Bassetti, visto da un perugino

di:
Gualtiero Bassetti

Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve

Avevo più volte incontrato il vescovo Bassetti prima che divenisse il mio arcivescovo a Perugia. Ne avevo apprezzato la cordialità e la sensibilità pastorale ma non avevo avuto modo di approfondirne la conoscenza. Ho potuto farlo solo successivamente, a Perugia, in molti incontri sia privati che pubblici durante i quali venivano pian piano alla luce le varie sfaccettature della sua personalità. Tra le tante, una era costantemente presente: la capacità di entrare in relazione con gli interlocutori.

Quando una personalità pubblica, religiosa o laica che sia, incontra gruppi di persone, sono fondamentalmente due gli stili di contatto che può adottare. Il primo consiste nel sorridere a coloro che ha davanti senza tuttavia fissarli, guardando «oltre», come a un’idea, a un progetto che i suoi occhi contemplano di continuo. L’altro è di fare l’esatto contrario: non guardare «oltre» ma fissare negli occhi le persone che intercettano il suo sguardo. Ci sono, evidentemente, mille motivazioni caratteriali dietro l’adozione dell’uno o dell’altro degli stili ed è azzardato trarre considerazioni definitive da quest’unico tipo di osservazione. Tuttavia, nel caso del cardinal Bassetti, che ha l’abitudine di fissare ad uno ad uno i visi di coloro che gli stanno davanti, ho buoni motivi per ritenere che questo suo stile sia espressione genuina del proprio modo di intendere il servizio episcopale e l’esercizio dell’autorità all’interno della Chiesa.

Il suo è l’atteggiamento di chi è sensibile alle indicazioni che gli vengono da un incontro, un volto, uno sguardo. Non esprime la determinazione di chi, avendo chiaro in mente un preciso piano di azione, non ha occhi che per la sua idea. È espressione piuttosto di un uomo che, pur avendo chiara in mente la meta ultima del proprio agire, è comunque disposto a modificare di volta in volta il cammino per arrivarci lasciandosi guidare dalla concretezza delle circostanze. Lo ha affermato chiaramente nel primo incontro con i giornalisti dopo la nomina a presidente CEI quando si è definito un «improvvisatore», «il contrario di un calcolatore». «Nelle cose – ha poi spiegato – mi sento più spinto dall’istinto del cuore che dall’intuito della ragione». È stato questo lo stile del suo servizio episcopale a Perugia e mi auguro che lo conservi anche nello svolgimento della nuova missione che i vescovi e il papa gli hanno affidato.

Dietro a ciò sta, evidentemente, il superamento di una vecchia e ben radicata convinzione: per portare efficacemente l’annuncio della salvezza di Gesù, la Chiesa deve mettersi in competizione con le altre agenzie presenti nella società e uscirne vincitrice. ll neo-eletto presidente della CEI invece non ha mai smesso di testimoniare con le parole e con le azioni una visione di Chiesa che è antitetica a quella dell’agenzia vincente ed è la stessa suggerita dal Concilio. La Chiesa è, sì, un’agenzia tra le tante della società moderna, ma deve proporre l’annuncio cristiano ponendosi in dialogo con le altre agenzie. Con il rispetto, l’impegno per il bene comune e la misericordia potrà «render ragione della speranza» molto più efficacemente che conquistando la supremazia a gomitate.

Ecco perché il vescovo Bassetti guarda negli occhi i suoi interlocutori, ne ascolta le ragioni e si cala nelle realtà storiche con l’attenzione di colui che si sforza di comprendere le situazioni concrete. È lì, nella concretezza, infatti che vanno identificati i mezzi più efficaci per la promozione del bene comune e la trasmissione dell’annuncio cristiano.

Auguro al cardinal Bassetti di vivere il nuovo impegno con il medesimo spirito che fino ad ora lo ha ispirato, certo che alla Chiesa italiana non ne potranno derivare che abbondanti benedizioni.

Carlo CirottoCarlo Cirotto, già professore di Biologia dello sviluppo all’Università dell’Aquila e di Citologia e Istologia all’Università di Perugia ha condotto ricerche sui meccanismi del differenziamento embrionale su base comparata. Oltre a numerosi articoli scientifici pubblicati sul tema (oltre cento), è autore di alcuni volumi divulgativi sullo sviluppo embrionale umano, sulle sue manipolazioni bio-ingegneristiche e sulle implicazioni etiche di questi processi. Ha ricoperto la carica di Presidente nazionale del Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale (MEIC) dal 2008 al 2014.

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