al più presto, di rivedere il suo sorriso tra di noi».

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Un commento

  1. Zeta Beelier 8 luglio 2019

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