Il Sud Sudan che aspetta Francesco e Welby

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Correva l’anno 1993 quando si annunciò la visita di Giovanni Paolo II al Sudan. Praticamente fu una sosta di 9 ore. Ma, in quel pur limitato tempo, egli incontrò il Presidente della Repubblica, al-Bashir, ben tre volte. Il Presidente insistette varie volte sul fatto che in Sudan tutto è distribuito con giustizia, senza nessuna discriminazione tra cristiani e musulmani. Ma il papa non rispose mai a queste affermazioni perché sapeva che non erano vere. Aveva ricevuto da due settimane due rullini di foto in cui si documentavano visivamente i bulldozer che distruggevano le capanne di fango dei neri del Sud. La guerra civile nel Sud aveva obbligato oltre un milione di persone a rifugiarsi nel Nord. Erano quelli che il papa ha incontrato nella sua breve visita.

Ritornato a Roma, Giovanni Paolo II contattò la Congregazione dei santi e chiese a che punto fosse la causa di beatificazione di Daniele Comboni e disse che quello che aveva visto in Sudan non poteva essere che opera di un santo. Egli stesso canonizzò il vescovo Daniele Comboni nel 2003.

Un trattamento brutale

Come erano trattati quegli africani nel Nord? Un esempio: il “Centro” di Galaa (vicino a Omdurman) raccoglieva circa 6.000 persone. Una decisione del Governo mandò il bulldozer a distruggere tutto: case, scuola fatta di bambù e di sacchi, cappella fatta come la scuola. La gente era impietrita. In un istante erano rimasti senza nessun riparo. Il suolo della loro “abitazione” era la sabbia e il soffitto il cielo!

Ricostruirono poco lontano le loro capanne con i pochi pali che avevano potuto recuperare. Ma pochi giorni dopo il bulldozer ritornò. Questa volta con dei camion che presero la gente e i loro pali, li portarono a venti km all’interno del deserto e li abbandonarono lì, come cani buttati in mare. Che si arrangino! Se muoiono, meglio!!

Ciononostante, la gente si riprese, ricostruì ancora una volta la propria miserabile capanna. Ma lì non c’erano né strade, né luce, né acqua. Dovevano partire alle 4 del mattino per andare a piedi a Omdurman a cercare un lavoro per quella giornata. Chi era fortunato poteva trovare qualcosa da fare e poter pagare per la sua famiglia almeno l’acqua per bere e un po’ di fave. L’unico pasto al giorno era una manciata di fave verso le 10 del mattino. Il pasto seguente era il giorno seguente, con lo stesso cibo. L’unica consolazione per loro era la visita del missionario.

C’erano delle visite ufficiali da parte di qualche Capo di stato. I neri del Sud erano incaricati di organizzare delle serate in cui loro figuravano come delle scimmie che saltavano e ballavano per divertire questi Grandi.

La separazione, e poi…

C’è da meravigliarsi se hanno chiesto di separarsi dal Nord? Troppe cose li separavano: l’etnia africana e non araba, la religione cristiana o pagana e non msulmana, lingue locali e non l’arabo, il ricordo degli schiavisti arabi che andavano nel Sud a fare razzie di bambini e giovani per venderli come schiavi nei mercati del Nord Sudan e al Cairo. Vedi il caso di santa Giuseppina Bakhita, presa con una violenza estrema (tanto che dimenticò per sempre dove era nata e chi era la sua famiglia) e venduta varie volte agli schiavisti. Ora è la patrona dei migranti.

E ci fu la separazione. Ma era evidente che sarebbero scoppiate subito delle guerre interne al Sud Sudan fra le varie tribù. E ciò avvenne. Ora, ancora a causa della guerra, molti del Sud si rifugiano nuovamente nel Nord. Ma ora non sono più sudanesi, sono del Sud Sudan, un altro stato. Il Sudan (del Nord) non li vuole, quindi sono trattati peggio di prima. La guerra civile nel Sud Sudan sta causando migliaia di morti, di sfollati, di gente disperata.

Aspettano Francesco e Justin

Il papa andrà a trovarli, lo spero molto. Andrà nel cuore della guerra per portare la pace nel cuore dei rivali che si ammazzano a vicenda. La sua visita, assieme all’arcivescovo anglicano, avrà un impatto molto forte su tutti, sul Sud Sudan, sul Sudan (Nord), su tutto il mondo.

Il papa non ha avuto paura di andare in Centrafrica (rispose a quelli che lo consigliavano di non andare che aveva paura solo delle zanzare!). Ora va in un altro punto di fuoco. Ora la Chiesa si presenta unita, il papa e l’arcivescovo anglicano, ora è segno forte della presenza di Dio, dell’affetto del Padre per questo popolo martoriato che nessuno vuole. I due capi supremi delle due Chiese sono ora mano nella mano a chiedere pace e amore, continuano quella missione di san Daniele Comboni che diede la sua vita per questo popolo rifiutato, disprezzato, ucciso nei suoi figli.

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