Francia: evoluzione sociologica o segno teologico?

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Una recente inchiesta annuncia evoluzioni positive della pratica dei cattolici in Francia. Secondo Atlantico del 24 aprile 2016, il 75% dei praticanti indica che è “facile” essere cattolici in Francia, contro il 61 % del marzo 2015. Nei confronti del papa, il 64% dei cattolici e il 76% dei praticanti è favorevole al suo modo di difendere il cristianesimo. Infine il 47% dei praticanti stima che la religione cattolica è trattata con più durezza delle altre nella società francese laica e secolarizzata.

Si può parlare di una forma di cattolicesimo rilassata e libera della sua affermazione nella società.

Ma si può anche vedere più profondamente, come una specie di lama affilata, che risalirebbe all’accoglienza del Vaticano II, soprattutto nei praticanti. Il rinnovamento dipende dall’intelligenza della fede che produce la liturgia del Vaticano II, che permette una interrogazione dell’intelligenza e una comprensione personale della fede. Essere cristiano non è una convenienza, un’eredità o un obbligo; essere cristiano richiede un’adesione personale che impegna la coscienza e la libertà di ciascuno.

La proposta della fede produce una possibilità di dialogo in una società pluralista in termini di religioni, ma al tempo stesso anche di agnosticismo o ateismo, senza per questo obbligare alla conversione degli altri. Ecco perché una forma arcaica di anti-cristianesimo – segno ancora di anticlericalismo – pare fuori moda per i cattolici. E questo, ancora più della presenza dell’islam, obbliga a comprendere a proprie spese i fatti religiosi e la pratica. In breve, per i cattolici dire e vivere la fede è una maniera più rilassata che nel passato di vivere la «proposta della fede».

Il risveglio della fede passa per la pratica, questa però non è più incentrata su un rito sontuoso, ma enigmatico, quello del concilio di Trento, bensì per una sollecitazione dell’intelligenza e del dialogo interno alla coscienza che suscita la partecipazione all’eucaristia celebrata nel rito del Vaticano II, che si riallaccia alle forme primitive della celebrazione: andare al cuore della fede e dal cuore della fede alla sua esistenza è più “facile” di prima.

Dopo 50 anni dalla fine del Concilio, si attendeva questo segno di rinnovamento in profondità; arriva come un fruscio di questa primavera della Chiesa che papa Francesco sembra portare con un apparente «facile rilassamento».

(testo raccolto da Francesco Strazzari)


Hugues Derycke, prete della Missione di Francia, è uno dei direttori dell’ESSEC (Scuola superiore di scienze economiche e commerciali).

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