Il papa in Azerbaigian

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La repubblica ha una superficie di 86.570 kmq, esclusa la superficie del Nagorno- Karabakh, e una popolazione di 9.477.100 abitanti, esclusa la popolazione del Nagorno- Karabakh. L’Azerbaigian venne suddiviso tra gli imperi russo e persiano agli inizi del 1800. Sono circa 12 milioni gli azeri che vivono nelle enclave dell’Iran settentrionale. Il 30 agosto 1991 l’Azerbaigian divenne repubblica indipendente da Mosca ed elesse come suo presidente Ayaz Mutalibov. Nel 1992 si riaccese il conflitto tra azeri e armeni per il controllo del Nagorno-Karabakh e il presidente Mutalibov fu costretto a dimettersi dopo un ennesimo massacro. Prese il suo posto Abulfez Elchibey, che fu costretto a fuggire. Gli successe Heydar Aliev, già segretario del partito comunista ai tempi di Breznev. Nel 1994 sottoscrisse un accordo per il “cessate il fuoco” nel Nagorno-Karabakh. Il 15% del territorio azero si staccò e oltre un milione di azeri restò profugo nel proprio paese. Nel 1993 l’Azerbaigian aderì alla Comunità degli Stati Indipendenti (CSI). Il 12 novembre 1995 fu approvata la nuova Costituzione con un referendum. Alla morte di Aliev nel 2003 divenne presidente il figlio Ilham Aliev, convinto europeista.

In Azerbaigian i musulmani sciiti sono il 63%, i sunniti il 33%, i cristiani ortodossi il 12%, gli ebrei lo 0,2%, i cattolici sono circa 500. Il cristianesimo arrivò nella regione, in quel tempo chiamata “Albania del Caucaso”, nella seconda metà del I secolo ad opera, secondo la tradizione, di sant’ Eliseo. La Chiesa albana si trovò in seguito sotto forte influsso degli Armeni, convertitisi al cristianesimo nel 301. Alla fine dell’epoca zarista e agli inizi del regime sovietico nel 1917, i cattolici erano 2.500. Agli inizi del 1900 a Baku, la capitale, fu costruita una chiesa in stile neogotico. Nel 1930, su ordine di Stalin, fu rasa al suolo e il parroco, Stefan Demurow, venne deportato in Siberia, dove morì in un campo di lavori forzati. È stata eretta una nuova chiesa a Baku su un terreno donato dal defunto presidente Aliev in prossimità del Mar Caspio, dedicata all’Immacolata, inaugurata nel marzo 2008.

Giovanni Paolo II si recò a Baku nel maggio 2002. Sostò davanti al monumento ai caduti per l’indipendenza, offrì un omaggio floreale e firmò l’albo d’oro. Visitò il presidente della repubblica e tenne un discorso di alto profilo, citando persino il poeta Nizani, considerato il Dante azero. Lodò «lo spirito di tolleranza e di reciproca accoglienza»; riaffermò il principio che «la religione non deve servire ad alimentare la contrapposizione e l’odio, ma a promuovere l’amore e la pace». Gridò forte: «Basta con la guerra in nome di Dio!.. Sono venuto in Azerbaigian come “ambasciatore di pace”. Fino a quando avrò voce, griderò pace, nel nome di Dio». Ribadì gli stessi concetti quando ricevette in Vaticano lo sheikh, il capo della presidenza dei musulmani del Caucaso, il vescovo ortodosso russo di Baku e della regione del Caspio e il capo della comunità degli ebrei della montagna.

Superiore della prefettura apostolica dell’Azerbaigian, eretta il 4 agosto 2011, è Vladimir Fekete, un salesiano di Bratislava. Lo coadiuvano alcuni salesiani, che accoglieranno festosi papa Francesco. La piccola e vivace comunità cattolica, che gode della simpatia della gente, è pronta per l’evento.

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