La difficile riconciliazione nella Chiesa

di:
CUA

Preparativi per la messa di papa Francesco alla Catholic University of America (Washington, 2015)

Washington, 15 settembre 2017. Un luogo, una data – eppure si tratta di qualcosa che riguarda tutti noi, l’intera Chiesa cattolica. Segno di un’incapacità complessiva di organizzare le nostre dispute all’interno di una comunità fraterna.

In un breve comunicato il Seminario Nazionale presso l’Università Cattolica d’America annuncia di aver ritirato l’invito rivolto a p. James Martin sj a tenere la conferenza su «Incontrare Gesù: il Gesù della storia e il Cristo della fede», in occasione dell’incontro annuale degli ex-alunni del Seminario.

Una decisione presa con dispiacere dalla direzione del Seminario, dopo essersi consultata con i vari ufficiali, e accettata cordialmente dal gesuita. Almeno qui sembra che sia riuscito di comprendersi vicendevolmente.

In balia della rete

Sostieni SettimanaNews.itLa ragione della revoca dell’invito è un segno dei nostri tempi, del potere implacabile dell’invisibilità della rete: «Dalla pubblicazione del libro di p. Martin, Building a Bridge: How the Catholic Church and the LGBT Community Can Enter Into a Relationship of Respect, Compassion and Sensibility (qui la scheda del volume sul sito della HarperCollins), il Theological College del Seminario ha esperimentato l’aumento di un feedback negativo da parte di diversi siti di social media in merito all’invito fatto dal Seminario» (qui il testo originale del comunicato in lingua inglese).

Si sa che i feedback della rete, positivi o negativi che siano, sono facilmente manipolabili; basta una qualche minima abilità informatica per creare una sovra-rappresentazione ad hoc. Siamo tutti un po’ in balia di questa forza imponderabile, dai politici che vivono in una situazione di permanente e interminabile tornata elettorale, alla costruzione della nostra immagine personale appesa al numero di «likes» e contatti, fino alla Chiesa stessa.

In difetto di fraternità

Ma non è questo il problema cruciale messo a nudo dalla vicenda statunitense. Il nodo della questione sta nella nostra disarmante incapacità, all’interno della Chiesa cattolica, di una gestione signorile e rispettosa delle differenze di opinione, anche su questioni cruciali per la fede e per i vissuti umani. Su questo, sembra che non siamo in grado di distinguerci in nulla dallo spirito scomposto e aggressivo del nostro tempo.

Non solo non abbiamo un luogo per la ricomposizione dei conflitti, ma non ne abbiamo neanche uno per un confronto onesto e leale di posizioni diverse del credere. In questo siamo esattamente uguali al mondo, incapaci di mettere in circolo una qualche minima, doverosa e necessaria, differenza cristiana.

Spesso ci avvaliamo di ogni mezzo disponibile per screditare e attaccare il «nemico», l’altro che non la pensa come noi, senza tenere minimamente da conto che, ci piaccia o no, è un fratello o una sorella nella fede. E troppe volte siamo pronti a ogni tipo di patteggiamento con le potenze mondane pur di poterci affermare su chi ha visioni diverse dalle nostre.

Del tutto incapaci di invitarci a vicenda, per ascoltarci e finanche litigare, ognuno si crea uno spazio (virtuale o reale) fatto a propria immagine e somiglianza e lo usa come testa di ponte per annichilire quelli che stanno dall’altra parte. Senza chiedersi minimamente le ragioni delle loro posizioni o, peggio ancora, presupponendo di conoscerle fin troppo bene – e, quindi, di essere legittimati a tutto (per il bene della Chiesa, chiaramente, da qualsiasi parte del contendere si stia).

James Martin

Il gesuita p. James Martin

Possibile che questi fratelli e sorelle nella fede, che hanno un diverso sentire cattolico, siano tutti improvvisamente impazziti, abbiano tutti secondi fini reconditi, e siano privi di ogni briciolo di onestà? Tutti, senza esclusione alcuna, solo perché non sentono la fede come noi? Possibile che non ci sia qualcosa che possiamo imparare da loro, se solo apprendessimo l’arte di avvicinarci a ciò che ci è estraneo, a ciò che non appartiene immediatamente alle nostre corde e alla nostra esperienza?

L’occasione mancata

Dopo oltre cinquant’anni di inutile contesa, di un conflitto interno alla Chiesa che ha lasciato tutti esangui, non riusciamo ancora a capire che termini come «progressista» o «conservatore», «conciliare» o «anti-conciliare», sono delle astrazioni violente, che non sanno rendere alcun onore alla realtà concreta di vissuti della fede.

Abbiamo avuto, forse, un momento in cui avremmo potuto fare un primo passo per ospitarci a vicenda, per cercare di iniziare a capire le giuste ragioni di chi sente la Chiesa, la fede, la dottrina, in maniera altra dalla nostra. Ce lo siamo fatti scappare, senza comprendere la portata di questa grave mancanza, di questa omissione di cui tutti siamo responsabili.

L’esito a cui siamo approdati, che non fa bene a nessuno tra noi fratelli e sorelle nel Signore, è che, in occasioni come quella di Washington, la Chiesa cattolica rischia di diventare quasi inguardabile.

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Un commento

  1. Davide Baraldi 20 settembre 2017

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