Mons. Pieronek, cosa succede in Polonia?

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Mons. Tadeusz Pieronek, ex segretario della Conferenza episcopale polacca, commenta l’attuale situazione socio-politica della Repubblica polacca. Ecco le sue risposte alle nostre domande.

Mons. Tadeusz Pieronek, ex segretario della Conferenza episcopale polacca

– A poche ore dal rifiuto del presidente della Repubblica polacca di firmare le leggi che avrebbero sottomesso la magistratura alla maggioranza politica (inizio agosto), il presidente della Conferenza episcopale ha manifestato il suo sostegno al presidente. Mons. Pieronek, come giudica la decisione dei vescovi e del presidente?

Il veto del presidente della Repubblica di Polonia a due dei tre progetti della legge che riforma il sistema della magistratura polacca è stata una sgradevole sorpresa per il governo, ma, allo stesso tempo, una scintilla di speranza per l’opposizione e per i tanti gruppi che manifestavano pubblicamente la loro opposizione riguardo ai cambiamenti proposti dal Parlamento.

Il Parlamento ha presentato al presidente della Repubblica tre progetti di legge: (1) sul Consiglio nazionale di giustizia; (2) sulla Corte suprema; (3) sui tribunali comuni. In ognuno c’erano delle proposte in dissonanza con la Costituzione polacca, e violavano quindi la regola della tripartizione dei poteri.

Il presidente della Conferenza episcopale polacca ha ringraziato il presidente della Repubblica per il suo veto ai due progetti, rifacendosi all’insegnamento sociale della Chiesa. Non penso che sia stata una decisione dell’intero episcopato, tuttavia mons. Stanisław Gądecki, in qualità di presidente, aveva il diritto di esprimersi a nome di tutti i vescovi polacchi. La sua opinione è stata bene accolta.

– Il governo ha dovuto bloccare la proposta di legge correttiva sull’aborto per la forte opposizione delle donne. Costoro hanno potuto esprimersi nei contesti ecclesiali?

Il divieto totale dell’aborto si è scontrato con la forte protesta delle donne, perciò il governo ha ritirato la proposta. I vescovi hanno criticato la penalizzazione dell’aborto, ma la loro decisione non è stata apprezzata dalle donne della protesta. Senza dubbio quella “marcia nera” delle donne, tra le quali vi erano anche delle cristiane, ha mostrato che l’idea della protezione della vita dalla concezione fino alla morte naturale non è ancora sufficientemente compresa, soprattutto tra i giovani. I movimenti pro-life fanno quello che possono e sicuramente portano dei frutti, ma, nonostante l’aiuto della Chiesa, la protezione della vita rimane un serio problema morale.

– È sorprendente che la Chiesa e i vescovi non abbiano detto nulla (o quasi) in relazione alla chiusura totale del governo verso le immigrazioni. Vi è una distanza verso papa Francesco? Come non ricordare le scelte di molti polacchi che sono emigrati all’Ovest?

L’opposizione totale del governo all’accoglienza dei rifugiati e dei migranti e l’ampia propaganda di alcuni media nazionali (che rimangono sotto influsso del governo) hanno portato la società a credere che la loro accoglienza costituisca una minaccia grande e reale per la salute e la vita dei polacchi. Questa tesi del partito PiS (Legge e giustizia) è ripetuta come un mantra, indicando, a sostegno di questa tesi, gli attentati che hanno avuto luogo in Europa. Il partito ritiene che i rifugiati possano essere aiutati in modo diverso, facendo arrivare i fondi di aiuto nei luoghi da dove essi fuggono. Da non dimenticare anche l’immigrazione di massa degli ucraini in Polonia.

La Chiesa in Polonia è sempre stata disposta ad accogliere un numero grande di rifugiati e migranti. Ogni diocesi si è preparata per la loro accoglienza. Anche la Caritas è pronta ad aiutare i rifugiati nel loro Paese, ma è anche in grado di accoglierli in Polonia. Il governo non ha accettato l’idea dei corridoi umanitari e nemmeno ha consentito ai polacchi di aiutare i bambini malati e le donne affinché venissero in Polonia per le cure. L’aiuto offerto ai rifugiati e ai migranti dalla Caritas polacca e dalle organizzazioni non governative è maggiore rispetto a quello dello Stato.

Il confronto del governo con i vescovi, che indicavano il dovere cristiano ed evangelico di aiutare i bisognosi, non è andato a buon fine. Per il governo, l’argomento della garanzia di sicurezza dei cittadini prevale sul comandamento dell’amore del prossimo. Anzi, in questo modo, guadagnano molti consensi da parte di quegli elettori che temono per la loro vita.

Cosa c’entra papa Francesco? Uno dei ministri del governo polacco ha detto esplicitamente che, in questo caso, papa Francesco sta sbagliando.

I polacchi, almeno fin dal XIX secolo, emigravano massicciamente per ragioni economiche e sono stati accolti cordialmente. L’emigrazione aveva anche in alcuni casi un carattere politico. Attualmente, migliaia di polacchi lavorano e vivono nei paesi dell’Unione Europea, ma al governo PiS tutto questo non importa nulla. In ogni caso, questo governo, come i suoi sostenitori, non è disposto ad ascoltare nessun argomento e si comporta come se sapesse tutto e meglio di chiunque altro.

– In Europa occidentale l’alleanza di Visegrad sembra utilizzare la memoria cristiana per coprire il nazionalismo e le scelte di destra. È così?

Purtroppo sì, è così. Il governo PiS sta cercando di stringere alleanze per aver maggior peso nell’Unione Europea. È un modo di “mostrare i muscoli”, un sogno di grandezza. Le alleanze locali hanno un senso se, in una Europa che cerca la propria unità, sono in grado di sostenere e di rafforzare questa stessa ricerca di unità. Quando invece queste alleanze portano sospetti e dubbi, sono dannose. Purtroppo alcune organizzazioni in Polonia hanno un carattere nazionalista che danneggia questa unità.

– L’Unione Europea pare prigioniera di una laicità “chiusa”. Quali rilievi farebbe alle élites politiche e burocratiche di Bruxelles?

Per i cristiani, la politica dell’Unione Europea è difficile da capire perché, affidandosi al principio della libertà per tutti, chiede che si adotti il punto di vista secolare come punto di vista politicamente corretto. Quindi, la laicità viene interpretata come la negazione della dimensione escatologica della persona umana. Per i credenti questo è inaccettabile. Se qualcuno può non credere, perché altri non possono credere? Dov’è l’uguaglianza? Se decidiamo che nell’Unione esista una varietà di opinioni, rispettiamo coloro che hanno opinioni diverse dalle nostre. È interessante notare l’Europa, plasmata anche dal cristianesimo, abbia avuto – oggi forse un po’ meno – maggiore rispetto per i musulmani che per i cristiani. Perché si favoriscono alcuni e si trascurano gli altri o li si combatte? Vogliamo avere un’Europa dove ognuno possa trovare il proprio posto, godere del rispetto e rispettare gli altri.

– Gli episcopati tedesco e polacco sono stati profetici nell’anticipare la pacificazione dei cuori fra i due Paesi. Vi è un problema di pacificazione della memoria anche all’interno della recente storia polacca?

La Seconda guerra mondiale, che ha devastato molti paesi, tra cui la Polonia, ha generato un’ostilità in un certo senso naturale contro i tedeschi. Era necessario impegnarsi per creare una coesistenza normale tra due vicini, come la Polonia e la Germania.

Il momento chiave è stata la posizione dell’episcopato polacco che, durante il concilio Vaticano II, nel 1965, ha consegnato una lettera all’episcopato tedesco, offrendo la riconciliazione. Quel documento è stato l’inizio di una lunga strada verso la normalizzazione dei rapporti tra Polonia e Germania che, nel tempo, ha dato i suoi frutti.

L’attuale governo polacco, volendo aumentare il suo consenso elettorale, ha optato unilateralmente che fossero i tedeschi a pagare alla Polonia i danni di guerra, anche se tali controversie erano state risolte poco dopo la guerra dai vincitori, i quali avevano occupato il territorio della Germania. A pagare un compenso alla Polonia fu obbligata l’Unione Sovietica, che lo fece a modo suo. Dal punto di vista della legge, il caso è chiuso. Da decenni nessuno ha rimesso in discussione queste soluzioni, ben sapendo che siamo stati ingannati.

Perché oggi il governo polacco solleva questo problema sapendo perfettamente che non se ne farà niente? Secondo me, per un gesto puramente propagandistico, per mostrare ai connazionali che ci si preoccupa dei loro interessi. Bisogna aggiungere che la questione della riparazione dei danni di guerra è sempre attuale  in Polonia.

Per queste attività propagandistiche del governo, l’episcopato ha reagito in modo rispettoso ma fermo: non bisogna distruggere con irragionevoli richieste il processo di riconciliazione con la Germania. Esso è stato infatti elaborato con grande fatica portando ad entrambe le nazioni e stati vantaggi materiali e soprattutto spirituali. Speriamo che se ne rendano conto coloro che, in mezzo al seme buono, cercano di seminare la zizzania.

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