Quaresima, tempo propizio

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Carissimi presbiteri, diaconi, religiose/i, seminaristi, consacrati/e, fedeli tutti, donne e uomini di buona volontà!

1. Quaresima

Tempo propizio di conversione e di ricerca vera del Signore risorto. Fin dai suoi primissimi albori, la Chiesa ha preso coscienza che la Pasqua costituisce il vertice sommo della sua vita, il centro di convergenza che dà alla storia l’unico e vero orizzonte di senso.

L’adesione del cuore e della mente a Cristo morto e risuscitato, infatti, ha cambiato e continua a cambiare la vita, illuminando l’intera esistenza di molte persone e di molti popoli.

Perché si celebri con frutto il cuore di tutto l’anno liturgico – il triduo del Signore crocifisso, sepolto e risorto, che culminerà, il 12 aprile, domenica di Pasqua –, la Chiesa ci propone di compiere con essa l’itinerario quaresimale, tempo favorevole di conversione, orientato al rinnovamento della vita, che inizierà il prossimo 26 febbraio, mercoledì delle Ceneri.

Quest’anno, seguendo il ciclo A, la cui portata dottrinale è fondamentale, i testi liturgici saranno particolarmente legati al catecumenato. In uno scorcio davvero sorprendente le prime due domeniche presentano tutta la storia della salvezza (tentazioni di Gesù e trasfigurazione sul Tabor): alla rovina catastrofica causata dalla potenza del male, si oppone la vittoria di Cristo che, trascorsi quaranta giorni nel deserto, si manifesta trasfigurato a Mosè ed Elia.

Le altre tre domeniche potremmo definirle “sacramentali”, poiché le letture liturgiche sono legate intimamente agli effetti dei sacramenti dell’iniziazione cristiana: la samaritana e il tema dell’acqua e della sete (III domenica), il cieco nato e il significato allegorico della luce (IV domenica), la risurrezione di Lazzaro a vita nuova (V domenica).

Come scrive il santo padre Francesco nel Messaggio per la quaresima: «anche quest’anno il Signore ci concede un tempo propizio per prepararci a celebrare con cuore rinnovato il grande Mistero della morte e risurrezione di Gesù, cardine della vita cristiana personale e comunitaria. A questo Mistero dobbiamo ritornare continuamente, con la mente e con il cuore. Infatti, esso non cessa di crescere in noi nella misura in cui ci lasciamo coinvolgere dal suo dinamismo spirituale e aderiamo ad esso con risposta libera e generosa» (Francesco, Messaggio per la quaresima 2020).

Per celebrare con frutto la Pasqua del Signore risorto, anche noi ci dobbiamo preparare adeguatamente, vivendo insieme con tutta la Chiesa i giorni santi della quaresima come un vero e proprio itinerario di conversione e di ricerca, alla scuola di Maria di Magdala e delle donne che, secondo la narrazione evangelica, si recano al sepolcro di buon mattino il giorno di Pasqua.

2. Quaerere Deum

Il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino si recarono al sepolcro, portando gli aromi che avevano preparato. Trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro ma, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù (Lc 24,1-2). Il racconto evangelico della risurrezione ci attesta che cercare Dio (quaerere Deum) è e deve essere l’unico desiderio dell’essere umano.

Un’attenta riflessione però ci fa comprendere che nessuno potrà mai trovare Dio in modo diretto, ma solo in Cristo Gesù, con lui, per lui: è Cristo Gesù la vera casa di Dio.

Anche oggi la Chiesa cerca Dio nei ritmi del tempo e nei luoghi dello spazio: è la sua vocazione che consiste proprio nella continua ricerca del Cristo, suo capo. Le sue membra, infatti, attendono di essere per sempre unite al capo fin quando Dio sarà tutto in tutti (cf. 1Cor 15,28). Ma dov’è che la Chiesa continua oggi a cercare Dio come le donne cercarono il corpo del Cristo al sepolcro, la mattina di Pasqua? Dove lo cerca l’uomo contemporaneo? Sovente lo cerca nelle religioni e nelle devozioni esoteriche e nel cambiamento della fede originaria; a volte nella magia o simili, molto spesso nei vari piaceri della vita!

L’uomo, quasi sempre, affoga questo suo desiderio in giochi di morte, perché Dio non è mai là dove il mondo lo cerca. Nel deserto è vano cercare fiumi dalle acque dissetanti, nel mare non si cerca una terra da coltivare: non c’è, non è data.

Mi sono chiesto e mi chiedo: che cosa ostacola l’incontro con Cristo nel nostro mondo, aperto sempre verso nuove e affascinanti frontiere, così tecnologicamente all’avanguardia e tuttavia sviato da una cultura che sembra osannare la morte più che la vita? La risposta l’ho trovata ancora una volta nella Parola di Gesù. Così il Divino Maestro esortava ed esorta ancora i suoi: «Badate che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni materiali e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso; come un laccio infatti si abbatterà su tutti gli abitanti della terra. Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo» (Lc 21,34-36). Alle parole di Gesù, fanno eco quelle dell’apostolo Paolo: «Animalis autem homo non percipit ea quae sunt Spiritus Dei». Ma l’uomo lasciato alle sue forze fisiche non comprende le cose spirituali tipiche come quelle dello Spirito di Dio (1Cor 2,14).

3. Dissipazione, ubriachezze e affanni della vita

Dal momento in cui un essere umano diviene nuova creatura perché nato da acqua e da Spirito Santo nel battesimo, fino al momento della morte, viene aggredito da tre agenti il cui fine è uno solo: farlo ritornare nella carne, perché viva secondo la carne e produca le opere della carne.

Al primo agente appartengono le dissipazioni, che hanno l’unico scopo di togliere la vita dal suo fine soprannaturale per incanalarla in mille piccoli rivoli facilmente assorbibili dalla terra, nella quale si perdono.

Recenti ricerche attestano che in Italia, negli ultimi decenni, è più frequente il ricorso ai maghi e l’adesione a nuovi movimenti religiosi e questo è un dato che deve interrogare il nostro modo di evangelizzare e di fare pastorale (cf. G. De Vecchio-S. Pitrelli, Occulto, Italia, Bur, Milano 2011 e A. Pavese, Grande inchiesta sulla magia in Italia, Piemme, Casale Monferrato, 1995).

 Le dissipazioni giungono da ogni dove e il fine soprannaturale viene sostituito con un numero infinito di scopi terreni, spesso vani, stolti, insipienti, effimeri e frivoli. Oggi tutta la scienza avanzata è spesso a servizio di questi fini inutili, che non elevano l’uomo verso il cielo, anzi lo spingono giù verso il vuoto, il grande vuoto, dopo averlo privato d’ogni dimensione spirituale, soprannaturale ed eterna. Un male non viene mai da solo e neanche un vizio cammina in solitudine. Un male porta con sé molti altri mali e un vizio è accompagnato da una schiera imponente di altri vizi.

Alle dissipazioni si aggiungono le ubriachezze con la perdita della coscienza e della volontà, della razionalità e del discernimento, con gli esiti terribili dell’incapacità di discernere il bene dal male. L’ubriachezza (pericolosamente diffusa tra gli adolescenti) oggi veste abiti firmati.

Il primo è senz’altro la tossicodipendenza, che aggredisce la mente umana fin dalla tenera età e a poco a poco la consuma. Alla droga naturale, si è aggiunta quella artificiale, capace di stordire in pochi minuti, azzerando la personalità di chi l’ha ingerita. Il cristiano è tempio santo dello Spirito di Dio, è corpo di Cristo e sia al tempio che al corpo si deve il sommo rispetto. Per questo lo Spirito Santo dice per mezzo dei suoi apostoli che per tutti coloro che infangano la natura umana, senza avvertire la necessità di cambiare radicalmente vita, non c’è posto nel regno dei cieli. Costoro non hanno rispettato né l’immagine di Dio, loro creatore, e neanche il corpo di Cristo, loro Salvatore e Redentore. Ma oggi chi crede più nella vocazione soprannaturale dell’uomo? La quaresima, grazie alla Parola di Dio, ci offre la possibilità di riflettere sulla dimensione spirituale, eterna, ultraterrena, divina.

Un altro elemento che ostacola l’incontro con Cristo è quello degli affanni della vita. Di che si tratta? Sono quelle quotidiane preoccupazioni per le cose della terra che, a poco a poco, ci fanno dimenticare le cose del cielo: questi affanni ci fanno vivere solo per la terra e non più per il cielo.

Dimenticando il cielo con il cuore e con la mente, lo si dimentica anche con il corpo. Non si ha più neanche il tempo di recitare una semplice invocazione, una preghiera o di meditare un testo sacro, figuriamoci poi ad avere tempo per partecipare ad una santa messa, ad una catechesi, ad una qualsiasi altra forma di conoscenza della Parola del Signore o ad un vero e proprio cammino di fede. Così muore l’uomo spirituale, governato dall’uomo naturale, il quale nulla percepisce delle cose che sono dello Spirito del Signore.

Nell’itinerario quaresimale, che ci accingiamo a vivere, cerchiamo allora di rimuovere ogni ostacolo all’incontro con Cristo per essere, come Maria di Magdala, autentici testimoni del Risorto, cercato e trovato!

4. Come le donne al sepolcro

Le pie donne andarono al sepolcro di Cristo Gesù, ma Gesù non c’era. Neppure il cadavere che, comunque, non poteva essere il Cristo, perché egli non è la morte, è la vita. Non è la fine, ma l’inizio eterno. Non è il termine, ma il compimento quotidiano.

Ecco che cosa leggiamo nel Vangelo della notte santa della risurrezione: «Se ne stavano lì ancora incerte, quando apparvero loro due uomini con vesti splendenti. Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli dissero loro: “Perché cercate tra i morti il Vivente? Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea, dicendo che bisognava: che il Figlio dell’uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e il terzo giorno risuscitasse”. E si ricordarono delle sue parole. Tornate dal sepolcro, raccontarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri» (Lc 24,4-9).

Carissimo presbitero, carissimi amico, anche tu che sei in cerca di Dio, e ti prepari a vivere nel tempo santo della quaresima gli eventi mirabili e stupendi della passione, morte e risurrezione del Signore, forse ancora non sai che anche noi sovente potremmo essere come questo sepolcro vuoto. Al massimo siamo contenitori del corpo morto di Cristo Gesù, ma non del Cristo vivente, crocifisso e risorto. Noi non siamo stati chiamati ad essere questo sepolcro vuoto di Cristo Gesù. La gente non può venire da noi, scrutare ogni cosa ed andarsene smarrita, perché non ha trovato quello che cercava. Noi non possiamo essere come i sommi sacerdoti, gli scribi, i farisei del Vangelo, i quali possedevano la ricchezza del culto, un culto magnifico e stupendo. Ma Dio non era nel loro culto. Gli scribi erano profondi conoscitori della Scrittura, sapevano ogni versetto di essa, conoscevano ogni interpretazione passata e presente, immaginavano anche le possibili interpretazioni del futuro. Ma Dio non era nella loro Scrittura. I farisei erano i santi, i separati dai peccatori. Erano i puritani della santità. Dio però non era in quella loro santità. L’uomo si recava da loro ma non trovava Dio. Dio non era nel loro culto, non era nella loro Scrittura, non era nella loro presunta santità.

Carissimo cristiano, carissimo amico, Dio non è nel culto fuori di te: è in te, se adori e ami il vero Dio. Egli non è nella Scrittura fuori di te: è in te, che cammini secondo la sua Parola proclamata dalla Chiesa. Dio non è in una santità proclamata, dichiarata, insegnata, professata: è in te che partecipi della santità di Dio e la trasformi in tua vita quotidiana.

Il mondo ha bisogno di Gesù vivo, reale, presente, visibile, comprensibile, ovvero: quello che la Chiesa ci presenta nell’eucaristia. Il mondo ha bisogno di Gesù che oggi consola, conforta, perdona, ammaestra, insegna le cose di Dio, mostrandolo ad ogni persona che accorre, che viene, che si rivolge a te che sei il Gesù vivo, e che ancora oggi percorre le vie di questo mondo: questo Gesù ti viene proposto dalla comunità ecclesiale cattolica. Gesù è morto, per risuscitare in te! È in te, cristiano, che il mondo deve trovare Gesù. Se trova il vero Gesù, troverà anche il vero Dio. Se invece in te troverà un Gesù morto, anche il Dio che tu gli darai è un Dio morto, quindi inutile.

5. Il cristiano: visibilità storica del Risorto sulle strade del mondo

Carissimo cristiano, carissimo amico, pensaci! Alta è la tua vocazione.

Gesù tu sei il Cristo risorto, il Cristo vivente, il Cristo visibile, il Cristo uscito dal sepolcro per essere il Cristo universale, onnipresente, per ogni uomo e donna di ogni tempo e ogni luogo, per tutta la durata del tempo, fino alle soglie dell’eternità. Se tu non sei il Cristo vivente, chi ti incontra, chi cerca Gesù, chi cerca Dio, verità, sapienza, saggezza, o si imbatterà in un corpo morto e sepolto, oppure si troverà con un sepolcro vuoto, nel quale è rimasta qualche traccia della presenza di Cristo Gesù, che non troveranno e per questo se ne ritorneranno delusi e sconsolati, abbattuti e privi di una qualsiasi certezza della verità che libera e salva. Per te ci si incontra con il vero Cristo e il vero Dio, ma per te potrebbe anche essere che qualcuno incontri un falso Cristo e un falso Dio. A te e a me la responsabilità di fare incontrare ogni uomo con il vero Dio oppure con un falso Dio, con il vero Cristo o un falso Cristo. Sappi, però che i frutti non saranno gli stessi!

Sapere dov’è Gesù: è questa la certezza che serve ad ogni uomo. Questa certezza deve essere data, offerta, consegnata a tutti senza dubbi, ambiguità, nebulosità, equivoci e incongruenze. La certezza nella verità deve essere assoluta, sempre. In ogni momento dell’esistenza ciascuno deve sapere dove trovare Gesù: se non lo trova, il cuore rimane nel suo smarrimento spirituale.

Maria di Magdala si reca al sepolcro: lì non c’è Cristo Gesù, lì non c’è più neanche il suo corpo; si trovano delle tracce della sua breve presenza. Ma le “tracce” non sono Gesù e neanche i segni del suo passaggio sono Gesù. Oggi sei tu, cristiano, la presenza del Risorto sulle strade del mondo! Carissimo, ora lo sai! Se tu sei la pienezza della verità di Gesù, il mondo si potrà incontrare con lui. Se tu non sei questa pienezza, il mondo resterà freddo, insensibile, apatico, muto, sordo, indifferente, come una pietra. È in te, nella pienezza della sua verità che ti ha trasformato, che Cristo e il mondo si incontrano, il mondo riconosce Cristo e Cristo redime il mondo.

In te: ricordalo! Non c’è augurio più bello che io possa farti se non che tu riscopra la tua vera e altissima dignità! Così celebreremo una vera e santa Pasqua di risurrezione, di vita e non di morte. Se qualcuno incontrerà il vero Dio grazie a te o grazie a me, potremo dire che l’itinerario quaresimale, che abbiamo percorso insieme, ha portato i suoi frutti. Tu ed io, insieme, potremo dire di aver fatto un’unica cosa.

Un giorno, dice una storia, un vescovo fece visita ad un monastero, dove vide una piccola suora nera. Le disse: «Suora, che cosa fa lei qui?». E suor Giuseppina Bakhita rispose candidamente: «La stessa cosa che fa lei, eccellenza». Il vescovo, visibilmente irritato, le disse: «Ma come, suora, fa la stessa cosa come me?». «Sì – rispose la suora –, ambedue vogliamo fare la volontà di Dio, non è vero?».

Tornando a noi, tu che leggi questa lettera e ti impegni come me a vivere la quaresima, come la Chiesa ci propone di vivere, faremo ambedue la volontà di Dio, secondo le rispettive chiamate e responsabilità. Se, scoprendo la nostra altissima dignità, mostreremo il Risorto, vivo e operante in noi, aspettando che qualcuno, dopo averci osservato dica: “Che cosa ti spinge ad essere così?”, solo allora potremo rispondere – e la nostra parola lascerà il segno – “Una Persona: il Cristo morto e risorto, per me e per te!”. Sarà la Pasqua!

Conclusione

A te, infine, che leggi questi pensieri, chiedo umilmente di pregare per me, perché possa, come te, fare quotidianamente l’adorabile volontà di Dio! La responsabilità è grande, ma il peso mi sembrerà leggero sapendo che, accanto a me, c’è un orante popolo di Dio. Per questo popolo io sono vescovo e, come insegnava Agostino, resto un cristiano in cammino verso il Regno, verso l’incontro definitivo col Risorto.

Allo stesso modo tu, che leggi questa lettera, possa sentire la vicinanza del vescovo che fraternamente e da padre ti benedice e ti augura una santa Pasqua di risurrezione, auspicando che la Chiesa di Dio che è in Catanzaro-Squillace mostri sempre al mondo il volto luminoso del Cristo, umile e povero, morto e risorto, per me, per te, per tutti!

Catanzaro, 14 febbraio 2020, Santi Cirillo e Metodio

Vincenzo Bertolone,
arcivescovo di Catanzaro-Squillace

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